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Giacinto Gigante, «Veduta da La Marinella, Napoli», 1839, venduto da Il Ponte il 17 dicembre 2024 per 69.300 euro

Courtesy Il Ponte Casa d’Asta

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Giacinto Gigante, «Veduta da La Marinella, Napoli», 1839, venduto da Il Ponte il 17 dicembre 2024 per 69.300 euro

Courtesy Il Ponte Casa d’Asta

L’Ottocento non è più fuori moda

Gli esperti non hanno dubbi: c’è un rinnovato interesse, complice l’appetibilità dei prezzi, per autori come Morbelli, Pellizza da Volpedo, Fattori, Zandomeneghi e altri noti già riconosciuti dalla storia e dalla critica dell’arte

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Elena Correggia

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C’era una volta l’Ottocento. E fino a 20-30 anni fa c’era pure un collezionismo appassionato di questo secolo e molto preparato che lo sosteneva. Poi, il cambiamento del gusto e del modo di intendere gli acquisti d’arte ha profondamente trasformato lo scenario, contribuendo a una netta discesa dei valori di mercato per molti nomi illustri del XIX secolo. Prezzi oggi talmente appetibili da aver risvegliato l’interesse di alcuni e suscitato nuova curiosità per il genere. È quindi il momento di comprare? Su questo concordano collezionisti, galleristi ed esperti di case d’asta interpellati. «Fino alla fine degli anni ’90-inizio Duemila c’era un approccio filologico agli artisti; i collezionisti conoscevano molto bene i vari movimenti e si avvicinavano a essi secondo il metodo delle “figurine Panini”, ovvero cercando di ricostruire nella propria raccolta la completezza di un certo gruppo o corrente, con l’unico vincolo del proprio budget», commenta Tiziano Panconi, direttore del Dipartimento di dipinti del XIX-XX secolo di Cambi Casa d’Aste. «Oggi invece, eccezion fatta per qualche artista molto famoso e iconico come Boldini o De Nittis, non si va alla ricerca di un autore preciso, ma del singolo bell’oggetto, che oltre al valore artistico deve avere un impatto decorativo. Di quell’oggetto però spesso non viene analizzato il suo contesto storico-culturale. Di conseguenza può accadere che importanti artisti spuntino prezzi più contenuti di un tempo, mentre altri minori segnino exploit per un soggetto indovinato. In generale dell’Ottocento ora vengono premiati soprattutto i quadri scenici, specie con figure, paesaggi, architetture, di grandi dimensioni, dalla pittura molto finita, compiuta». 

Da Morbelli a Pellizza da Volpedo, da Fattori a Zandomeneghi, il periodo appare quindi propizio per l’acquisto di opere anche importanti con un ottimo rapporto qualità-prezzo. Qualcuno negli ultimi tempi ha cominciato ad accorgersene e da Cambi a Genova, nel marzo 2024, un caldo paesaggio autunnale di Pellizza da Volpedo, «La Clementina», ha superato i 240mila euro. «È stato un buon risultato sì, ma relativo per un dipinto così significativo, prosegue Panconi, e considerando l’estrema rarità dell’artista, che ha prodotto non più di 200 opere. Pensiamo che per un bozzetto del “Quarto Stato”, tanti anni fa Bettino Craxi pagò ben 3 miliardi di lire». Sempre da Cambi, nella stessa asta, ha svettato uno scorcio invernale di Angelo Morbelli, «Tetti sotto la neve», che ha superato i 382mila euro, da una stima di 200-300mila. «Anche in questo caso si tratta in realtà di una cifra modesta per un lavoro divisionista di plasticità e afflato unici, aggiunge l’esperto. Similmente un maestro come Fattori oggi costa circa un quarto o un quinto delle cifre che realizzava negli anni ’90, primi Duemila. Così, nell’ambito dell’Ottocento lombardo i fratelli Domenico e Gerolamo Induno, solo per citare un altro esempio di artisti di prim’ordine, arrivano non oltre i 50mila euro per opere importanti. La logica deve dunque essere quella del “cassettista”, che acquista ora a prezzi scontati. Con la consapevolezza che, nel lungo periodo anche il mercato arriva prima o poi, ciclicamente, alla resa dei conti nei confronti di chi è già stato ampiamente riconosciuto dalla storia e dalla critica dell’arte». 

Giuseppe Pellizza da Volpedo, «La Clementina», venduto da Cambi il 28 marzo 2024 per 243.850 euro. Courtesy Cambi Casa d’Aste

Del fatto che il XIX secolo artistico italiano sia stato ingiustamente criticato come provinciale rispetto all’Impressionismo francese e per questo penalizzato, è convinto Paolo Tacchini, presidente dell’associazione Mets Percorsi d’Arte e collezionista. «La pittura dell’Ottocento è tutt’altro che demodé, però è ancora poco conosciuta e poco studiata. La nostra associazione lavora per divulgare quest’arte soprattutto attraverso mostre ed eventi, per farla conoscere al grande pubblico. I segnali di una riscoperta cominciano a manifestarsi: anche all’estero c’è interesse per quel periodo della nostra storia dell’arte, persino fra musei come il Met o il Musée d’Orsay, anche se un freno è rappresentato dal difficile meccanismo di esportazione delle opere dall’Italia». Significativa nel racconto di questo secolo d’arte è la mostra «Paesaggi. Realtà Impressione Simbolo. Da Migliara a Pellizza da Volpedo», organizzata da Mets Percorsi d’Arte con altri partner al Castello di Novara (fino al 6 aprile), nella quale emergono anche paesaggisti a torto dimenticati, attivi fra Piemonte, Liguria e Lombardia. «Questa è la fase giusta per avvicinarsi all’Ottocento perché, al di là del capolavoro assoluto che costa e costerà sempre e del fatto che la forchetta fra le valutazioni minime e massime di un singolo autore può essere molto ampia, esistono comunque lavori di buona qualità e di non grande formato disponibili a cifre intorno a 10-20mila euro», aggiunge Tacchini. «Penso ad esempio ad alcuni lavori di Giuseppe Canella come a Giovanni Migliara e a Leonardo Bazzaro, Mosé Bianchi e Pompeo Mariani». 

Importanti mostre, «ma anche il grande lavoro di alcuni storici dell’arte e la valorizzazione svolta dalla pinacoteca “Il Divisionismo” della Fondazione Cassa di Risparmio di Tortona», come ricorda Elia Gaetano, direttore Dipartimento dipinti e sculture del XIX e XX secolo della casa d’aste Il Ponte, stanno ravvivando l’interesse verso il Divisionismo. Accanto a nomi come Morbelli, Pellizza, Longoni, esistono personalità che pur avendo avuto un peso storico-artistico all’interno del movimento raggiungono prezzi ancora molto bassi, a partire da qualche migliaio di euro. «In ottica di riscoperta segnalerei Sexto Canegallo, Giovanni Battista Galizzi, Giorgio Kienerk, Serafino Macchiati, Arturo Noci, Alfredo Müller, afferma Gaetano. In una fascia di prezzo compresa fra mille e 5mila euro si possono acquistare alcuni autori della Scapigliatura milanese, come Federico Faruffini, Daniele Ranzoni, Tranquillo Cremona, gli stessi Macchiaioli e opere su carta degli artisti più importanti, persino di De Nittis. Nell’asta del dicembre scorso abbiamo avuto poi un ottimo riscontro dalla pittura napoletana». 

Giovanni Fattori, «Soldato a cavallo», venduto da Cambi il 28 marzo 2024 per 10.100 euro. Courtesy Cambi Casa d’Aste

In particolare, si sono fatte notare due tele di Giacinto Gigante, del 1839, «Veduta da La Marinella, Napoli», che ha toccato 69.300 euro e «Napoli, una processione a Mergellina», venduta a 44.100 euro. «Si tratta di due opere realizzate in un momento nodale della produzione del pittore, due anni dopo la morte del suo maestro Anton van Pitloo. I dipinti non erano pubblicati ma studio, confronti puntuali e l’elevata qualità, nonché alcuni pareri di esperti del pittore, ci hanno consentito di proporle registrando un notevole risultato», chiosa l’esperto. Senz’altro la popolarità che l’arte dell’Ottocento ha avuto in passato ha favorito la circolazione di opere false, un problema che interessa un po’ tutte le scuole pittoriche del secolo. Ciò rende necessario affidarsi a esperti che abbiano studiato quel periodo, caratterizzato da una minore presenza di archivi rispetto all’arte moderna e contemporanea. La circolazione di opere non autentiche ha, ad esempio, inquinato molto il mercato di Giovanni Fattori. 

A fare ordine nella prolifica produzione del Macchiaiolo interviene il catalogo ragionato, d’imminente pubblicazione (edito da Allemandi), a cura di Giuliano Matteucci, frutto di vent’anni di studi approfonditi. «Ci auguriamo che l’uscita di questo catalogo sia di supporto all’identificazione delle opere autografe di Fattori, commenta Francesco Palminteri, titolare della Società di Belle Arti, specializzata in dipinti dell’800 e ’900. Fra gli artisti a lungo trascurati dal mercato e attualmente riscoperti c’è Eugenio Cecconi che, pur non facendo parte formalmente del gruppo dei Macchiaioli, si trovò spesso con molti di loro a dipingere en plein air i paesaggi della Maremma. Le sue scene agresti e venatorie, specie quelle in cui figurano notabili dell’epoca, talvolta chiaramente identificabili, sono molto ricercate dal collezionismo anche internazionale». Da Pandolfini, a Firenze, il 20 novembre scorso è andato all’incanto «Radunata di caccia grossa», un olio che da una stima di 60-80mila è arrivato a un’aggiudicazione di 138.600 euro. Alla pittura di Eugenio Cecconi la prossima estate sarà, inoltre, dedicata un’ampia monografica allestita al Forte Leopoldo I di Forte dei Marmi. «Due artisti toscani finora poco conosciuti, continua Palminteri, ma che stanno sperimentando una recente riscoperta, nonostante le opere passate in asta raggiungano esiti abbastanza contenuti, sono Ferruccio Pagni e Francesco Fanelli, pittori della generazione successiva ai Macchiaioli che animavano il cosiddetto “Club della Bohème”, circolo goliardico e culturale riunito intorno alla figura di Giacomo Puccini. Figure artisticamente di rilievo che però non hanno prodotto molto. I paesaggi della Versilia, il suo entroterra e il lago di Massaciuccoli spiccano fra gli scenari prediletti». 

Angelo Morbelli, «Tetti sotto la neve», 1912, venduto da Cambi il 28 marzo 2024 per 382.100 euro. Courtesy Cambi Casa d’Aste

Elena Correggia, 18 aprile 2025 | © Riproduzione riservata

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