Alessandra Chiappori
Leggi i suoi articoliUn mondo di pietre, ulivi, colori e scoperte artistiche: la Riviera dei fiori va oltre il claim turistico e la consolidata attrattività balneare. Se il mare è il fattore decisivo che, tra Ottocento e Novecento, fece di questa terra una meta turistica per le élite di mezza Europa, i paesaggi naturali e la delicatezza degli scorci aggiunsero il resto, attirando personalità e regalando alla Riviera un patrimonio di siti d’arte e cultura attraverso i quali inseguire le tracce della grande storia internazionale. La dolcezza del clima e il paesaggio lussureggiante contribuirono, con la ferrovia ottocentesca, ad accendere l’interesse per centri costieri come Bordighera, meta eletta della comunità inglese. La leggenda, o forse un’operazione involontaria di marketing turistico, narra che a innescare la passione per la Riviera fu il romanzo Il dottor Antonio, pubblicato in inglese nel 1855 dal patriota taggiasco Giovanni Ruffini. Tra le pagine del libro emerge la meraviglia di Bordighera in cartoline che rappresentavano per i tanti lettori d’oltremanica un «voyage pittoresque» assolutamente da compiere.
E così ecco gli inglesi arrivare in massa a Bordighera, tanto da connotare la cittadina, piccolo borgo di pescatori, e farne un centro pulsante dalla vita culturale. Tra i luoghi frequentati dalla comunità inglese c’era l’odierno Museo Bicknell (info: www.museobicknell.com), dedicato a Clarence Bicknell, eccentrico personaggio dai mille interessi che arrivò qui nel 1878 e vi restò per 40 anni. Le sue passioni, dalla ricerca scientifica all’amore per la natura, sono oggi parte della collezione del museo, dal 1937 gestito dall’Istituto Internazionale di Studi Liguri: un luogo perso nel tempo, abbracciato da un favoloso glicine e da ficus giganti le cui fronde si perdono in cielo. Nel 1884 arrivò a Bordighera anche Claude Monet, alla ricerca di suggestioni. Le trovò nella luce dei luoghi, che riteneva «incredibile» e che si ostinò a voler catturare producendo, in un soggiorno di alcuni mesi, diverse tele dedicate alla città, oggi conservate nei musei in giro per il mondo. Tra gli scorci dipinti da Monet c’erano anche quelli del Giardino Moreno, un eden di piante esotiche e agrumi oggi in parte inglobato nella casa atelier del pittore monzese Pompeo Mariani, in cui si visitano l’atelier dell’artista (chiamato «La Specola») e gli ulivi centenari immortalati da Monet.
Anche Charles Garnier, il celebre architetto dell’Opéra National de Paris, era innamorato di Bordighera. Nel 1871 costruì qui la sua villa, luogo di vacanza per un trentennio. L’iconica costruzione è oggi una casa per ferie gestita dalle Suore di San Giuseppe (info e prenotazioni: villagarnier.it) e svetta sulla zona dell’Arziglia con la sua elegante torretta bianca.Tutto accadeva mentre Sir Thomas Hanbury decideva di dar vita, poco più a ponente, sul promontorio della Mortola di Ventimiglia, al suo sogno vegetale. I Giardini Hanbury (giardinihanbury.com) sono tra i parchi botanici più noti al mondo per la quantità delle specie e per la bellezza dei loro paesaggi a picco sul mare, una festa per lo sguardo, che mescola gusto inglese e mediterraneo. Meta di visitatori da ogni dove, tra gli ospiti speciali i Giardini registrano addirittura la regina Vittoria. Naturalmente anche Sanremo fu scelta da tanti rappresentanti dell’alta società internazionale. Vicine, sulla via Aurelia, si trovano Villa Ormond e Villa Nobel. La prima (villaormondevents.com), edificio circondato da un maestoso parco, fu acquistata dal magnate svizzero Ormond nel 1875 per i soggiorni di salute della moglie.
Aveva anche un ricovero per carrozze, oggi sede del Floriseum, il Museo del fiore che ripercorre la storia della floricoltura in quella che, non a caso, è nota come Città dei fiori. Poco distante si erge con la sua bizzarra architettura in stile moresco la villa dove dal 1891 al 1896 visse Alfred Nobel. L’inventore della dinamite conduceva poco lontano, su un pontile affacciato sul mare, i suoi esperimenti esplosivi e a Sanremo prese la decisione di istituire i premi che portano il suo nome. Oggi la villa è sede di un Museo (villanobel.it) dove trovare curiosità sulle ricerche dello scienziato e, tra una tenda fatta di micce e la ricostruzione del laboratorio, riscoprire la storia dei Premi Nobel. Anche nel Novecento il fascino della Riviera contribuì ad accendere la fantasia di tanti stranieri. Lo svizzero Charles Adrien Wettach, per esempio, in arte Grock, il più grande clown di tutti i tempi. Fu una vera e propria star di inizio secolo e decise di costruire la sua villa sulla prima collina di Imperia. Villa bianca, oggi nota come Villa Grock (museodelclown.it), è connotata da un’architettura unica e originalissima, fatta di elementi giocosi che mescolano liberty a voli clowneschi della fantasia. Le romantiche fontane, da poco ripristinate, accendono l’incanto di un parco che, ora come all’epoca, è illuminato da oltre duemila lampadine colorate. Alla dimensione del sogno sembra appartenere anche la storia del luglio 1957 che vede protagonista Guy Debord in una cornice insolita: Cosio D’Arroscia, un paesino incastonato tra le Alpi Liguri.
Una Riviera lontana dal mare, fatta di boschi e imperscrutabili fatalità. Come quella che vide l’intellettuale francese ospite dell’amico artista Piero Simondo, originario di Cosio tornato nel borgo per un soggiorno nuziale. Con loro c’erano la compagna di Debord, Michele Bernstein, il danese Asger Jorn, che dipingeva ceramiche ad Albissola, Ralph Rumney, fondatore del Comitato Psicogeografico di Londra, con la moglie Pegeen Vail Guggenheim, figlia di Peggy, il genio della musica elettronica Walter Olmo e il farmacista-artista di Alba Pinot Gallizio. Chi l’avrebbe mai detto che a Cosio potessero fondare l’Internazionale situazionista?
Bizzarrie della Riviera, capace di stregare artisti e richiamarli tra i suoi borghi. Sándor Végh, violinista ungherese, fu affascinato dall’acustica suggestiva della piazza dei Corallini di Cervo, un palcoscenico sul mare che decise di sfruttare per il Festival Internazionale di Musica da Camera (cervofestival.com), che qui ha luogo dal 1964, e dove si affaccia la casa che acquistò, dalle cui finestre con vista sul sagrato-palco i suoi eredi seguono oggi i concerti.
Da Villa Faraldi, piccolo borgo tra gli ulivi alle spalle di Diano Marina, rimase stregato invece lo scultore norvegese Fritz Røed. L’artista trascorreva lunghi periodi in quella che definì «la piccola Atene tra gli ulivi», dove fondò con altri, tra cui il pittore norvegese Inger Sitter, la pianista svizzera Heidi Saxer e il marito, il compositore Gerhard Holzer, un noto festival che per anni ospitò alcuni tra i più grandi artisti d’Europa. Fritz Røed riposa nel cimitero del borgo, tra le cui vie si trovano oggi diverse sue opere come le statue bambine Karoline e Mikael o l’insegna del Ristorante Bellavista. Ogni luogo in Riviera ha una storia nascosta e speciale: basta voltare le spalle al mare e salire, passo dopo passo, tra lastricati in pietra, ciuffi di ginestra e campanili colorati.