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Giovanni Pellinghelli del Monticello
Leggi i suoi articoliL’Alte Pinakothek di Monaco presenta fino al 12 gennaio 2025 «Rubens, Brueghel e la “Madonna nella Ghirlanda di Fiori”», nuovo «one-piece show» del progetto All Eyes One che di volta in volta evidenzia una o più opere, un artista, una corrente a seguito di prestiti illustri, speciali restauri o nuove acquisizioni. Questa volta si tratta della monumentale tavola «Madonna nella Ghirlanda di Fiori» del 1616-18 (olio su tavola di quercia di 185x209,8 cm), frutto della collaborazione fra Pieter Paul Rubens (1577-1640), per la Vergine, il Bambin Gesù e i Cherubini, e Jan Brueghel il Vecchio (1568-1625), per l’opulenta ghirlanda floreale: sorta di elaborata natura morta che incornicia la figura. Rubens, stella degli scenografici dipinti a figure, e Brueghel il Vecchio, maestro senza pari di paesaggi dettagliatissimi e di nature morte di botanica accuratezza, scintillanti comprimari di una scena artistica affollata di talenti spesso lavorarono insieme e quest’opera è considerata un climax del loro sodalizio creativo
La mostra, che segue all’importante restauro, mette a fuoco la creazione a due mani e studia l’interazione coordinata fra le due personalità artistiche indipendenti a svelare genesi pittorica, pentimenti e nuove invenzioni creative. Se una tale collaborazione può apparire inaspettata alla visione moderna che coniuga arte a individualismo e «genio e sregolatezza», nel XVII secolo era invece pratica comune agli artisti collaborare a prestigiose e impegnative commissioni. Soprattutto nei Paesi Bassi dove dal Cinquecento in poi la pittura si caratterizzò per le scuole specialistiche che ambivano alla perfezione nei vari generi: ritrattistica, natura morta, scene d’interni, soggetti mitologici o religiosi… Naturale quindi, e tanto più in un contesto sociale come quello olandese del Seicento, caratterizzato dall’associazionismo imprenditoriale, che singoli artisti unissero forze, perizia tecnica e creatività per realizzare opere spettacolari.
Assai più curioso della collaborazione fra i due maestri è il fatto che l'opera costituisca un’inusitata contaminazione non solo fra generi pittorici diversi benché coerenti e complementari ma pure, e con modalità senza precedenti, fra arte, letteratura e storia del costume. L’opera è infatti una delle prime testimonianze dell'uso, da allora in poi popolarissimo, di riproporre in chiave devozionale (appunto la Madonna all'interno della ghirlanda di fiori) un topos letterario amoroso e mondano nato a metà Cinquecento tra Francia e Italia e di cui esempio capostipite è la raccolta di poesie amorose dell’italiano Stefano Guazzo (1530-93) dal titolo La Ghirlanda di Angela Beccaria (1595), poi ispirazione a Charles de Montausier (1610-90) della celebre e fondante per il gusto e letterario e artistico dell’epoca Guirlande de Julie (1638), raccolta di 29 madrigali dedicati ad altrettanti fiori, i disegni dipinti su vellum dal miniaturista e pittore Nicolas Robert (1614-85, che su quest’opera costruì la sua notorietà). Il tutto, «le frontispice entouré d’une ravissante guirlande de fleurs aux coloris délicats», offerto a Julie-Lucine d'Angennes (1607-71) che Montausier sposò dopo ben 14 anni di corteggiamento.

Frontespizio di «La Guirlande de Julie», v. 1641, folio 2r, pergamena, Parigi, Bibliothèque Nationale de France, «Gallica» © Paris, Bibliothèque Nationale de France; © GLSG

«La Duchesse de Montausier, dans le costume de “L'Astrée” d'Honoré d’Urfé» (1630 circa) di Claude Deruet, Strasburgo, Musée des Beaux Arts de Strasbourg. © MBAS
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