Luce, colore, istante e ritmo. Sono questi i temi chiave che caratterizzano la stagione espositiva autunnale della Gam Galleria civica d’arte moderna e contemporanea di Torino, ma che ispirano al tempo stesso il nuovo allestimento delle collezioni permanenti in un dialogo serrato di rimandi, analogie e contrapposizioni fra opere. «Prima risonanza», il progetto della nuova Gam ideato dalla neodirettrice Chiara Bertola, ha preso il via anche con il rinnovamento degli spazi museali e la riapertura del secondo piano del museo grazie a un intervento architettonico che valorizza la struttura originaria. Fra altre novità, è allestito il «Deposito vivente», un display che consente al visitatore di vivere l’esperienza immersiva di un vero deposito museale, luogo abitato da opere e in continua trasformazione.
Tre le mostre proposte e dedicate ad altrettante artiste. La prima è riservata a «Berthe Morisot. Pittrice impressionista» e celebra il percorso artistico dell’unica donna fra i fondatori del movimento di cui quest’anno ricorrono i 150 anni (visitabile fino al 9 marzo 2025). Curata da Maria Teresa Benedetti e Giulia Perin, l’esposizione fa emergere la capacità di Morisot nel cogliere la fugacità di un istante, nel raffigurare con grazia e poesia scene d’interni e d’intimità famigliare, ritratti femminili e paesaggi en plein air. Circa 50 le opere, fra dipinti, disegni e incisioni, provenienti da collezioni private e istituzioni pubbliche fra cui il Musée Marmottan Monet di Parigi. Ad arricchire il percorso un display di Stefano Arienti che, all’interno del progetto «L’intruso», immagina un’ambientazione inedita delle opere di Morisot.
Il secondo appuntamento (fino al 16 marzo 2025) ripercorre i sessant’anni di carriera della pittrice astratta americana Mary Heilmann, dai primi dipinti geometrici degli anni ’70 ai paesaggi dominati da onde oceaniche che richiamano la sua California, dai viaggi on the road evocati da linee autostradali inghiottite dalla notte fino alle recenti tele sagomate in colori fluorescenti. L’esposizione, curata dalla stessa Chiara Bertola, si sofferma sull’approccio formale di Heilmann all’astrazione, che sovrappone le geometrie analitiche del Minimalismo all’etica spontanea della Beat Generation. Accanto alla forma, nelle sue tele protagonista è anche il colore: esplosivo, immediato, segno anche fisico della libertà della pennellata.
La terza esposizione, curata da Elena Volpato, coincide con la prima grande mostra antologica di Maria Morganti e si compone di opere realizzate tra il 1988 e il 2024 (visitabile fino al 16 marzo 2025). Colore e gesto ritornano anche nella ricerca di Morganti, in una ripetizione ed espansione nel tempo. In mostra racconterà il suo lavoro di «Confronti» con i maestri del passato, specie della tradizione pittorica di Venezia dove Morganti ha il suo studio. Esso si fa luogo fisico negli spazi della Gam in un’opera definita «Luogogesto» composto dal «Sedimentario» (struttura che contiene i dipinti della serie «Sedimentazioni»), da «Diarioteca», che raccoglie le opere denominate «Diari», e da «Quadro infinito», dipinto che Morganti va realizzando ogni giorno, strato dopo strato, dal 2006. Tutti questi elementi sono disposti intorno alla «Pedana», su cui l’artista si muove durante il lavoro.