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Laura Giuliani
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Gran parte del patrimonio archeologico è originato da una devastazione: la Persia preislamica, dagli Achemenidi alla dinastia sasanide, è in mostra in una città romana che subì lo stesso destino di Persepoli
Sono poco più di una ventina di manufatti e tutti preziosi. Alcuni di questi possono essere racchiusi nel palmo di una mano. Sono piccole placche lavorate a sbalzo, raffinati gioielli e lamine sottilissime, ma anche uno straordinario rhyton (recipiente per liquidi a forma di corno) con protome di leone alato accovacciato, un pugnale con decorazioni animalistiche e frammenti architettonici provenienti da capitelli monumentali. Capolavori realizzati in oro, faïence, bronzo, pietra calcarea e terracotta, che sprigionano lo sfarzo e la ricchezza dell’arte di corte persiana già celebre nell’antichità come racconta Erodoto nelle Storie.
Un assaggio di questa produzione artistica è ora esposto nel Museo Nazionale Archeologico di Aquileia in «Leoni e tori dall’antica Persia ad Aquileia» (fino al 30 settembre, catalogo Umberto Allemandi), seconda mostra del ciclo «Archeologia ferita» inaugurato lo scorso anno con l’esposizione di reperti del Museo del Bardo a pochi mesi dal terribile attentato al museo tunisino. E se allora la mostra offriva l’occasione per confrontare due realtà museali nate entrambe a fine ’800 e con un comune passato «romano», oggi la rassegna dedicata all’arte achemenide e sasanide con reperti in prestito dal Museo Archeologico Nazionale di Teheran e da quello di Persepoli, oltre a consolidare le relazioni politiche e culturali tra Italia e Repubblica Islamica d’Iran, apre al dialogo due civiltà diverse ma unite dalle stesse radici linguistiche indoeuropee. Non solo.
«Gran parte del patrimonio archeologico del mondo è originato da una ferita, da devastazioni, dalla volontà di cancellare l’identità del nemico o, semplicemente, dell’altro», spiega Antonio Zanardi Landi presidente della Fondazione Aquileia che insieme con il Polo Museale del Friuli Venezia Giulia diretto da Luca Caburlotto cura la mostra. Ecco allora il confronto tra le due città, Persepoli e Aquileia, sorte in epoche differenti ma accomunate dalla stessa sorte, la distruzione col ferro e col fuoco. Capitale dell’impero achemenide, Persepoli veniva espugnata nel 330 a.C. dall’esercito macedone di Alessandro Magno e dalla sua volontà di unire l’Asia all’Europa. Aquileia invece, uno dei centri politici più importanti dell’impero romano, veniva messa a dura prova dalle incursioni di Alarico e devastata definitivamente da Attila nel 452 d.C.
In mostra il periodo cronologico preso in esame è caratterizzato da due dinastie che hanno segnato la storia dell’Iran preislamico: gli Achemenidi (559-330 a.C.) e i Sasanidi (224-651 d.C.). Tra i primi ricorrono i nomi di Ciro, Dario e Serse associati alla creazione di un potentissimo e vastissimo impero tollerante nei confronti dei popoli assoggettati e capace di accoglierne usi e costumi, dotato di un’efficiente amministrazione e di un grande esercito. Successiva al dominio partico, invece, la storia della dinastia sasanide che, rifacendosi in parte alla tradizione achemenide, ha inizio nel 224 con Ardashir, poi con suo figlio Shabuhr I, e tra gli altri sovrani da ricordare con Cosroe, la cui corte rimarrà un modello di raffinatezza e cultura per i secoli a venire.
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