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Una veduta interna della Fondazione Bassiri

© Foto Lab

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Una veduta interna della Fondazione Bassiri

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La pervasiva presenza di Bizhan Bassiri in Umbria

Le mostre, le collaborazioni e gli eventi della Fondazione nata nello studio dell’artista iraniano dimostrano la sua positiva influenza sul territorio

Maria Letizia Paiato

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Istituita nel 2020 con la volontà di farsi ponte tra le diverse culture nel mondo, la Fondazione Bassiri si è rivelata sin da subito un luogo di eccellenza per l’arte contemporanea, sia a livello nazionale sia internazionale. Nel panorama degli enti dediti alla promozione dell’arte, della cultura e della valorizzazione del territorio, la Fondazione è unica nel suo genere: tratto peculiare, l’essersi costituita intorno all’opera dell’artista Bizhan Bassiri, fondatore dell’istituzione insieme a Camilla Cionini Visani, che ha aperto e reso fruibile il proprio studio, un capannone industriale di oltre 4.300 metri, per fare di questo luogo un organismo vivente, anche e soprattutto attraverso l’organizzazione di iniziative di carattere trasversale dove le discipline umanistiche s’intrecciano, collaborano e si scambiano i saperi. 

Originario di Teheran ma dal 1975 stabilmente in Italia, Bizhan Bassiri è considerato un importante punto di riferimento per la nuova critica di pensiero sviluppatasi a partire dalla metà degli anni Ottanta. Suoi sono infatti l’espressione del «Pensiero Magmatico» (1984) e il «Manifesto del Pensiero Magmatico» (1984-2024), una serie di concetti, osservazioni e riflessioni, flussi energetici, visualizzati in parole, che hanno seguito la sua vita, la sua opera, ogni suo atto creativo. 

Nello spirito che guida la Fondazione il principale nodo delle attività rimane la promozione e valorizzazione delle opere di Bassiri, che con la loro presenza riempiono quasi totalmente lo spazio. Altrettanto importanti sono tuttavia le collaborazioni, a cominciare da quella con Bruno Corà, attuale direttore scientifico. Il legame tra Corà e Bassiri risale al primo numero del celebre periodico «A.E.I.O.U.», pubblicato nel 1980 a cura di Corà, in cui compariva una «Evaporazione» di Bassiri. Questo storico sodalizio rappresenta un ulteriore punto di eccellenza per la Fondazione. Non da meno le collaborazioni con istituzioni culturali, scientifiche e museali sia in Italia sia nel mondo, che nell’annuale evento «Venti di Ottobre», giunto alla terza edizione, hanno fornito un contributo importante. Svoltosi lo scorso 20 ottobre è stato dedicato al tema della «Visione», che ha ritmato l’intera giornata ricordando uno dei punti chiave del «Manifesto del Pensiero Magmatico». Il tema è stato dibattuto da artisti, filosofi, poeti, scienziati, musicologi e studiosi di altre discipline contestualmente alla presentazione delle opere contenute nel Caveau della Fondazione, «Il Nottambulo» (2019) e «Tapesh-La riserva aurea del pensiero magmatico» (2017), e alla prima esecuzione assoluta dell’installazione audio «Latitudine X-2» di Nicola Sani, con interventi dal vivo del contrabbassista Daniele Roccato

L’omonima mostra «Visioni», ha visto le opere di sei artisti a confronto: Carla Accardi, Dadamaino, Hidetoshi Nagasawa, Bice Lazzari, Antonio Sanfilippo e Emilio Vedova. Una collaborazione realizzata con Building Milano, Archivio Accardi Sanfilippo e Archivio Bice Lazzari di Roma. È stato, infine, presentato il volume Il Dilemma (FB Editori) a cura di Aldo Iori, con gli atti dell’evento «Venti di Ottobre 2023», un esempio altrettanto importante del valore dato dalla Fondazione agli aspetti documentativi.

Maria Letizia Paiato, 31 dicembre 2024 | © Riproduzione riservata

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