Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine
Federico Florian
Leggi i suoi articoliSt Ives. «L’attuazione delle nostre percezioni del mondo sotto forma di spazio e tempo è l’unico fine della nostra arte plastica», afferma il Manifesto del Realismo, pubblicato a Mosca nel 1920, tre anni dopo la Rivoluzione Russa. Oggi, a cent’anni dalla redazione di questo testo chiave, tanto per il movimento costruttivista russo quanto per il modernismo europeo, la Tate St Ives ospita un’ampia retrospettiva del lavoro di uno dei suoi autori: Naum Gabo (1890-1977).
Dal 25 gennaio al 3 maggio, la mostra (la prima su territorio britannico dedicata a Gabo negli ultimi trent’anni) offre una completa panoramica del contributo dell’artista russo nell’ambito della scultura, della pittura, del design, del cinema, e persino della musica, quest’ultima da lui descritta come «la più costruttivista fra tutte le arti». Una pratica, quella di Gabo, ispirata da una missione sociale: portare l’arte nella vita di tutti i giorni allo scopo di costruire una società migliore.
Tra i lavori a St Ives, una fra le sue più celebri sculture, «Kinetic Sculpture (Waves)» (1919-20): da molti considerata la prima opera d’arte cinetica, il lavoro esplora le potenzialità scultoree del movimento attraverso l’utilizzo di un motore elettrico. Oltre alle sculture e ai dipinti cinetici, l’antologica presenta i disegni originali realizzati da Gabo per una produzione dei Balletti Russi di Diaghilev (La Chatte, 1927). Esposto qui per la prima volta un modello della scultura d’arte pubblica concepita per il grande magazzino Bijenkorf di Rotterdam: opera che rivela le idee pioneristiche di Gabo sulla relazione tra forma scultorea e spazio pubblico.
Altri articoli dell'autore
In occasione del centenario della nascita del maestro cinetico più celebre al mondo, anche un convegno internazionale, oltre a mostre in tutta Europa
La prima edizione della Triennale di arte contemporanea della città francese è un prototipo per una rassegna alternativa: attenta a una dimensione locale più che globale, nasce dal desiderio di relazionarsi attivamente e genuinamente con il tessuto urbano e la comunità dei cittadini
All’Eye Museum di Amsterdam la personale della raffinata artista e filmmaker greca
La sua prima retrospettiva istituzionale negli Stati Uniti, al MoCA di Los Angeles, è una profonda riflessione del rapporto tra verità, spettacolo e rappresentazione