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La signora opera d’arte vivente

Alessandra Ruffino

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In un libro ricco d’informazioni e aneddoti, Luca Scarlini traccia un articolato ritratto di Luisa Amman Casati Stampa (1881-1957), nei primi tre-quattro decenni del Novecento protagonista della scena mondana e artistica internazionale (tra Milano, Roma, Capri, Venezia e Parigi), prima di declinare in un lungo crepuscolo a Londra, città in cui morirà in solitudine e povertà a 76 anni. Rimasta orfana d’entrambi i genitori tra il 1894 e il 1896, diventa erede di un patrimonio immenso che riuscirà a sperperare in lussi e sfrenate eccentricità che fecero della signora, come una leggenda (probabilmente apocrifa) vuole da lei affermato, «un’opera d’arte vivente», la perenne perfomer di se stessa (e con quanto anticipo sulla Body Art!).

Sposata per 24 anni al conte lombardo Camillo Casati Stampa (proprietario, tra l’altro, di una villa di Arcore quotidianamente agli onori delle cronache fin all’altroieri), da cui divorzia nel 1924 mantenendo il nome e il titolo marchionale, per costruire in vita il suo mito di femme fatale si dedicò con zelo a ogni sregolatezza. Attratta da occultismo e satanismo, da eccessi sessuali e droghe, la marchesa Casati era solita passeggiare menando al guinzaglio ghepardi o tenendo al collo, invece del banale boa di struzzo, un pitone vero.

A suo tempo musa di molti artisti (fu ritratta da Boldini, Man Ray, Van Dongen, Troubetzkoy, e di lei scrissero, tra gli altri, i futuristi, Cocteau, D’Annunzio, con cui ebbe una relazione), in tempi più recenti, ha ispirato diversi couturier: John Galliano, Alexander McQueen, Lagerfeld (ma prima di tutti loro c’era stato Mariano Fortuny, guru del Liberty. E proprio il suo palazzo veneziano fino all’8 marzo accoglie una mostra dedicata alla «Divina marchesa», cfr. «Vernissage», ott. ’14, pp. 20-21).

Luisa Casati fu un’icona prima che la cultura di massa appetisse il consumo di icone cui tributare un culto di supina ammirazione. Memorie di un’opera d’arte, il titolo molto ben scelto del libro di Skira, restituisce tratti e trame di un’esistenza inimitabile. Peccato che la scrittura del testo sia a tratti un po’ frettolosa. 

Memorie di un’opera d’arte. La Marchesa Casati di Luca Scarlini, 112 pp., Skira, Milano 2014, € 14,00

Alessandra Ruffino, 02 marzo 2015 | © Riproduzione riservata

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