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La simbiosi tra arte e vita in 60 opere dell’artista candidato al Nobel

Fino all’1 settembre prosegue alla Reggia di Caserta la grande personale di Michelangelo Pistoletto con lavori dal 1969 a oggi, uniti dalla capacità di innescare attraverso l’arte una trasformazione responsabile della società, missione condivisa anche dal museo ospitante

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Jenny Dogliani

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«L’arte è la qualità primaria dell’essere umano», un’esperienza, un atto creativo, il risultato di un’interazione con la realtà sociale, politica e culturale, uno strumento estetico per riflettere sul ruolo dell’individuo nella società e sulla relazione tra arte e realtà. È questo il fil rouge che lega l’intera produzione di Michelangelo Pistoletto, nato a Biella nel 1933, tra i maggiori esponenti dell’Arte Povera.
Gli esordi con l’autoritratto, la prima personale negli anni Cinquanta alla Galleria Galatea di Torino, negli anni Sessanta l’invenzione dei «Quadri specchianti», che riflettono e inglobano nell’opera e nello spazio dell’arte la dimensione del tempo e della vita quotidiana che gli scorre davanti e lo consacrano a livello internazionale. Poi gli «Oggetti in meno», una tappa fondamentale per la nascita dell’Arte Povera, gli happening, le sculture in poliuretano, la serie dei volumi scuri e molti altri lavori fino all’istituzione, nel 1998a Biella, della Fondazione Cittadellarte, attraverso la quale l’arte entra in un rapporto di interazione diretta con tutti gli ambiti dell’attività umana, al fine di ispirare e produrre una trasformazione responsabile della società. Un lungo e instancabile percorso fatto di arte, inclusività e integrazione che lo ha portato fino all’attuale candidatura al Premio Nobel per la pace.
Leone d’Oro alla Carriera alla Biennale di Venezia nel 2003, laureato honoris causa in Scienze Politiche all’Università di Torino nel 2004, Michelangelo Pistoletto è protagonista fino al primo settembre della mostra «Metawork» alla Reggia di Caserta, con oltre sessanta opere disseminate nelle sale della Gran Galleria. Prodotta dal Museo Reggia di Caserta e da Opera Laboratori, in collaborazione con Cittadellarte - Fondazione Pistoletto e Galleria Continua, la mostra nel museo facente capo al Ministero della Cultura e Patrimonio Unesco, prende il nome dall’opera inedita «Metawork-United Portraits». Esposta in qui per la prima volta, essa nasce dai ritratti fotografici di otto cittadini di Cittadellarte, elaborati da un programma di Intelligenza Artificiale che assolve la funzione di un moderno quadro specchiante, trasportando un immagine individuale in una dimensione collettiva e altra.

 

Michelangelo Pistoletto, Metawork-United Portraits © Marco Ferraro

Michelangelo Pistoletto, Metawork exhibition view, Reggia di Caserta, 2025 © Alessandra Ammirati

«La proroga della mostra Metawork di Michelangelo Pistoletto fino al primo settembre 2025 – afferma Tiziana Maffei, curatore della mostra e direttore della Reggia di Caserta – conferma il forte legame tra l’esposizione e la nostra missione museale. L’opera “Love Difference – Mar Mediterraneo” veicola un messaggio di pace, dialogo e riduzione dei conflitti, quanto mai attuale. Il pubblico ha risposto con grande partecipazione, trovando nell’arte uno spazio di riflessione condivisa. Sicuramente Metawork è in connessione con “Terrae Motus”, la collezione permanente della Reggia già arricchita da un’opera di Pistoletto, e apre ulteriori prospettive contemporanee per il Museo». 
Tra le opere esposte anche un lavoro ispirato al rapporto tra arte e spiritualità, dove ogni religione (cristianesimo, islamismo, ebraismo e buddismo) è rappresentata con i propri elementi simbolico, come la statua del Buddha o un tappeto da preghiera, posti davanti a uno specchio. Tra i lavori in mostra anche «Love Difference», un tavolo specchiante con la forma del Mediterraneo attorno al quale tante persone si sono sedute negli anni per instaurare dialoghi e forme di cooperazione: non solo un oggetto artistico, ma un progetto che si sviluppa nel tempo e nello spazio creando una rete di connessioni culturali e promuovendo l’idea di un Mediterraneo unito, aperto al cambiamento e alla pace. «Love Difference è un nome, uno slogan, un annuncio programmatico. Unisce l’universalità dell’arte all’idea di transnazionalità politica e focalizza la sua attività nell’area mediterranea, poiché in essa si rispecchiano i problemi della società globale. Da una parte la differenza tra etnie, religioni e culture è oggi causa di terribili conflitti; dall’altra vi è una drammatica situazione prodotta dalla supremazia dei poteri che producono l’uniformità e il livellamento delle differenze. Una politica che porti ad amare le differenze è vitale per lo sviluppo di nuove prospettive nell’intera compagine sociale», scrive Pistoletto, nel Manifesto Love Difference, nel 2002. 
Il tema della diversità come valore da difendere è anche al centro della serie «Messa a nudo» del 2020, una serie di superfici specchianti con raffigurati nudi di diverse etnie, moderno omaggio alla storia dell’arte, ma anche raffigurazione di uno spaccato della società contemporanea. 
 

Michelangelo Pistoletto, Religioni monoteiste © Marco Ferraro

Michelangelo Pistoletto, Love Difference © Marco Ferraro

«Divisione Moltiplicazione - Terzo Paradiso» è invece costituito da una serie di specchi posti in sequenza sulla cui superficie è riprodotta l’immagine del Terzo Paradiso: tre cerchi, il più grande al centro, inanellati l’uno nell’altro come il simbolo dell’infinito, a rappresentare l’unione degli opposti, la sintesi di un equilibrio dinamico tra elementi in conflitto, il segno di una nuova umanità. Il cerchio nel centro «è la fusione fra il primo e il secondo Paradiso. Il primo è quello in cui gli esseri umani erano totalmente integrati nella natura. Il secondo è il paradiso artificiale, sviluppato dall’intelligenza umana, la scienza e la tecnologia. Il Terzo Paradiso è la terza fase dell’umanità: la connessione equilibrata tra l’artificio e la natura. È il passaggio a uno stadio inedito della civiltà planetaria, indispensabile per assicurare al genere umano la propria sopravvivenza», scrive il maestro.
In «QR Code Possession - Autoritratto e ConTatto» la fusione tra arte e vita raggiunge la sua massima simbiosi, l’artista stesso si tatua il corpo con una serie di QR Code che rimandano a diversi momenti della sua carriera artistica. Tra i lavori in mostra, infine, anche il «Labirinto», realizzato in cartone nel 1969 per il Museo Boymanns di Amsterdam, un’opera degli esordi fondamentale per la nascita dell’Arte Povera, un luogo simbolico che allude alla leggenda del Minotauro, «al mostro che alberga in ciascuno di noi noi e alla possibilità che tutti, in un certo momento delle nostra vita private o collettiva, saremo costretti ad affrontare. Il mio labirinto è fatto di cartone corrugato, un materiale flessibile che gli permette di assumere qualsiasi forma e di adattarsi a qualsiasi spazio. In un certo senso è come lo specchio che accoglie qualsiasi immagine. Si presenta come un elemento fisico che è allo stesso tempo fortemente legato all’immaginazione», raccontava Pistoletto a Germano Celant in un’intervista del 2011 realizzata in occasione della mostra «Michelangelo Pistoletto. The Mirror of Judgement» alla Serpentine Gallery di Londra. L’arte di Pistoletto ha da sempre mirato a scoprire la bellezza nelle fratture della realtà, sfidato le convenzioni e creato spazi in cui ogni oggetto e ogni gesto è stato, e continua a essere ancora oggi, un atto di ribellione e speranza.

Michelangelo Pistoletto, Segno arte

Jenny Dogliani, 15 aprile 2025 | © Riproduzione riservata

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