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Nicoletta Biglietti
Leggi i suoi articoliNel cuore di Aosta, l’Area Megalitica di Saint-Martin-de-Corléans si è evoluta in pochi anni nel MegaMuseo, uno dei poli archeologici più importanti d’Europa. Con oltre 6.000 anni di storia, il museo racconta la vita delle comunità, dalla preistoria al Medioevo, attraverso stele antropomorfe, tombe megalitiche, reperti unici, ma anche strumenti tecnologici innovativi. Con 12.000 metri quadrati di spazi espositivi e 5.000 metri quadrati di area archeologica, il MegaMuseo integra ricerca scientifica, divulgazione e nuove forme di fruizione, che spaziano dai laboratori interattivi alle esperienze immersive. Alla delle attività culturali e scientifiche, Generoso Urciuoli promuove un progetto che non si «limita» alla conservazione dei reperti, ma che fa del museo un luogo vivo, dove la storia dialoga con il presente e la comunità partecipa attivamente alla scoperta, alla creatività e al benessere culturale. In questa intervista, ci racconta come il museo sia arrivato a coniugare tecnologia, ricerca e inclusività, offrendo esperienze che coinvolgono visitatori, studiosi e giovani generazioni.
Il MegaMuseo si presenta come un ponte tra passato e futuro. Come si fanno dialogare 6.000 anni di storia con le tecnologie e i linguaggi del presente?
Il connubio tra archeologia e divulgazione è la nostra sfida principale. Il museo nasce proprio con l’obiettivo di far dialogare il passato con gli strumenti del presente, sia a livello di contenuti che di linguaggi. Oggi l’archeologia non è più solo scavo e conservazione, ma anche interpretazione, narrazione e partecipazione. Il MegaMuseo combina 12.000 metri quadrati di spazi espositivi con 5.000 metri quadrati di area archeologica, offrendo ambienti immersivi, schermi olografici e la Sala Immersiva, in grado di ricostruire le fasi di vita dell'area archeologica dal Neolitico all’Età del Bronzo. L’obiettivo è rendere la ricerca archeologica accessibile e coinvolgente, utilizzando la tecnologia non come «semplice» supporto, ma come strumento di conoscenza e di connessione tra discipline, pubblici e idee.
La ricerca scientifica è il cuore del progetto. Quali scoperte o linee di studio possono cambiare la nostra conoscenza della preistoria valdostana?
La ricerca è «la nostra anima» e allo stesso tempo il motore dell’attrattività del museo. Non vogliamo essere solo un luogo espositivo, ma uno spazio vivo, in cui lo studio possa tradursi in esperienza. Analizziamo reperti, resti umani e tracce animali per comprendere abitudini alimentari, relazioni sociali e vita quotidiana delle comunità antiche della Valle d’Aosta. Per esempio, le prime tracce di attività umana sul sito risalgono a circa 6.000 anni fa: arature, pozzi rituali, pali lignei e oltre 40 stele antropomorfe, capolavori della statuaria preistorica, ci raccontano pratiche cerimoniali e funerarie. Recenti ricerche condotte dall’archeologo Fabio Bona stanno studiando tracce animali risalenti al 4000 a.C.; se confermate, potrebbero retrodatare l’uso degli animali nell’agricoltura alpina e ridefinire la nostra conoscenza delle civiltà europee dell’epoca. Ogni nuova analisi ci permette di riscrivere un frammento di storia e di coinvolgere il pubblico in maniera diretta e partecipata.
Il museo si inserisce nel network «Valle d’Aosta Heritage». Che valore ha la collaborazione tra i diversi siti e istituzioni per costruire un racconto unitario del territorio?
Le collaborazioni sono fondamentali. Il MegaMuseo lavora in stretta sinergia con università, istituti di ricerca e altre realtà museali, italiane ed europee. Ospitiamo studiosi, studenti e giovani ricercatori, che consideriamo protagonisti del processo di conoscenza. Questa rete permette di integrare il museo in un sistema più ampio di siti storici e culturali, valorizzando le connessioni anche con altri musei del territorio, come con l’iniziativa «Ti racconto un oggetto», che mette in relazione i reperti dell’area megalitica con manufatti del Museo Archeologico Regionale di Aosta. Solo attraverso un approccio multidisciplinare condiviso possiamo costruire un racconto unitario e autentico del territorio.
Oltre alla valorizzazione del patrimonio, parlate di benessere, creatività e comunità. In che modo il MegaMuseo vuole diventare uno spazio vissuto e non solo visitato?
Il museo vuole essere uno spazio inclusivo, aperto e partecipato. Non un luogo da osservare in silenzio, ma da vivere. Abbiamo avviato laboratori esperienziali, attività sonore e creative come la rassegna «Arature sonore», che reinterpretano in chiave contemporanea le aree archeologiche. Collaboriamo con scuole, associazioni, cittadini e imprese per costruire esperienze per tutti, non solo per esperti. Coinvolgiamo attivamente i giovani chiedendo cosa li incuriosisce e costruiamo insieme percorsi di scoperta. Per esempio, i laboratori di scrittura creativa, o sessioni di yoga e meditazione nell’area archeologica, permettono di vivere il museo in modo personale e creativo. L’obiettivo è generare benessere culturale e senso di comunità: il museo non è un tempio, ma un luogo vivo, dove passato e presente dialogano ogni giorno.
AOSTA. MegaMuseo – Museo Archeologico Contemporaneo, via Saint-Martin-de-Corléans 38, mar-dom 10-18, megamuseo.vda.it
MegaMuseo, Valle d'Aosta. Courtesy Archivio Regione Autonoma Valle d'Aosta
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