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Particolare di un bozzetto prospettico di un salone per piroscafo realizzato da Adolfo Coppedè

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Particolare di un bozzetto prospettico di un salone per piroscafo realizzato da Adolfo Coppedè

L’architettura eclettica di Adolfo Coppedè

Dall'apprendistato presso l’atelier del padre Mariano alle esperienze europee, la parabola creativa di un autore (e di una famiglia) le cui vicende offrono uno spaccato sulla storia artistica e artigianale di Firenze nei primi decenni del Novecento

Elena Franzoia

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Emblema dell’architettura eclettica dalle tarde tentazioni razionaliste, cui si devono a Firenze edifici come il Cinema Teatro Savoia (oggi Cinema lLbreria Giunti Odeon), il distrutto Alahambra o la contestata e mai realizzata Galleria Mussolini nel cuore del centro storico, Adolfo Coppedè (Firenze, 1871 - Parugiano di Montemurlo, 1951) è stato protagonista fino al 2 febbraio 2024 di una bella mostra all’Archivio di Stato di Firenze a cui si è affiancato un catalogo destinato a restare e a divenire strumento di consultazione e di studio. Il progetto espositivo era nato, come scrive la curatrice Chiara Cappuccini nel catalogo, «per comunicare al pubblico l’acquisizione delle carte di Adolfo Coppedè, primo evento organizzato dall’Istituto sulla sua documentazione e primo passo per la valorizzazione di un importante archivio che dovrà essere riordinato, descritto e reso finalmente disponibile agli studiosi». 

Acquistato infatti dall’antiquario Giorgio Baratti intorno al 1990, il fondo documentario è divenuto proprietà del Ministero della Cultura solo nel 2020, dopo un complesso iter. Come precisa Cappuccini, funzionaria archivista e responsabile dei fondi di architettura contemporanea presso l’Asfi, «la storia dei Coppedè […] nasce e si sviluppa proprio dalla ricchezza e dalla molteplicità di stimoli forniti dalla storia artistica e artigianale della città di Firenze, divenuta splendente biglietto da visita, in Italia e nel resto del mondo, al fine di placare la sete di raffinatezza e blasone della borghesia in ascesa.. […] Gino, attraverso la conoscenza dell’imprenditore Evan Mackenzie avrà la possibilità di lavorare nella Genova intraprendente e cosmopolita di fine Ottocento, Adolfo viaggerà in Europa e grazie all’amicizia con Galileo Chini si aprirà alle suggestioni del Liberty». 

Oltre a ripercorrere con il contributo di Francesca Roggi le sette sezioni espositive, che ricostruiscono l’intera parabola creativa di Adolfo dalla formazione presso la Casa artistica del padre Mariano agli esordi all’Isola d’Elba, dall’attività fiorentina ancora in stile eclettico degli anni Venti ai progetti razionalisti-littori degli anni Trenta per Roma e Tirrenia, il volume Adolfo Coppedé. Tradizione locale e respiro internazionale coinvolge anche altri studiosi. Mauro Cozzi (già autore con Rossana Bossaglia della fondamentale monografia I Coppedé edita nel 1982) approfondisce ad esempio la differente attività dei tre fratelli Gino, Adolfo e Carlo, mentre Daniele Galleni si concentra sulla fortuna internazionale dell’atelier La Casa artistica. Altri contributi si soffermano in chiusura di catalogo su ulteriori aspetti, come il restauro dei disegni per le vetrate della Borsa di Genova, il progetto mai realizzato per il Palazzo reale di Baghdad o l’attività di Adolfo Coppedè in seno alla Regia Scuola d’arte applicata all’industria Richard-Ginori.

Adolfo Coppedé. Tradizione locale e respiro internazionale
a cura di Chiara Cappuccini, 128 pp, ill. b/n e col., Sillabe, Livorno 2024,  € 25

La copertina del volume

Elena Franzoia, 21 novembre 2024 | © Riproduzione riservata

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