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Valter ed Eleonora Rossi

Foto 2RC

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Valter ed Eleonora Rossi

Foto 2RC

Lasciare il segno: addio a Valter Rossi

Fondatore con la moglie Eleonora della Stamperia d’Arte 2RC, ha contribuito a elevare la grafica a genere artistico, facendosene ambasciatore per il mondo

«La vita è segno», scriveva Valter Rossi. E lui, compianto fondatore della storica Stamperia d’Arte 2RC, il suo segno nel mondo dell’arte di certo lo ha lasciato. Testimonianza concreta, nemmeno un mese fa a Urbino, città madre della tradizione incisoria italiana, la nascita del Centro Internazionale della Grafica d’Arte 2RCABAU. L’ha tenuto a battesimo e ha contribuito a fondarlo insieme all’amico e critico Achille Bonito Oliva, che seguiva il progetto dal 2007: «Non solo il recupero di una grande tradizione, ma il rilancio di una visione editoriale che ha sempre posto l’artista al centro del processo creativo».

Una collaborazione tra l’Accademia di Belle Arti di Urbino e il suo laboratorio d’arte 2RC, avviato nel 1959 a Roma con la moglie Eleonora e il cugino Franco Cioppi, in breve portato al successo internazionale. A Urbino, all’ex archivio comunale di via Valerio, ha trovato così la propria sede nel laboratorio 2RCABAU anche il grande torchio calcografico, da lui progettato nel 1970 e denominato «Alessandro Magno».

Spiega la figlia Simona, oggi erede di questo lascito insieme a decine di giovani artisti che ora, nella città natale dei suoi nonni, potranno sfruttare questa opportunità (a maggio il primo workshop): «È un luogo che non sarà solo memoria e conservazione, ma fucina di nuove visioni, crocevia di talenti emergenti e maestri affermati, pronto a traghettare la grafica d’arte verso il futuro, con la stessa energia pionieristica che ha segnato il passato della 2RC».

Il passato della Stamperia d’Arte 2RC. Una storia, che è anche oggetto del recente documentario di Enrico Agapito, «La vita è segno. Sessant’anni di gioia creativa», e che continua a parlare al futuro: non solo di grandi formati e prestanti torchi, ma anche sopratutto di relazioni e sperimentazione.

Un laboratorio romano che ha vissuto in pieno il fermento degli anni Sessanta, divenendo meta privilegiata di rinomati artisti: dai primi sodalizi con Lucio Fontana (premio per la grafica a Tokyo nei primi anni ’60) e Alberto Burri, a Francis Bacon, Graham Sutherland, Afro, Pietro Consagra, Julian Schnabel, Henry Moore, Louise Nevelson e moltissimi altri (facendo torto agli «esclusi»), raggiunti anche grazie all'audacia del nuovo studio aperto nel 1979 a New York.

Un successo che attraversa decenni e confini, portando la 2RC a farsi ambasciatrice della grafica d’arte nel mondo. Esempi ne sono la mostra «Impronte dell’Arte-2RC fra Artista e Artefice», ideata nel 2007 per la Fondazione Arnaldo Pomodoro di Milano, approdata nei maggiori musei di Mosca, San Pietroburgo, Pechino, Shenyang, Chongqing, Seul, Jakarta e Città del Messico. Il Dipartimento di Incisione 2RCCAFA, nato nel 2009 in collaborazione con la Central Academy of Fine Arts di Pechino, a cui Valter Rossi ha donato il più grande torchio calcografico costruito, e dove hanno stampato da Francesco Clemente a Zhang Xiaogang e Liu Ye. Nel 2013, la Scuola di Grafica nata al Museo Gamc di Viareggio, e l'anno seguente l’inaugurazione del primo master accademico in Tecnica e management della stampa e dell’editoria d’arte, in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti Firenze. Sino alla collezione «Impronte dell’Arte», mostra curata da Bonito Oliva nel 2019, che nel 2022 ha trovato casa nell’Istituto Centrale per la Grafica di Roma.

Ricorda oggi Luca Cesari, direttore dell'Accademia di Belle Arti di Urbino, nel suo elogio a Gli amici degli dèi: «La grafica, spesso relegata a un ruolo ancillare rispetto alla pittura e alla scultura, con i Rossi si emancipa, si riscatta, diventando un luogo di invenzione e di superamento dei confini. La loro maestria tecnica obbliga l’artista a ripensare la propria pratica, ad adattarsi al medium, fino a renderlo complice della propria ricerca. Sono alchimisti contemporanei, che trasformano il metallo in superficie viva, elevando l’incisione al rango della pittura e della scultura, creando stampe che sfidano la bidimensionalità e si fanno spazio, materia, oggetto tattile».

Ha ragione Cesari, dovremmo respingere l’idea della morte come fīnis immutabile e accoglierla invece come frammento. Con la capacità di guardare a quanto resta: «Una devozione all’impegno senza narcisismo, una devozione alla bravura rischiosa, delicata. Questa la lezione che consegna direttamente o indirettamente ai giovani. Il suo concetto etico della stampa e della tiratura era inamovibile».

Il Centro Internazionale della Grafica d’Arte 2RCABAU a Urbino, con il grande torchio calcografico

Sanzia Milesi, 09 aprile 2025 | © Riproduzione riservata

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