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Tiziano, «Ritratto di sposi con testimone», 1510 ca, Windsor, Royal Collection (particolare)

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Tiziano, «Ritratto di sposi con testimone», 1510 ca, Windsor, Royal Collection (particolare)

L’attualità del Rinascimento nella cura del corpo

Alle Gallerie dell’Accademia di Venezia disegni, dipinti, sculture e stampe da Leonardo a Michelangelo, da Dürer a Giorgione e Tiziano, dimostrano l’attenzione quattrocentesca verso gli studi anatomici per la resa fisica delle figure

«In un presente che scorre rapidissimo davanti ai nostri occhi e si rende illeggibile, cercare nel passato un punto di distanza da cui guardare è l’unico modo che ci permette uno sguardo consapevole». Risponde così Guido Beltramini interrogato sul tema della grande mostra «Corpi moderni. La costruzione del corpo nella Venezia del Rinascimento» che inaugura il 4 aprile alle Gallerie dell’Accademia di Venezia e di cui lo studioso è cocuratore insieme a Francesca Borgo e Giulio Manieri Elia. «Mai come oggi il corpo è al centro di tutto: si parla di genere, d’identità, di polimorfismo», prosegue Beltramini, che rivendica la rivoluzionaria attualità del Rinascimento in cui ricercare le radici di temi oggi per noi cruciali: la conoscenza e la cura del corpo attraverso gli studi anatomici (che nel Quattrocento hanno proprio a Venezia e Padova il centro accademico) e «l’idea che del corpo tu possa fare una costruzione culturale. Si pensi all’impatto de Il Cortegiano di Baldassare Castiglione o del Galateo di Giovanni Della Casa, che insegnano a destreggiarsi, muoversi, modulare la voce e  comportarsi. Quello che insomma gli americani chiamano self fashioning usando il termine coniato dallo studioso Stephen Greenblatt». E così fino al 27 luglio, nell’articolato sviluppo di una mostra multi object, approccio curatoriale da sempre distintivo di Beltramini, s’incontrano disegni, sculture, stampe, dipinti, oggetti d’uso attraverso tre traiettorie: «Il corpo svelato: conoscere», «Il corpo nudo: desiderare», «Il corpo costruito: rappresentarsi».

In apertura «il più bel studio anatomico di Michelangelo», la «Sibilla Libica» che torna in Italia per la prima volta dal Metropolitan di New York messa in relazione alla «Great Lady» di Leonardo (da Windsor), «considerata la Monna Lisa dell’anatomia: un torso femminile reso trasparente da Leonardo per vederne gli organi interni» cui è affiancato un ex voto poliviscerale etrusco (dalla Fondazione Rovati, Milano) per creare «un’altra strada possibile della lunga vita delle immagini». Dall’altra parte della sala: l’«Uomo vitruviano» accanto all’autoritratto (nudo) di Dürer (1508), «la visione più spietata e più implacabile che un artista abbia mai fatto del proprio corpo fino a quel momento». 

Il desiderio si concretizza nell’invenzione della nuda nel paesaggio che è «un vero e proprio regalo della pittura veneta alla cultura figurativa occidentale» («La Tempesta» di Giorgione) ma anche nei corpi maschili. Perché se monsignor Della Casa nelle sue lettere afferma che la «Danae» di Tiziano «farebbe venire il diavolo addosso al più retrivo dei cardinali», allo stesso tempo Vasari racconta che le giovani fiorentine svenivano davanti al «San Sebastiano» di Fra Bartolomeo. E non si trascura l’invenzione della stampa, «il libro come nuovo medium che porta con sé un’espansione dell’immaginario erotico». Rappresentativa, in questo senso, si fa la presenza della famosa copia Toscanini (da collezione privata) dei Sonetti lussuriosi di Pietro Aretino (1526) ispirati dai disegni di Giulio Romano

Il corpo desiderato si svela anche attraverso nuove soluzioni interpretative come quelle a cui giunge Francesca Borgo e riguardanti la criptica iconografia di alcune giovani veneziane ritratte con un seno coperto e uno scoperto e ora ricondotte a ritratti nuziali in riferimento alla sessualità regolata dal matrimonio. Dipinti destinati a esser appesi in camera da letto e ad adornare cassoni lignei. 

Il corpo costruito e la sua rappresentazione non può non prescindere dalla cura del sé e dalle tendenze del tempo che ne regolano i canoni estetici. Cofanetti in cui nulla manca per meglio definire acconciature e scriminature si affiancano a libri di ricette per rendere i capelli più chiari (a riconferma dell’ossessione delle donne veneziane per il biondo), ai belletti per rendere l’incarnato sempre più bianco (attraverso l’utilizzo della biacca veneta). La forzatura dei corpi è rappresentata dal corsetto femminile in metallo proveniente dal Museo Poldi Pezzoli di Milano ed è affiancata a un’armatura sul cui torso è disegnata una perfetta massa muscolare (dal Museé de l’Armée di Parigi). L’ultimo passaggio attraverso il corpo costruito include protesi meccaniche del primo Cinquecento (Poldi Pezzoli e Museo Stibbert, Firenze). Un filone affascinante noto certo più agli studiosi di medicina che agli storici dell’arte e che mostra come questa chirurgia plastica ante litteram si componesse già allora di elementi mobili come una mano in grado di aprirsi e chiudersi. 

A dare il congedo al visitatore sono la «Vecchia» di Giorgione e il suo presunto coperto, ossia il «Ritratto di Giovane» del Museo di Belle Arti di Budapest. Infine uno specchio in cui ritrarsi ci riporta alla nostra percezione corporea generando, immaginiamo, uno straniante quanto inatteso coup de feu

Tullio Lombardo, «Doppio ritratto all’antica», 1490-95 ca, Venezia, Galleria Giorgio Franchetti alla Ca’ d’Oro

Veronica Rodenigo, 28 marzo 2025 | © Riproduzione riservata

L’attualità del Rinascimento nella cura del corpo | Veronica Rodenigo

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