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Le Domus de Janas (case delle fate) sarde

Foto Nicola Castangia/Unesco

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Le Domus de Janas (case delle fate) sarde

Foto Nicola Castangia/Unesco

Le Domus de Janas sarde 61mo sito Unesco dell’Italia

È un insieme di sepolture ipogee e necropoli create tra il V e il III millennio a.C.: scavate nella roccia,  riflettono le pratiche funerarie, le credenze spirituali e l'evoluzione sociale delle comunità preistoriche nell’isola

Daria Berro

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Il Comitato del Patrimonio Mondiale dell'Unesco, nel corso della 47ma in corso a Parigi fino al 16 luglio presso il quartier generale dell’organizzazione, ha valutato 30 candidature di nuovi siti (24 culturali, 5 naturali e un misto).L'iscrizione al Patrimonio mondiale riconosce l'importanza storica, l'integrità architettonica e l'esistenza di un quadro di protezione e gestione completo.

All'Italia è stato assegnato il 61esimo riconoscimento, con l’iscrizione nella Lista del Patrimonio Mondiale del sito seriale delle Domus del Janas (case delle fate), le tombe ipogee scavate nella roccia tipiche della Sardegna prenuragica, tra il V e la fine del III millennio a. C..

Le «case delle fate»  sono tombe scavate nella roccia che riflettono le pratiche funerarie, le credenze spirituali e l'evoluzione sociale delle comunità preistoriche della Sardegna, dal Neolitico Medio all'età del Rame fino all'inizio dell'età del Bronzo Le complesse strutture decorate rappresentano la più estesa e ricca manifestazione di architettura funeraria ipogea del Mediterraneo occidentale: sull’intera isola si contano circa 3.500 ipogei. 

«Si tratta di un riconoscimento che onora il lavoro collettivo portato avanti in questi anni da tutti coloro che hanno contribuito a questo successo: il Ministero della Cultura, che ha coordinato l’intero percorso di candidatura attraverso l’alto lavoro dei suoi tecnici, con il prezioso supporto del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale e della Rappresentanza Permanente presso l’Unesco, la Regione Sardegna, i Comuni, le istituzioni locali, gli studiosi e le comunità, ha dichiarato il Sottosegretario di Stato con delega all'Unesco, Gianmarco Mazzi, Questo traguardo rappresenta solo il punto di partenza per continuare a garantire la tutela, la salvaguardia, la conoscenza e la trasmissione alle future generazioni di queste testimonianze significative per l’intera umanità»

Tra i siti europei che entrano nella Lista figurano i fiabeschi castelli di  Ludwig II nell’Alta Beviera, in Germania (Neuschwanstein, Herrenchiemsee, Linderhof e la casa reale di Schachen), le pietre megalitiche di Carnac, risalenti al 4500-3300 a.C.. nei pressi della costa meridionale della Bretagna, in Francia, e i centri palaziali minoici di Creta, in Grecia, centri chiave della civiltà minoica dell'Età del Bronzo, fiorita tra il 2800 e il 1100 a.C. 

Fuori dall'Europa, tra i siti che nei giorni scorsi sono stati aggiunti alla Lista del Patrimonio dell'Umanità ci sono anche tre luoghi che riflettono le violazioni dei diritti umani commesse dal regime dei Khmer Rossi in Cambogia dal 1971 al 1979..Le tre parti che lo compongono rappresentano la violenza diffusa durante questo periodo: l'ex prigione M-13 (repressione iniziale), il Museo del genocidio di Tuol Sleng (ex prigione S-21) e il Centro del genocidio di Choeung Ek (ex luogo di esecuzione di S-21). Da centri di repressione a luoghi di pace e riflessione.

Daria Berro, 14 luglio 2025 | © Riproduzione riservata

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