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Le due versioni della «Suonatrice di chitarra» esposte a Londra: a sinistra il dipinto conservato a Filadelfia, a destra la versione di Kenwwod House

Courtesy The English Heritage

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Le due versioni della «Suonatrice di chitarra» esposte a Londra: a sinistra il dipinto conservato a Filadelfia, a destra la versione di Kenwwod House

Courtesy The English Heritage

Vermeer, la suonatrice di chitarra e il suo misterioso doppio

La Kenwood House di Londra accosta alla tela di sua proprietà, annoverata nel corpus del maestro olandese, un dipinto del medesimo soggetto conservato a Filadelfia, declassato a copia dopo la comparsa della versione londinese. La parola al pubblico

Archiviata l’irripetibile mostra del 2023 che al Rijksmuseum di Amsterdam ha riunito ben 28 delle 37 opere note di Johannes Vermeer, il pittore olandese continua a essere al centro di piccoli appuntamenti dossier, che accostano, spesso dopo una separazione durata decenni, se non secoli, dipinti del medesimo soggetto eseguiti dal maestro. È il caso delle «Love letters» alla Frick Collection di New York, appena conclusa, dove per la prima volta, con l’intento dichiarato di offrire ai visitatori l’opportunità di «riflettere sul trattamento di Vermeer del tema delle lettere e sulla sua rappresentazione delle donne di diverse classi sociali», la «Padrona e domestica» di casa era visibile a fianco della «Lettera d’amore» prestata dal Rijksmuseum di Amsterdam e alla «Donna che scrive una lettera con la sua domestica» in arrivo dalla National Gallery of Ireland di Dublino.

Ora, per celebrare il 350mo anniversario della morte di Vermeer (1632-75), la Kenwood House di Londra alza un po’ l’asticella, sfidando l’occhio del visitatore comune e dell’esperto. Fino all’11 gennaio, a essere accostati nella mostra «Double Vision», sono infatti la «Suonatrice di chitarra» (1672 ca), opera tarda del pittore di Delft conservata nella dimora londinese gestita dall’English Heritage, e il suo quasi «doppelgänger», anonimo, proveniente dalla John G. Johnson Collection del Philadelphia Museum of Art, le cui origini rimangono un mistero. «Dipinti su tele di dimensioni simili, si legge in un comunicato dell’English Heritage, i quadri raffigurano la stessa scena, una giovane donna con la sua chitarra, ma ci sono una serie di differenze; la principale è che la modella di Kenwood ha i capelli ricci, mentre quella di Filadelfia no e, forse ancora più significativo, il dipinto di Kenwood è firmato dall'artista, mentre la versione di Filadelfia no. Inizialmente ritenuto un Vermeer, poi considerato una copia, le origini del dipinto di Filadelfia non sono chiare». 

Nell’Ottocento il dipinto di Filadelfia è documentato nella Collezione Cremer a Bruxelles. Successivamente è acquistato, e poi donato all città da John G. Johnson, un avvocato della Pennsylvania morto nel 1917. Il dipinto di Kenwood faceva invece parte della Collezione Iveagh lasciata in eredità da Lord Iveagh, scomparso nel 1927. La «Suonatrice» di Filadelfia fu considerata autentica fino a quell’anno, quando apparve la versione di Kenwood, in uno stato di conservazione decisamente migliore rispetto alla «gemella» americana. Quest’ultima è esposta a Londra ancora non restaurata, offrendo ai visitatori l’opportunità di vedere un’opera così come apparirebbe in un laboratorio di conservazione, con un vecchio strappo nella parte inferiore destra e gli effetti, ben visibili, delle operazioni di pulizia effettuate prima che il dipinto entrasse nel museo e che hanno danneggiato la pellicola pittorica.

Negli ultimi due anni, conservatori, curatori e storici dell’arte del Philadelphia Museum of Art, in collaborazione con la National Gallery of Art di Washington DC, hanno rivalutato il dipinto di Filadelfia. Contemporaneamente anche l’English Heritage e la National Gallery di Londra hanno sottoposto il dipinto di Kenwood a nuove indagini. Come rimarca Jennifer Thompson, curatrice di pittura e scultura europea del Philadelphia Museum of Art e curatrice della John G. Johnson Collection: «“Double Vision” offre l’entusiasmante opportunità di mettere i due quadri fianco a fianco e di prendere in esame ciò che la scienza e la competenza offrono alla nostra comprensione di Vermeer e dei materiali e delle tecniche pittoriche del Seicento».

Secondo l’English Heritage, le scoperte chiave al momento riguardano differenze negli strati di fondo: il dipinto di Kenwood è stato preparato con un unico fondo grigio-marrone chiaro, mentre in quello di Filadelfia è marrone scuro; nel dipinto a Londra, inoltre, il pittore ha fatto un ampio uso del blu oltremare, non presente invece in quello americano, dove il pigmento utilizzato è il più economico indaco. Anche i verdi utilizzati nei paesaggi differiscono: nel quadro di Kenwood Vermeer ha utilizzato terra verde, quello di Filadelfia è dipinto mescolando indaco e ocra gialla. La ricerca è ancora in corso e i risultati saranno resi noti in un articolo scientifico di prossima pubblicazione.  

«Fin dagli anni Venti gli studiosi si sono interrogati sul rapporto tra questi due dipinti, chiosa il comunicato dell’English Heritage, ma questa esposizione non trae conclusioni, invitando invece i visitatori a essere testimoni della maestria di uno dei più grandi artisti del Seicento e a rispondere a questa domanda da soli».

Daria Berro, 04 settembre 2025 | © Riproduzione riservata

Vermeer, la suonatrice di chitarra e il suo misterioso doppio | Daria Berro

Vermeer, la suonatrice di chitarra e il suo misterioso doppio | Daria Berro