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Daria Berro
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«Se osservate da lontano, le opere di Yukhnovich possono sembrare figurative, con la loro pennellata suggestiva che richiama le elaborate scene del Settecento. Avvicinandosi, però, la struttura disposta con precisione lascia spazio alla pura texture e al colore»: così la galleria Victoria Miro accompagnava la mostra del 2024 alla Wallace Collection di Londra in cui l’artista britannica esponeva le sue reinterpretazioni di due opere pastorali di François Boucher. Nei suoi dipinti di grandi dimensioni Yukhnovich stratifica infatti riferimenti a movimenti storico-artistici, dal Rococò all'Espressionismo astratto, creando opere a metà strada tra l’astrazione e la figurazione premiatissime dal mercato (il suo record in asta sono i 2,7 milioni di sterline registrati da Sotheby’s nel 2022 per «Warm, Wet N’ Wild»).
Ora che da Londra si è trasferita a New York, per il suo primo progetto americano, cui seguirà a ottobre una mostra a Los Angeles da Hauser & Wirth (la galleria che la rappresenta insieme a Victoria Miro), la 35enne pittrice nata a Norwich «risponde» all’amato Boucher traducendo in astrazioni contemporanee le settecentesche «Quattro stagioni» della Frick Collection, con un lavoro che fino al 9 marzo ricopre le pareti del Cabinet del museo di Manhattan, riaperto dallo scorso aprile. Nello spazio che dal 1935 e il 2025 è stato occupato dalla serie «Le arti e le scienze» di Boucher, ora riallestita al secondo piano (qui in origine erano appesi nel boudoir di Adelaide Frick) i dipinti murali di Yukhnovich, come sottolinea uno dei testi a parete, aggiungono temporaneamente una nuova sala d’epoca, sebbene del XXI secolo, alla Frick Collection.
«Mi piace l'idea di combinare questi due momenti della storia dell’arte che sono diventati altamente genderizzati: le belle immagini rococò e il machismo dell’astrazione, ha dichiarato in un’altra occasione Yukhnovich. Ma in realtà l'astrazione e la figurazione non mi sembrano separate. Sono due punti diversi dello stesso processo, parte di uno spettro che va da segni molto vaghi e astratti a una figurazione strettamente articolata».
Dipinte nel 1755, le quattro tele delle Stagioni di Boucher erano destinate a decorare le porte di una delle residenze di Madame de Pompadour. Alla Frick le si può ammirare nel West Vestibule, non lontano dal Cabinet, dove sono appese da quando Henry Clay Frick le acquistò nel 1916. Il murale che ne ha tratto Yukhnovich si concentra sull’atmosfera del cambiamento del tempo e del paesaggio. Il risultato è un’installazione panoramica che, come le sale Boucher e Fragonard della Frick, avvolge il visitatore in un mondo di immagini oniriche ed eleganti ma che, come indicano dal museo, «celebrano anche quella che molti considerano la volgarità dell’arte rococò». Yukhnovich recupera tavolozza e dinamismo delle opere degli artisti del ’700 (Boucher e Fragonard, certo, ma anche Lancret, Tiepolo e Watteau) passandoli attraverso il filtro della cultura contemporanea. Le eroine di Boucher e Fragonard nell’opera dell’artista inglese si integrano con immagini contemporanee: le principesse Disney e le Barbie che hanno popolato la sua fantasia durante la sua infanzia.
«Dipingere questo murale per la Frick è stato come attraversare uno dei portali di Boucher ed entrare in un mondo immaginario e allo stesso tempo stranamente familiare, confida Yukhnovich. Volevo creare un paesaggio continuo che sfumasse i confini tra passato e presente, uno spazio in cui ornamenti, fantasia e realtà si scontrassero. È stato emozionante esplorare come il linguaggio rococò possa parlare in modo così potente al nostro mondo ipervisivo e curato»
Il progetto è accompagnato dalla pubblicazione di un volume della collana Diptych della Frick Collection, in uscita questo autunno, con un testo dell’artista e un saggio di Xavier F. Salomon sul significato della serie di Boucher.

Flora Yukhnovich nel suo studio di Londra nel 2024. © Flora Yukhnovich. Courtesy the artist, Hauser & Wirth, and Victoria Miro. Foto Kasia Bobula

Le »Quattro Stagioni» di François Boucher allestite nel West Vestibule della Frick Collection a New York. Foto Joseph Coscia Jr.