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Analix Forever, Orianne Castel, Profondeur plane, à Giuseppe Uncini

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Analix Forever, Orianne Castel, Profondeur plane, à Giuseppe Uncini

Le mostre nella fiera: viaggio nelle sezioni curate di Artissima

Ancora prima di varcare la soglia dell'Oval pregustiamo la discesa verticale nei disegni («Drawings»), nell'esplorazione di lavori di talenti emergenti («Present Future») e la riscoperta di pionieri dimenticati del XX secolo («Back to the Future»)

Riccardo Deni

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Sono le stesse da anni, ma non per questo annoiano. Anzi, confortano. Le troviamo all'ingresso della fiera, compatte, chiare, invitanti. Conosciamo la loro identità e ancora prima di varcare la soglia dell'Oval pregustiamo la discesa verticale nei disegni (Drawings 10 gallerie), nell'esplorazione di lavori di talenti emergenti (Present Future, 11 gallerie) e la riscoperta di pionieri dimenticati del XX secolo (Back to the Future, 11 gallerie). Approccio perlustrativi che ben si adatta al tema della 32ma edizione, ispirata al pensiero sistemico di Richard Buckminster Fuller e che prende il nome da una sua opera: Manuale operativo per Nave Spaziale Terra. Nell'opera l'autore con toni onirici e poetici invita ogni essere umano a prendere coscienza del proprio ruolo attivo nella cura del pianeta: per costruire insieme quel manuale, che ancora non esiste, suggeriva di ispirarsi ai bambini, portati naturalmente alla sintesi, e agli artisti, la cui visione è sempre proietta al futuro e slegata da qualsiasi finalità d’uso. Negli spazi della fiera il suggerimento è quello di guardare agli artisti, la cui visione ci suggerisce alternative, possibilità, stimola la nascita di un cambiamento, stimola al movimento. 

L'esito può essere del tutto onirico e fantasioso. Come, partendo da Drawings, nel disegni di Karine Rougier, presentati da Galerie Les filles du calvaire e ricamati su carta per mezzo di un pennello con un solo crine, che imbevuto di colore tratteggia con precisione scenari fiabeschi. Rougier reinventa una natura in cui le forme umane si intrecciano con quelle animali, dove i corpi e le forze invisibili si uniscono in un abbraccio affascinante. Infuse di una potente forza vitale, le sue composizioni sono il risultato di una prospettiva emancipata che infonde desiderio e forza nei corpi. Invita alla riflessione, invece, la presentazione di Sabine Finkenauer da Alzueta Gallery. Per lei il disegno è un atto meditativo, linguaggio di idee e e dorme, dove la ripetizione e il ritmo dettano i tempi di una poesia visiva dove colori leggeri e forme sinuose sollecitano un immaginario astratto. Concettuale ed esteticamente preziose le opere di Orianne Castel, da Analix Forever, sviluppate a partire da iconici dipinti della storia dell'arte italiana, rinascimentali e non solo, ma anche riprendendo elementi tecnici (come la croce del telaio e la tela stessa) o celebri architetture. «Disegnare il dipinto, ovvero esplorare la sensibilità delle texture e dei colori attraverso linee nere su bianco. Trascinare il dipinto verso il disegno, collocandolo sotto il segno del pensiero» dice delle sue opere l'artista, disposte una in fila all'altra in una carrellata grafica quasi ipnotica, conciliante. 

Esther Schipper, Thomias Radin

UNA, Valentina Furian

Il disegno funge da ponte per muoversi verso Present Future, dove Valentina Furian espone da UNA un’installazione immersiva composta da video, grandi disegni su plexiglass e opere su carta e gelatina. Il progetto riflette sulle dualità tra veglia e riposo, notte e giorno, e sulla lotta perpetua tra predatore e preda. Al centro dello stand si trova Sentinelle, una nuova serie di incisioni su lastre di plexiglass trasparenti montate su piedistalli metallici e prodotta appositamente per Artissima a partire dalla personale di Furian alla Fondazione Sandretto a Guarene, dove questa tipologia di opere è apparsa per la prima volta. I disegni incisi raffigurano cavalli distesi, soggetti ricorrenti nella pratica di Valentina, tracciati dall’artista a occhi chiusi. I loro corpi e contorni si frammentano e si dissolvono nella trasparenza, formando tracce sonnambule illuminate da luci LED rosse che richiamano il bagliore dei visori notturni militari. L'atmosfera si fa sacrale da Esther Schipper, dove è protagonista Thomias Radin, che combina olio, carboncino e vernice spray su lino per creare pannelli che per forma e contenuto richiamano le pale d'altare. Volte celesti, profondità abissali, figure trascendentali, richiami al sacro di uniscono in una pittura volutamente interrotta, dispersa in un anelito di alterità. 

A un analogo anelito di alternativa, di rivincita, mirano indirettamente gli artisti esposti in Back to the future, dove le gallerie propongono autori le cui sorti non hanno assecondato pienamente il loro talento. Tra questi, secondo Cristina Guerra Contemporary Art, c'è Antoni Muntadas, di cui è esposta una raccolta di slogan tratti dal mondo aziendale delle tecnologie, delle telecomunicazioni e dell'energia. In questo lavoro, l'artista esplora il modo in cui il futuro e le speranze collettive vengono “venduti” al pubblico utilizzando le stesse strategie di qualsiasi altro prodotto commerciale. Le promesse di progresso, innovazione e benessere vengono trasformate in merci, confezionate in frasi accattivanti progettate per catturare la nostra attenzione e plasmare la nostra percezione di ciò che ci aspetta. Interessante anche l'operazione di approfondimento che Gregor Podnar opera su IRWIN, un collettivo artistico sloveno fondato nel 1983, composto dagli artisti Dušan Mandič, Miran Mohar, Andrej Savski, Roman Uranjek (deceduto) e Borut Vogelnik. Il loro lavoro si concentra sulla critica istituzionale e sull'esplorazione di immagini complesse attraverso l'appropriazione e la reinterpretazione di simboli provenienti da regimi totalitari, arte religiosa e movimenti d'avanguardia. 

Riccardo Deni, 01 novembre 2025 | © Riproduzione riservata

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