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Donald Trump è stato eletto, per la seconda volta, presidente degli Stati Uniti d’America

Foto Shealah Craighead, via Flickr

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Donald Trump è stato eletto, per la seconda volta, presidente degli Stati Uniti d’America

Foto Shealah Craighead, via Flickr

Le reazioni del mondo dell’arte in Usa dopo la vittoria di Trump

All’indomani della rielezione dell'imprenditore e uomo politico alla presidenza degli Stati Uniti gli artisti provano a immaginare gli scenari futuri. Se alcuni sono fiduciosi nella tenuta di istituzioni e garanzie democratiche in tanti hanno già espresso paura, shock e sgomento: «Si possono fare molti danni». 

Helen Stoilas

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Con un incredibile exploit, Donald Trump ha vinto per la seconda volta le elezioni presidenziali degli Stati Uniti. Diventerà il primo condannato a ricoprire la carica, la persona più anziana a essere eletta presidente e il secondo presidente in assoluto a ricoprire un mandato non consecutivo. In un discorso di vittoria dal quartier generale della sua campagna elettorale a West Palm Beach, in Florida, ha detto ai suoi sostenitori che quando tornerà in carica, a gennaio 2025 (quattro anni dopo aver contestato le elezioni che lo hanno destituito dalla presidenza e hanno scatenato un'insurrezione armata nel Campidoglio di Washington) intende governare con un semplice motto: «Promesse fatte, promesse mantenute».

Tra le promesse fatte in campagna elettorale vi sono quelle di attuare deportazioni di massa di immigrati privi di documenti, di ritirare i fondi alle scuole che insegnano la teoria razziale critica e i diritti dei transgender, di ridurre gli incentivi per i veicoli elettrici e di espandere la ricerca dei combustibili fossili, di imporre tariffe del 60% sui beni e i materiali importati dalla Cina e di vendicarsi dei suoi nemici. Considerato che il Partito Repubblicano è pronto a prendere il controllo del Senato e che Trump si è circondato di consiglieri poco inclini a controllarne gli impulsi autoritari, il rischio che  per gli anni a venire le prospettive sociali, giudiziarie e legislative del Paese si orientino verso la destra è forte.

La risposta del mondo dell’arte, che alle elezioni ha ampiamente sostenuto la candidata democratica Kamala Harris per il suo impegno a favore dei valori progressisti, è stata cupa, arrabbiata e preoccupata per il futuro della cultura statunitense. Un clima in netto contrasto con la speranza che si respirava all’inizio della notte elettorale alla Gladstone Gallery di Chelsea, dove una folla di sostenitori di Harris si è riunita in una maratona di letture ospitata all’interno dell’installazione «The Shape of Things» di Carrie Mae Weems. Molti personaggi del mondo dell’arte che «The Art Newspaper» ha contattato mercoledì mattina, 6 novembre, non hanno risposto subito o sono rimasti ammutoliti dai risultati, come l'artista Deborah Kass, che ha detto: «Non ci sono parole. È questa la mia risposta».

Lyndon Barrois, artista e animatore californiano che insieme alla moglie Janine Sherman Barrois, scrittrice e produttrice televisiva, ha sostenuto Harris ammette di essere rimasto «intontito» dai risultati («Non so che cosa dire di coerente»), anche se aggiunge di sperare che «il mondo delle arti e della cultura possa continuare a raccontare storie di verità senza censure o verità e culture alternative. C'è molto di questo che è più grande del mondo dell'arte, ma si spera che sia ancora il modo più efficace per continuare a raccontare questa storia».

La scrittrice, artista e regista Tanya Selvaratnam stava lavorando con gli artisti per sostenere la campagna di Harris. Riconosce di non essere stata sorpresa dai risultati, ma di esserne rimasta profondamente turbata. «Per me, osserva, la cosa più importante è che la maggior parte degli americani che hanno votato non erano pronti a votare per una donna nera». E, sulla base della retorica razzista e misogina di Trump e dei suoi alleati in campagna elettorale, invita coloro che possono ottenere la doppia cittadinanza a farlo. «Io me ne andrei da Dodge, confessa. Nei primi quattro anni di Trump abbiamo già visto quanto potrebbero andare male le cose, a partire dai divieti di viaggio e dalla completa distruzione della Corte Suprema come entità legittima. Dovremmo prestare molta attenzione al manuale Project 2025 e prepararci al peggio che potrebbe accadere nei prossimi quattro anni. Si possono fare molti danni». Selvaratnam esorta anche quanti sono preoccupati per il futuro che si delinea a dedicare un momento «per pensare a come intervenire per sostenere coloro che si sentiranno più vulnerabili ed emarginati, perché molte persone soffriranno ancora di più di prima». Una volta tornato al potere, sostiene, Trump «metterà in pratica le sue minacce contro gli immigrati, i portoricani, i trans e tutte le donne».

Secondo l’artista Alexis Rockman, che da decenni incentra il suo lavoro sull’impatto dell’industria umana sull’ambiente, è impossibile capire come si svolgeranno le cose, soprattutto considerando quanto Trump possa essere imprevedibile e quanto sia un enigma il suo nuovo vicepresidente, J.D. Vance, aggiungendo che saltare alle conclusioni è una perdita di tempo. «A meno che tu non sia un immigrato, sottolinea. Se sei un immigrato, sei davvero fottuto». Rockman ravvisa in queste elezioni un parallelismo con l’inizio della sua carriera negli anni ’80, quando sembrava ovvio che il cambiamento climatico fosse una minaccia incombente e che agire per invertirlo fosse nell’interesse dell’umanità. «Non avevo idea che la spinta politico e il tribalismo avrebbero fatto deragliare questo [impegno] e reso impossibile una svolta», dice. Ora assiste al ripetersi della stessa storia: «Gli esseri umani, nonostante i loro migliori interessi, nonostante le informazioni, si uccideranno letteralmente per essere inclusi in un club che percepiscono come qualcosa in cui vogliono essere coinvolti».

Lita Albuquerque, ideatrice di un poster elettorale per Harris, ha espresso le sue preoccupazioni su come sarà la comunità creativa sotto un’altra presidenza Trump. «La libertà di esplorare, di guardare al mondo in modo critico, la libertà di dissentire sono le libertà che l'arte deve avere per evolversi, afferma l’artista. Mi preoccupa la nostra libertà di esprimerci». In molti Stati le votazioni hanno incluso come emendamenti costituzionali anche proposte che avrebbero garantito la libertà riproduttiva e l’autonomia corporea, e la maggior parte di queste sono state approvate dagli elettori. In Florida, però, la misura non ha ottenuto il 60% dei voti necessari per passare, permettendo così che rimanesse in vigore una legge firmata nel 2023 dal governatore Ron DeSantis, che vieta gli aborti dopo le sei settimane di gravidanza.

L’artista Antonia Wright, la cui opera «State of Labor», ora in mostra al Pérez Art Museum Miami, è una risposta diretta all’annullamento da parte della Corte Suprema dello storico caso Roe v. Wade, afferma che la sconfitta elettorale «è una perdita significativa per i diritti riproduttivi. Prima del nostro crudele e pericoloso divieto di aborto a sei settimane, la Florida era un rifugio per l'accesso all'aborto per tutte le persone del Sud». Wright aggiunge che nella maggior parte degli Stati il requisito di ottenere quasi i due terzi dei voti non era previsto. «Nonostante ciò, ci siamo andati vicini con il 57% dei voti, il che dimostra che la maggior parte degli abitanti della Florida vuole l’accesso alle cure abortive». Wright è anche preoccupata per i ripetuti tentativi di Trump di depotenziare il National Endowment of the Arts (Nea). «L'arte è sempre un bersaglio facile durante i tagli di bilancio, come abbiamo visto quando DeSantis ha tagliato 32 milioni di dollari di fondi per l'arte dal bilancio della Florida per il 2025», dice, riferendosi all’impegno dei conservatori per soffocare l'istruzione e il pensiero creativo. «Perché vietano i nostri libri se sostengono che l'arte non è importante?».

Secondo Barbara Prey, artista che per 14 anni ha ricoperto il ruolo di incaricato presidenziale del National Council on the Arts, il comitato consultivo del Consiglio nazionale delle arti, sotto quattro diverse amministrazioni, «il Nea ha una base di dipendenti di carriera forti e impegnati che guidano l'istituzione» e che anche se un nuovo direttore potrebbe essere nominato dall’amministrazione entrante, ciò richiederà tempo perché dovrà essere approvato dal Senato. Allo stesso modo, qualsiasi tentativo di togliere fondi a Nea, National Endowment for the Humanities, Institute of Museum and Library Services e televisione pubblica dovrebbe essere approvato dal Congresso, che finora ha mostrato una resistenza bi-partisan. Prey, che attualmente si trova in Toscana, a Cortona, dice di essersi «svegliata questa mattina e di aver dipinto il panorama che guarda la valle e le colline, perché la pittura è il mio modo di dare un senso al mondo». 

Come sarà il quadro della cultura statunitense nei prossimi quattro anni è ancora tutto da vedere.

La notte delle elezioni la Gladstone Gallery di New York ha ospitato Remember to Dream (Ricordati di sognare), una maratona di lettura all’interno di un’installazione di Carrie Mae Weems. Foto Joseph Robert Krauss

Helen Stoilas, 07 novembre 2024 | © Riproduzione riservata

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