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L’oasi delle ruspe

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Dario del Bufalo

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In Giordania, ad Est di Amman, esiste un’oasi che si chiama al-Azraq, presso la quale è un Castello (Qasr al-Azraq: Castello Blu) di epoca romana,  prima abitato dai Nabatei poi utilizzato dai Bizantini e dagli Omayyadi, dai Crociati e infine dall’Impero Ottomano. Nel 1917, durante la Rivolta araba, Lawrence d’Arabia stabilì qui il suo quartier generale; la sua stanza personale è ancora visibile in una delle torri. Bene, per quanto importante possa essere il Castello Blu (che fra l’altro versa in condizioni pietose, specialmente dopo il terremoto del 1927), non è di questo che voglio parlare ora ma di tutta l’area intorno a quest’oasi. Tutta la zona è costellata di interessantissimi e sconosciuti siti protostorici; sembrano i resti di villaggi o comunità molto antiche che costruivano con pietre locali alcuni tipi di «fortezze» paragonabili ai nostri agglomerati dei nuraghi in Sardegna. Geometrie lapidee circolari ancora ben visibili, perfino dal satellite. Per estensione e organizzazione si intuisce che si trattava di una società molto complessa e sviluppata.

Ora queste meraviglie del passato vengono sistematicamente distrutte da enormi ruspe che spianano via tutto, per realizzare la viabilità o per estrarre pietrame da costruzione e pietrisco per le strade.

Speriamo che qualche nullafacente funzionario dell’inutile Unesco, invece di dichiarare Patrimonio dell’Umanità lo Zibibbo di Pantelleria (istituito nel 2014), si accorga del massacro culturale in corso nell’Oasi di al-Azraq, come quello che sta avvenendo in un altro sito in Sudan, che documenteremo nel prossimo numero.

Dario del Bufalo, 11 novembre 2016 | © Riproduzione riservata

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L’oasi delle ruspe | Dario del Bufalo

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