Luana De Micco
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Notre-Dame resta Notre-Dame «ma il suo restauro completo la rende ai nostri occhi diversa», diceva di recente Philippe Jost, presidente dell’ente pubblico Rebâtir Notre-Dame de Paris, che ha gestito la ricostruzione della Cattedrale devastata dalle fiamme nel 2019. Liberata dalla gabbia metallica che l’ha intrappolata durante il cantiere durato poco più di cinque anni, la chiesa sta per rivelare il suo nuovo volto, con i colori «vivi» delle vetrate e i giochi di luce sulla pietra «bionda» dei muri come non succedeva da secoli.
Quali sentimenti proverà rientrando nella chiesa chi l’aveva conosciuta prima del rogo, con il fascino della semioscurità e il fumo dei ceri? Sorpresa? Incantamento? Choc? Di choc parlava a «Il Giornale dell’Arte» Marie-Hélène Didier, conservatrice dei monumenti storici alla Drac Ile-de-France, la Direction régionale des Affaires culturelles della Regione di Parigi: «Non l’abbiamo mai vista così luminosa. Tutti gli elementi di decoro interni della chiesa, visibili al pubblico, le statue, gli scranni del coro, il pulpito, gli altari, sono stati restaurati». Per Philippe Belaval, consigliere per la Cultura dell’Eliseo, «la Cattedrale non è mai stata vista così dalla fine del restauro di Eugène Viollet-le-Duc. È stata ricostruita identica a come era allora e ha ritrovato il candore dell’Ottocento, che non è il suo stato originale poiché nel Medioevo le pareti e le volte erano ornate di pitture». Le prime immagini della rinascita di Notre-Dame sono state trasmesse dalla televisione francese in occasione della recente, e ultima, visita del presidente Emmanuel Macron, il 29 novembre scorso, nel cantiere di ricostruzione e restauro, insieme ai Compagnons che hanno raccolto la sfida della ricostruzione.
La Cattedrale gotica è bruciata la sera del 15 aprile 2019 davanti agli occhi increduli di migliaia di parigini e in diretta tv in tutto il mondo. Il fuoco ha divorato la guglia ottocentesca di Viollet-le-Duc e la foresta di travi di legno che componeva la capriata medievale. Mentre i pompieri gettavano ettolitri di acqua, dentro la chiesa si correva per mettere in salvo le opere d’arte e le reliquie, tra cui la corona di spine e la tunica di san Luigi. Le prime immagini dell’edificio, la mattina del giorno dopo, erano impressionanti: parte della volta era collassata sotto il peso della guglia e di tonnellate di piombo fuso. Ma le mura perimetrali, le torri e le vetrate medievali erano sopravvissute al disastro. La sera stessa dell’incendio il presidente Macron aveva fatto una promessa: Notre-Dame sarebbe stata ricostruita in cinque anni. Era stata subito lanciata una colletta internazionale di fondi e in uno slancio di solidarietà senza precedenti sono stati raccolti 846 milioni di euro. Quella che sembrava una tragedia irreversibile per il patrimonio storico culturale mondiale è diventata il punto di partenza di una gigantesca operazione di restauro, coordinata dall’architetto dei monumenti storici Philippe Villeneuve, coinvolgendo esperti di tutto il mondo, mobilitando oltre 200 aziende e circa 2mila professionisti. È confermata la data di apertura dell’8 dicembre, giorno della festa cattolica dell’Immacolata concezione di Maria cui è dedicata la chiesa. Nuove modalità di visita sono state decise dalla Diocesi per rendere più fluido l’imponente flusso di visitatori atteso: si stimano fino a 40mila visitatori ogni giorno, 15 milioni in un anno, contro i 10 milioni di prima dell’incendio.
Mentre scriviamo resta in sospeso una questione: l’ingresso alla chiesa diventerà a pagamento? La polemica è nata da quando la ministra della Cultura Rachida Dati ha proposto un biglietto di 5 euro per i turisti, che in un anno permetterebbe di raccogliere 75 milioni da destinare al restauro delle chiese di tutta la Francia, 5mila delle quali sono considerate in cattivo stato, e la cui conservazione è perlopiù a carico dei Comuni. La proposta divide la classe politica e solleva l’opposizione di molti storici dell’arte, oltre che della stessa Diocesi di Parigi.
In difesa della gratuità della chiesa si invoca la legge sulla laicità del 1905 che, all’articolo 17, garantisce il libero accesso ai luoghi di culto vietando l’introduzione di «tasse e canoni» per gli edifici religiosi. In ogni caso, annuncia Philippe Jost, la riapertura di Notre-Dame «sarà un momento magico».
Le tappe del cantiere
All’indomani dell’incendio, la prima fase della ricostruzione si è concentrata sulla messa in sicurezza del monumento, per evitare ulteriori crolli o cedimenti. Le operazioni, impreviste, di bonifica dal piombo del sito e la crisi sanitaria del Covid-19 hanno rallentato queste prime fasi del cantiere. Il restauro vero e proprio, mirato a rispettare l’architettura originaria dell’edificio, ha preso il via nell’autunno 2021, con operazioni puntuali di pulitura delle volte che non erano crollate durante l’incendio, seguite, nella primavera 2022, dall’intervento di pulitura interna. «Il grosso del lavoro, ha spiegato Philippe Jost, ha riguardato la ricostruzione delle volte crollate e il rifacimento dei tetti consumati dall’incendio e della guglia, il cui crollo è stato uno dei momenti più drammatici dell’incendio». La ricostruzione ha riguardato le volte della navata, del braccio nord del transetto e dell’incrocio del transetto. Sono state consolidate o sostituite le pietre delle volte del coro e dei due bracci del transetto rese fragili dall’incendio. Nell’autunno 2022 è iniziata la ricostruzione dell’ossatura in quercia della capriata. Un’operazione lunga, seguita dalla posa della nuova copertura in piombo. Nel 2023 parigini e turisti hanno potuto osservare l’elevazione progressiva della guglia, ricostruita identica.
A dicembre, davanti a una folla di curiosi, il nuovo gallo dorato, disegnato da Philippe Villeneuve, che custodisce alcune reliquie salvate dal rogo, è stato issato con una gru e riposizionato sulla cima della guglia, a 96 metri di altezza. Il gallo storico, del 1859, ritrovato deformato dopo l’incendio, è esposto nella Cité de l’Architecture e raggiungerà il futuro Musée de l’Oeuvre de Notre-Dame. Le ultime impalcature sulla guglia sono state smantellate la scorsa estate, in tempo per le Olimpiadi. Negli ultimi due anni sono state restaurate tutte le sculture che decorano l’interno della chiesa e i 22 dipinti, tra cui i «Mays de Notre-Dame», 13 grandi tele dei maggiori artisti del Sei e Settecento tra cui Charles Le Brun e Guido Reni. Le vetrate medievali delle campate superiori sono state rimosse e restaurate in laboratorio.
Di recente sono stati resi noti anche i risultati degli scavi realizzati nel 2022 dagli archeologi dell’Inrap, Institut national des recherches arquéologiques préventives, che hanno portato alla luce due antichi sarcofagi, di cui l’uno sembra contenere le spoglie del poeta Joachim du Bellay, morto nel 1560, e più di mille frammenti dello jubé, il tramezzo di pietra tra coro e navata realizzato intorno al 1230 e demolito durante la Rivoluzione (una selezione dei quali è esposta fino al 16 marzo 2025 nel Musée de Cluny di Parigi). Nel corso del 2023 sono stati anche rifatti tutti gli impianti tecnici, con l’installazione di un impianto antincendio che include un sistema di nebulizzazione dell’acqua nel tetto. A settembre le otto campane sono tornate, dopo il restauro, sulla torre nord che era stata raggiunta dalle fiamme, rischiando di crollare. Alla cerimonia di apertura suonerà il grande organo del Settecento, uscito indenne dall’incendio. Le circa 8mila canne che lo compongono erano state smontate una per una per essere ripulite dalle polveri di piombo.
Gli altri lavori in programma
Se i lavori principali sono completati, altri interventi continueranno nei prossimi anni ed è probabile che l’immenso cantiere di Notre-Dame non sarà concluso prima del 2030. Sin dal 2025, partirà una nuova campagna di restauri sugli esterni della Cattedrale che interesserà la facciata, la copertura della sagrestia, gli archi rampanti e il capocroce (sui quali si doveva già intervenire prima dell’incendio), che saranno finanziati con 140 milioni di euro ancora disponibili degli 846 ricevuti con le donazioni. Lo scorso ottobre la sindaca di Parigi Anne Hidalgo ha anche annunciato i lavori per il nuovo allestimento del sagrato e dei giardini di Notre-Dame. Il cantiere, che inizierà nell’autunno 2025 e durerà almeno tre anni, sarà interamente finanziato dalla città con 50 milioni di euro.
Il progetto dell’architetto belga Bas Smets, in collaborazione con lo studio Grau, prevede di adeguare il luogo al riscaldamento climatico piantando degli alberi sui tre lati del sagrato e di trasformare l’attuale parcheggio sotterraneo in spazio di accoglienza per il pubblico. Da lì si farà anche l’accesso al Museo della cripta. Restano infine da seguire gli sviluppi del progetto di realizzazione delle vetrate contemporanee per sostituire quelle storiche di Viollet-le-Duc uscite intatte dopo l’incendio. Il progetto è sostenuto da Macron, ma ha ricevuto il parere negativo della Commission nationale du patrimoine et de l’architecture ed è criticato da molte associazioni per la difesa del patrimonio culturale. A ottobre è stata resa nota la lista degli otto artisti finalisti del bando lanciato lo scorso anno e il vincitore dovrebbe essere annunciato in questi giorni.
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