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La Basilica di Saint-Denis in una litografia del XIX secolo

© Isodore Laurent Deroy et Lemercier-Archives municipales de Saint-Denis

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La Basilica di Saint-Denis in una litografia del XIX secolo

© Isodore Laurent Deroy et Lemercier-Archives municipales de Saint-Denis

Procede la contestata ricostruzione del campanile di Saint-Denis

Smontato nel 1847 dall’architetto Eugène Viollet-le-Duc, non fu mai ripristinato. L’idea di riedificarlo risale al 2015, ma solo all’inizio di quest’anno sono state montate le impalcature. La fine dei lavori non è prevista prima del 2030

Luana De Micco

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C’è chi lo ha definito un «falso», un «atto vandalico» contro il patrimonio storico della Francia, o al meglio un «progetto superfluo». E c’è chi invece lo ritiene un «gesto storico» e un’opportunità unica per rilanciare questa periferia parigina, popolare e multietnica, maltrattata dalle politiche urbanistiche e disertata dai turisti. 

Dopo dibattiti ventennali e accese polemiche, il 14 marzo scorso è stata posata la prima pietra della tour nord della Basilica di Saint-Denis, a nord di Parigi, primo capolavoro gotico di Francia, su cui svetterà la guglia alta 90 metri. Il cantiere, che sta procedendo, non è né un vero restauro né una ricostruzione. Si tratta di «rimontare» il campanile che era stato smontato nel 1847 da Eugène Viollet-le-Duc, l’architetto il cui nome è strettamente legato a Notre-Dame. Doveva essere una soluzione temporanea, sono passati quasi 180 anni. 

Il primo santuario sorse nel 475 d.C. sul luogo di sepoltura di San Dionigi. Poi, nel XII secolo, l’abate Sugerio, consigliere dei re e reggente di Francia durate la seconda crociata, intraprese la ricostruzione della chiesa nello stile gotico nascente, innalzando due campanili. La basilica fu chiamata la «Lucerna» per la sua architettura di luce. Costruita verso il 1180, la guglia di pietra, in cima alla torre nord, fu fragilizzata nell’800 dalle intemperie, restaurata e poi di nuovo danneggiata da una tempesta. Di qui la decisione drastica di Viollet-le-Duc, oggi considerata da molti non necessaria, di smontarla. 

La Basilica di Saint-Denis accoglie la necropoli dei re e delle regine di Francia e si visita come un museo. Ma sono solo circa 100mila i turisti che ogni anno si spingono oltre il raccordo anulare per visitarla. Il progetto, difeso dall’associazione Suivez la flèche, al contempo ambizioso e contestato, cominciò a concretizzarsi quando, nel 2015, malgrado i ripetuti pareri negativi della Commission nationale des Monuments historiques, l’allora presidente François Hollande dette il via libera alla ricostruzione. Il cantiere fu affidato all’architetto dei monumenti storici Jacques Moulin, affiancato da una commissione di specialisti. Nel 2023 gli scavi archeologici preventivi realizzati dall’Inrap hanno portato alla luce circa 200 sepolture d’epoca merovingia e carolingia. Nel 2024 è stata consolidata l’ala nord dell’edificio che dovrà reggere la nuova torre di 2mila tonnellate e a inizio 2025 sono state montate le impalcature. La fine dei lavori non è prevista prima del 2030. Il budget è stimato a 37 milioni di euro, finanziato in grande parte da enti locali, Dipartimento e Regione (31 milioni di euro), a cui si aggiungono i fondi riuniti da una colletta online lanciata dalla Fondation du patrimoine. 

Jacques Moulin assicura che la «ricostruzione sarà fatta in modo identico, rispettando le tecniche dell’epoca medievale, ma anche tutte le forme e le dimensioni originali». La «fortuna» è che i restauratori possono basarsi su una documentazione dell’opera precisa e dettagliata riunita nell’800: 15.228 pietre, 183 capitelli e 25 gargolle dovranno essere tagliate. Il cantiere sarà aperto al pubblico e, per lasciare un’eredità al territorio e ai suoi giovani, accoglierà un centro di formazione ai mestieri d’arte. Il percorso di visita della basilica, gestito dal Centre des Monuments nationaux, comprenderà il «villaggio degli artigiani».

Suivez la flèche © 3D WNS-Studio. Photo Julie: Guiches

Luana De Micco, 18 luglio 2025 | © Riproduzione riservata

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