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Arianna Antoniutti
Leggi i suoi articoliSvelato il secondo atto del progetto «Murales. Arte contemporanea in Metro». È di Marinella Senatore il lavoro «Ci eleviamo sollevando gli altri» che, per quattro mesi, sarà visibile sulla superficie dei grandi silos nel cantiere della Metro C in Piazza Venezia. L’iniziativa di arte pubblica è promossa dalla società consortile guidata da Webuild e Vianini Lavori, impegnata nella costruzione della linea C della Metropolitana di Roma, con il patrocinio di Roma Capitale, e con la curatela del progetto affidata a Spazio Taverna.
Dopo Pietro Ruffo, è stata chiamata Marinella Senatore per trasformare lo spazio in divenire della piazza, in una pinacoteca a cielo aperto. L’artista è stata scelta da un comitato scientifico composto dai rappresentanti di alcune tra le principali istituzioni culturali romane: la Galleria Nazionale d’Arte Moderna, la Galleria Borghese, il MaXXI e il Palazzo delle Esposizioni.
Il cuore del lavoro della Senatore risiede nella forte dimensione collettiva e partecipativa, difatti così l’artista ci illustra la sua opera: «La mia arte ha sempre a che fare con la comunità, a partire dal modo in cui essa viene generata. Qui le silhouette, le mani, le sagome che vedete sui silos, appartengono ai partecipanti dei miei progetti. Queste figure sono persone reali. Poi c’è la comunità cui l’opera si rivolge, il pubblico che riceverà il lavoro: la comunità dei turisti, dei romani, dei passanti che si spostano per la città, e infine la comunità, fondamentale, rappresentata dai lavoratori del cantiere. Si produce un rapporto basato sul qui e ora, è un’opera calata nella vita, nella realtà. E poi c’è molto colore, che è un elemento di poesia e di comunicazione. Volevo che il mio lavoro contenesse anche questo elemento di festa».
In totale saranno sei gli artisti che, fino a dicembre 2026, si alterneranno nella piazza, sulla quale sorgerà la grande archeostazione di Piazza Venezia. Il progetto «Murales» punta a valorizzare il cantiere come esempio di integrazione tra arte e infrastruttura, trasformando uno spazio temporaneo in un luogo di cultura, dialogo e innovazione, capace di ispirare nuove forme di fruizione degli spazi urbani. In questo senso, l’arte è vista come strumento di rigenerazione, capace di mitigare visivamente l’impatto di un cantiere, che è indispensabile per migliorare la vivibilità di Roma.
«È progetto di rigenerazione urbana che prende forma attraverso un’arte effimera, dice Pietro Salini, amministratore delegato di Webuild. È bellezza allo stato puro, quella di breve durata. Si dice “la bellezza ci salverà”, ma in realtà siamo noi che dobbiamo salvare la bellezza. Questa città è viva nella misura in cui ci sono, e operano, gli artisti».
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