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Giorgio Azzoni
Leggi i suoi articoliIcona dell’architettura moderna, Mies van der Rohe (1886-1969) possedeva opere di Munch, Schwitters, Picasso, Braque e Klee che, pur esteticamente distanti dalla sua millimetrica, trasparente e algida idea di spazio, dimostravano il forte legame con la cultura europea d’origine. Dopo l’abbandono della Germania nazista nel 1938, i ben ventisei dipinti di Paul Klee (1879-1940) diventarono inseparabili oggetti personali, come rivela una sequenza di ritratti fotografici che ne mostrano due appesi nel soggiorno della casa di Chicago. La predilezione del grande architetto per l’arte dell’amico ai tempi del Bauhaus è stata acutamente indagata da Dario Costi in Mies & Klee, recentemente edito da LetteraVentidue.
Il libro studia la relazione tra i due maestri ma, soprattutto, tra due discipline, riscontrando congruenze e distanze ma anche insondate affinità complementari. Dopo una paziente ricerca, Costi restituisce da un’inedita angolatura il senso dell’opera dei due giganti del Novecento, discutendo il tema dell’ideazione in arte e architettura quale impulso creativo e progetto, della forma come risultato di un processo che connette «Gestaltung» (la dinamica della figurazione) e «Form» (l’ordine estetico finale). L’organizzato ragionamento indiziario è sviluppato in sedici capitoli che catturano e accompagnano il lettore, alcuni informativi e contestuali, altri duali e oppositivi come anticipato dai titoli: Vite e relazioni, Gestaltung e Form, Separazione e vicinanza, Continuità e allineamenti, Costruttivo e grande forma, Esattezza e distanza, Materia e forme, Parti e tutto.
Coinvolgendo fini intellettuali della cultura europea tra le due guerre, tra cui Rainer Maria Rilke, Romano Guardini e Walter Benjamin, Costi punta senza reticenze al cuore del processo compositivo dell’architettura di Mies in relazione alla pittura di Klee, per entrambi teso alla definizione di un ordine superiore in grado di elevare l’opera a forma di pensiero. Il sottotitolo del volume, L’arte moderna di costruire tra le cose e l’attesa dell’apparizione, rivela infatti un ampio sguardo interpretativo che oltrepassa la finalità biografica per cogliere, dei due protagonisti, il forte orizzonte spirituale. Rivolte a ridefinire gli statuti delle rispettive discipline, le loro ricerche esprimevano la volontà di porre ordine a spazio e movimento: spazio assoluto e in attesa di essere vissuto quello creato da Mies, animato e vitale quello di Klee, interpretabile attraverso un codice articolato e flessibile. Studiando punti di allineamento al limite del visibile, la pubblicazione apre con discrezione un ambito dialettico sul contributo attivo e operante di due eleganti e sottili interpreti della sensibilità contemporanea e di una modernità ricca di profondità. Essi guardarono all’utopia di una forma perfetta, capace di esprimere un mondo che, ancora, risuona come un’eco senza tempo.
Mies & Klee. L’arte moderna di costruire tra le cose e l’attesa dell’apparizione di Dario Costi, 160 pp., ill. col. e b/n, LetteraVentidue, Siracusa 2025, € 22.
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