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Rocco Moliterni
Leggi i suoi articoli«Musica nuova in cucina», recitava uno slogan di qualche anno fa, se non ricordo male dedicato ai prodotti alimentari della Germania. Ma la frase si adatta bene a Muro, l’ultima nata tra le caffetterie di museo a Torino. Perché questa «osteria contemporanea» annessa al Mef-Museo Ettore Fico di via Cigna, nella periferia nord, sembra suonare una musica nuova rispetto al grigiore che segna molti degli omologhi locali in città (taciamo per carità di patria dei musei pur importanti che hanno rinunciato alla caffetteria e il massimo che offrono è un triste corner con macchinette automatiche). E siamo in un quartiere «difficile» come Barriera di Milano, ma forse la chiave vincente sta proprio nel fatto che ad aprirlo sia stato un gruppo di creativi che nel quartiere già lavora e che in vario modo si è fatto le ossa nella «bistronomie» cittadina.
Il loro intento non è solo dar da mangiare (lo fanno in modo non banale) ma creare un luogo di relazioni e confronti. I primi riscontri sono positivi: difficile trovare posto la sera e il sabato a pranzo in una giornata piovigginosa di fine gennaio i posti liberi si contavano sulle dita di una mano. C’era la proposta di un piatto del giorno a dieci euro: un flan di verdure con crema inglese salata e sedano rapa. La carta si apriva con una serie di antipasti tra i sei e i dieci euro, tra cui spiccava una battuta di fassona tonnata con capperi e un porro a vapore cacio e pepe. Tra i primi, tagliolini al ragù bianco di coniglio con cavolo nero e pasta mista patate cozze e provola affumicata. Io ho scelto un secondo come le costine al forno, chimichurri e cavolo cappuccio che ho accompagnato con un’insalatina di puntarelle, fagioli cannellini e acciuga. Il chimichurri è una salsa di origine argentina a base di olio, aceto, prezzemolo, aglio e peperoncino usata dai gauchos per condire o marinare la carne: in questo caso non era troppo piccante e ben si sposava con le costine, cotte alla perfezione. Mancava invece all’insalata di puntarelle un po’ di grinta: l’ho fatto notare e mi hanno portato per condirla un Verjus Bourgoin che è un succo d’uva acidificante prodotto in Charente: il piatto ha preso una marcia in più. Con un calice di Pinot nero di Borgogna e una panna cotta con coulis di frutti rossi ho speso 35 euro e c’è da tornarci per scoprire le novità in arrivo nella carta dei vini i cui ricarichi sono di assoluta onestà. Dimenticavo: al Museo Fico sono da vedere le mostre di Luigi Serralunga, Marie-Claire Mitout e Ettore Fico.
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