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Lunetta del portale laterale, pieve di Santa Maria, Arezzo

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Lunetta del portale laterale, pieve di Santa Maria, Arezzo

Nel Medioevo non si buttava mai nulla

In un volume esempi di riuso di marmi e sculture dall’epoca romana al IX secolo per grandi Cattedrali o piccole pievi della Toscana

Elena Franzoia

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Pubblicato nell’ambito della collana «Culture artistiche del Medioevo», disponibile anche come file open access e scritto dal giovane storico dell’arte Gianluigi Viscione, che al tema ha dedicato la propria tesi di dottorato, il volume analizza «il riuso di elementi scultorei altomedievali e il recupero del loro linguaggio formale in Italia centrale tra XI e XIII secolo», come precisa l’autore nell’introduzione.«L’ampia casistica oggetto di questo studio può essere suddivisa in tre grandi categorie di riferimento: casi di autentico spoglio, pseudospolia ed episodi arcaizzanti. I contesti entro cui questo fenomeno avviene sono immancabilmente edifici di culto: pievi, chiese cittadine, canoniche, chiese monastiche, abbaziali e cattedrali. In alcuni casi, nuovi cantieri architettonici, infatti, impiegano elementi di spoglio provenienti da arredi liturgici realizzati tra VIII e IX secolo». 

Quanto alla scelta di circoscrivere la sua ricerca alla Toscana, Viscione la motiva come dettata «dalla densità con cui il fenomeno vi si presenta, dall’esistenza di una precedente letteratura e dal fatto che il reimpiego non sia una strada obbligata, ma una possibilità che convive con una scultura monumentale di nuova ideazione. In quest’area è, infatti, innegabile uno spiccato interesse per questo genere di manufatti che supera di gran lunga il solo reimpiego esibito, largamente diffuso anche in altre aree del Centro Italia, dando vita a fenomeni, come la realizzazione di finti spogli e decorazioni arcaizzanti, che presuppongono la conoscenza profonda e la valorizzazione degli originali». 

L’attenzione dell’autore si focalizza poi su un catalogo di 11 edifici, tra cui compaiono complessi celeberrimi come l’Abbazia di Sant’Antimo e la Pieve di Santa Maria Assunta ad Arezzo. Anche se un ruolo di ovvia importanza spetta alla romanica Lucca, presente nel volume con le chiese di San Frediano, Santa Maria Forisportam, San Micheletto e San Benedetto in Gottella, Viscione sottolinea con forza l’esemplare, propulsiva centralità del Duomo di Pisa, sulla cui facciata la presenza di elementi di spoglio provenienti direttamente da Roma e Ostia «ha spinto gli studi ad attribuire al loro impiego un valore fortemente ideologico, al fine di illustrare il paragone con Roma su cui le fonti coeve insistono ripetutamente. In più, il porto di Pisa e il cantiere del Duomo devono aver favorito la circolazione di ricercati pezzi antiquari in Toscana e altrove. Senza la mediazione pisana sarebbe impossibile spiegare la presenza di elementi di spoglio da Roma e Ostia in centri della Toscana come Lucca (Sant’Alessandro e San Frediano) e Firenze (San Miniato al Monte e il Battistero), dove pure sono stati riconosciuti spolia indubbiamente provenienti dalle rovine ostiensi e dall’Urbe».

Il reimpiego della scultura altomedievale in Toscana. Riuso, pseudospolia e arcaismo tra XI e XIII secolo
di Gianluigi Viscione, 266 pp., ill., FrancoAngeli ed., Milano 2024, € 39

La copertina del volume

Elena Franzoia, 08 marzo 2025 | © Riproduzione riservata

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