Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine
Elena Franzoia
Leggi i suoi articoliStorica dell'arte e studiosa di arte medievale e moderna, con particolare attenzione per i manoscritti latini, la cultura ebraica e l’iconografia biblica, Andreina Contessa è stata nominata nel luglio 2025, in seguito a un concorso ministeriale indetto in febbraio, direttrice del nuovo, nevralgico polo museale fiorentino di prima fascia nato dall’accorpamento tra la Galleria dell'Accademia e i Musei del Bargello, in cui confluiscono oltre al grande museo nazionale di scultura Cappelle Medicee, Palazzo Davanzati, complesso di Orsanmichele e Casa Martelli. Contessa succede quindi a Cecilie Hollberg, per otto anni direttrice dell’Accademia, e Paola D’Agostino, ex direttrice dei Musei del Bargello oggi ai Musei Reali di Torino.
In questa intervista Andreina Contessa, che giunge a Firenze dopo la brillante direzione prima del Museo Storico e del Parco del Castello di Miramare a Trieste e dal 2020 dei musei regionali del Friuli Venezia Giulia, tratteggia caratteristiche e obiettivi del suo nuovo mandato.
Andreina Contessa sul Verone del Bargello. Immagine courtesy Galleria dell’Accademia-Musei del Bargello
Dottoressa Contessa, quali sono vantaggi e caratteristiche del nuovo polo Accademia-Bargello e come si inserisce nel contesto fiorentino?
Credo che questa unione tra due colossi museali rappresenti una sfida e una opportunità inaudita per entrambi. L’unione di questi musei potenzialmente potrà portare a un riequilibrio degli afflussi dei visitatori e delle risorse economiche. Verrà applicata una bigliettazione integrata unica uniformando gli orari di apertura dei vari musei. I visitatori potranno usufruire di un percorso museale, architettonico e artistico unico al mondo, distribuito su edifici diversi della città, un viaggio tra le diverse epoche storiche della città di Firenze e i suoi diversi volti.
Quali sono i punti salienti del suo progetto?
Mi colpisce molto la straordinaria forza, e lo spiccato carattere di ciascuno dei musei. Fortissimo l’accento posto sulla ricerca artistica e lo studio nella Galleria dell’Accademia, dove i capolavori sono stati e sono fonte di ispirazione per generazioni di artisti, in stretto rapporto con la vicina scuola di Belle Arti, e con una Gipsoteca dove si possono osservare i processi creativi degli scultori. Tempio della scultura e delle arti applicate il Museo del Bargello, creato dalla visione di un’identità patriottica nel tentativo di affermare un primato nazionale, riflette al contempo un afflato transnazionale, un carattere che oscilla tra il museo storico e una raccolta delle più diverse arti e manifatture. Certamente vorrei mettere in rilievo e creare un legame tra gli elementi che accomunano le due istituzioni. Entrambe hanno in comune Michelangelo, entrambe hanno come immagine/icona la figura biblica di David con tutte le implicazioni interpretative che lo legano alla città di Firenze. Entrambe condividono lo stretto rapporto con i Medici (le collezioni medicee del Bargello e la fondazione dell’Accademia delle Arti del Disegno nel 1563 da parte di Cosimo I de’ Medici, ma anche la Collezione di strumenti musicali). I due grandi musei nazionali hanno in comune la coscienza storica del valore dell’arte nella fondazione dell’identità italiana, a partire dalla ottocentesca scoperta della Cappella col ritratto di Dante, ed entrambi includono veri e propri capolavori della scultura dal Rinascimento fino al Barocco (Bargello) e all’Ottocento (Accademia). Insieme formano un patrimonio gigantesco, fortemente variegato e di straordinario interesse. La strategia culturale consiste nell’esaltare le loro peculiarità ponendole in relazione, nel mettere a sistema questi grandi musei creando un’alternativa di visita ragionata di alto profilo culturale nel contesto di Firenze intorno ad alcuni temi centrali, che costituiranno una serie di itinerari tematici con diverse declinazioni. Questo nuovo sistema di musei rappresenta ora il luogo prediletto per la ricerca, la storia del collezionismo, del processo creativo della scultura che porta alla realizzazione dell’opera, e della materialità dell’arte in tutte le sue applicazioni, capace di creare un nuovo itinerario urbano.
Sono però anche musei molto diversi: Bargello sottofrequentato, Accademia chiarissimo esempio di overtourism, anche se visitato solo in una sua piccola parte. Come è possibile uscire dalle logiche dell’opera-icona (o feticcio) che condizionano la fruizione museale contemporanea?
Per quanto riguarda l’overtourism, tutti i maggiori musei si stanno interrogando sul tema del «Managing visitor flow», ponendosi la questione: come possono riuscire i Palazzi-Musei a gestire le grandi folle, mantenendo il pubblico soddisfatto, tutelando i beni storici custoditi, e creando al contempo un’esperienza di visita straordinaria? Le risposte adottate sono condivise da molti musei: la creazione di nuove offerte e/o nuove attrazioni, la crescente tendenza al turismo fuori stagione, ripensando le offerte di bassa stagione e considerando questa tendenza come una nuova opportunità. Vanno considerate anche le aperture in orari diversi per visite speciali, vanno presi accordi per limitare accesso dei tour operator nelle prime domeniche e nei giorni di apertura gratuita. Il progetto di uno o più percorsi culturali che prevedano tappe nei vari musei del nuovo sistema museale renderà possibile la ridistribuzione del pubblico in diverse sedi e in orari diversi, e possibilmente in visite di maggior valore culturale. Vogliamo restituire questi luoghi di grande attrazione ai fiorentini, sviluppando iniziative e aperture speciali per i cittadini e sottolineando il ruolo dei musei al servizio della comunità e della cultura di appartenenza. Parallelamente dobbiamo pensare all’implementazione di una campagna di sensibilizzazione completa per rendere coscienti i visitatori sui comportamenti sostenibili nel contesto del patrimonio culturale e sui temi della conservazione. Qui entra in gioco il ruolo del museo non solo come scrigno della memoria e custodia dei simboli nei quali la comunità riconosce la propria storia e la propria tradizione, ma anche come entità interamente calata nella contemporaneità, con il compito di elaborarne i percorsi trasformativi. Al museo inteso come luogo di diplomazia, di spazio globale di riflessione, spetta il compito di rendere chiaro ma anche di tenere alto il discorso culturale, contribuendo alla coesione sociale, al benessere delle persone, e a una coscienza civile attiva e vigile.
All’interno dei Musei del Bargello sono presenti anche luoghi meno conosciuti, come ad esempio Casa Martelli. Come intende valorizzarli?
Non ci sono musei «minori» se li consideriamo ciascuno per le sue peculiarità. La valorizzazione del Bargello passerà attraverso la considerazione che verrà data alla sua enorme e preziosa collezione che ne fa il maggiore centro delle arti applicate e delle tecniche artistiche. Per Casa Martelli è in corso la progettazione di un impegnativo restauro, mentre alcune aree sono state già rese fruibili per uffici del personale del nuovo ente museale, che ha una grande carenza di spazi di servizio. Altri restauri sono in partenza sulle finestre di Casa Martelli, ma anche di Orsanmichele e delle Cappelle medicee. Il nuovo itinerario che verrà proposto potrà fornire ai visitatori una carrellata di tecniche diverse, in un connubio delle Arti, ognuna rappresentata al massimo livello di splendore. Il nuovo percorso museale potrà essere tematico e coprire il ciclo della vita tra Medioevo e Rinascimento, dal fulcro della casa, dove un ruolo speciale avrà Palazzo Davanzati, alla sepoltura immaginata nelle cappelle funebri della famiglia Medici e nel monumentale mausoleo granducale, dall’ambito personale e privato a quello pubblico e monumentale.
Quali aspetti della sua lunga esperienza friulana pensa potranno esserle utili a Firenze?
So per esperienza che gli accorpamenti possono costituire grandi opportunità ma non sono mai semplici. L’accorpamento Galleria dell’Accademia-Musei del Bargello comporterà un complesso cambiamento dal punto di vista gestionale-amministrativo a livello degli uffici, del personale e della contabilità. Avendo vissuto questa esperienza con la creazione nel 2024 di un unico ente autonomo, attraverso l’accorpamento dei musei della Direzione Regionale Musei nazionali del Friuli Venezia Giulia al Museo storico di Miramare, ho acquisito l’esperienza necessaria a gestire, organizzare e far lavorare fianco a fianco sotto la stessa direzione realtà museali tanto diverse tra loro e dislocate in luoghi differenti, e la capacità di visione per interpretare nel modo più positivo l’accorpamento, come nuova possibilità di rilanciare un discorso museale di alto livello attraverso la ricreazione di un composito itinerario culturale. Per questo ho iniziato il mio mandato fiorentino incontrando il personale. Ascoltare è un modo efficace per conoscere, comprendere e acquisire una visione più profonda delle diverse situazioni.
Il Salone di Donatello nel Museo Nazionale del Bargello. Foto © Nicola Neri
La Cappella dei Principi a San Lorenzo. Courtesy Galleria dell’Accademia-Musei del Bargello
Le Sale Bizantine della Galleria dell’Accademia. Foto © Guido Cozzi
Museo di Palazzo Davanzati, Firenze, Sala dei Pappagalli. Courtesy Galleria dell’Accademia-Musei del Bargello
Giotto e bottega, «Il giudizio finale», particolare con ritratto di Dante, 1330-35, Firenze, Museo Nazionale del Bargello, Cappella della Maddalena
Altri articoli dell'autore
Scoperte di straordinaria importanza: dopo lunghe e complesse analisi diagnostiche, il Rijksmuseum ha avviato il restauro della grandiosa tela e non fa previsioni sulla fine dei lavori
Paolo Penko, che ama definirsi «orafo storico», da quando aveva 20 anni compie ricerche sul gioiello antico, sfociate poi nell’ambizioso progetto di ricostruzione dell’oreria granducale e in incarichi di respiro internazionale come la creazione dei gioielli del recente film «Conclave»
Un volume a cura di Veronica Rodenigo pubblicato in occasione dei venticinque anni dell’azienda veneziana OTTART esplora e valorizza la complessa, e quasi sempre invisibile, «macchina professionale» che consente la fruizione espositiva, in cui convergono architettura, ingegneria e sapere artigiano
Dieci soldati in argilla, carri, armi e oggetti rituali nella mostra sulle dinastie Qin e Han al Museo di Belle Arti di Budapest che ospita anche un focus sulla Grande Muraglia



