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Elena Correggia
Leggi i suoi articoliUn ponte fra Oriente e Occidente, alla ricerca di assonanze estetiche e simboliche. Questo è il viaggio che propone «A collective embrace», la mostra curata da Alida Priori visitabile fino al 30 aprile nel nuovo spazio aperto dal gallerista Dario Mottola in piazza Mentana 10, nel cuore del più antico quartiere storico milanese, le 5 Vie. In esposizione, una selezione di raffinati mobili cinesi risalenti al periodo della dinastia Qing (1644-1912), posti a confronto con dipinti e oggetti di design europei della seconda metà del Novecento. Mondi solo apparentemente distanti, posti in dialogo fra loro per scoprire sorprendenti rimandi stilistici e affinità, nel segno di un’eleganza di forme che coniuga tradizione, sapere artigianale e innovazione. Così, in una stessa sala convivono armoniosamente un tavolo altare cinese di gusto imperiale, in legno pregiato di huanghuali, scolpito con scene di draghi, di fine ‘700-inizio ‘800 (periodo Qianlong), accanto a una coppia di vasi giapponesi bianchi e blu in porcellana Arita, del 1870 circa.

Uno scorcio della nuova galleria di Dario Mottola a Milano
Sul tavolo è appoggiato un vaso in vetro avventurina di Murano firmato da Giulio Radi intorno al 1960, mentre sulla parete si staglia un grande olio su tavola informale di Giuseppe Spagnulo, del 1970 circa. Un’inaspettata modernità connota poi due chaise longue cinesi, così come piccoli tavoli e armadi, affiancati da un grande piatto Hirado, risalente al Giappone del periodo Meiji (1890 circa), dal diametro di 95 cm. Un tutto che crea una sottile comunicazione con opere pittoriche fra astrattismo e arte concettuale di Tsai Xsia-Ling, Hsiao Chin, Umberto Mariani, Franco Bemporad e punti di contatto con la produzione di vasi in vetro di Venini ideati da designer come Carlo Scarpa, Tomaso Buzzi, Ludovico de Santillana, solo per citarne alcuni.
«Questa mostra nasce dal connubio tra mobili cinesi molto pregiati e opere del secondo dopoguerra cinesi e italiane, legate insieme da un filo logico essenziale, quello del gusto che è frutto di una ricerca tecnica oltre che estetica», precisa Mottola. L’antiquario racconta anche i motivi dell’apertura di questa sua seconda sede, che si affianca alla vicina galleria di via Santa Marta, da sempre dedicata alla scultura, soprattutto fra Ottocento e Novecento. «Il nuovo spazio coniuga tradizione e modernità, grazie alla sua impronta minimalista di “white box” abbinata a dettagli di stile italiano del primo ‘900 come i pavimenti in palladiana e i dettagli delle maniglie in stile Pontiano», spiega. «Un luogo che esprime il desiderio di individuare nuovi stimoli e un nuovo percorso futuro che ho già in mente e che prevede la valorizzazione di artisti dimenticati, anche italiani ma dal respiro internazionale».

Uno scorcio della nuova galleria di Dario Mottola a Milano
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