Luana De Micco
Leggi i suoi articoliForse sull’incendio di Notre-Dame non si conoscerà mai la verità. Più di tre anni dopo il rogo che ha devastato la Cattedrale il 15 aprile 2019, l’inchiesta rischia di essere archiviata senza dar luogo a incriminazioni perché non ci sarebbero elementi sufficienti per stabilire i motivi e le responsabilità dell’incendio, in cui sono andati in fumo il tetto e la guglia della Cattedrale. Il rogo rischia quindi di restare senza causa né colpevoli.
«Il fascicolo sarà archiviato perché è impossibile sapere qual è la pista giusta. Se ci fossero state vittime sarebbe diverso», dichiarava lo scorso agosto uno dei magistrati parigini che si occupa del caso sentito dal settimanale «Le Canard enchaîné». La procura di Parigi aveva poi precisato a «Le Figaro» che si stanno ancora aspettando i risultati di due perizie scientifiche avviate in aprile, che richiederanno diversi mesi. Ma il non luogo a procedere, a meno di grosse sorprese, sembra la fine più probabile del caso.
L’inchiesta preliminare, aperta dopo l’incendio, aveva escluso subito la pista dolosa e criminale. Il 20 giugno 2020, il fascicolo era stato trasferito a tre giudici istruttori e più di un centinaio di testimoni sono stati interrogati. Due piste sono state privilegiate dagli inquirenti. La prima: un corto circuito nei collegamenti elettrici tra due campane. La stampa francese aveva riferito tempo fa che questa installazione elettrica, realizzata nel 2007 facendo passare i fili nella capriata di legno del XIII secolo, dov’è divampato il fuoco, doveva esser provvisoria, ma non è mai stata ritirata. La seconda: una sigaretta spenta male nel cantiere di restauro della guglia di Viollet-le-Duc, che era iniziato poche settimane prima. Dei mozziconi erano stati trovati in una zona dove era vietato fumare.
Allora, negligenza o imprudenza? Intanto, dopo una lunga operazione di messa in sicurezza della Cattedrale (per la quale sono stati spesi 150 milioni di euro, prelevati dagli 846 milioni donati da 340mila mecenati di 150 Paesi), il restauro vero e proprio del monumento è iniziato. Il budget complessivo per il recupero, annunciato a luglio da Jean-Louis Georgelin, presidente di Rebâtir Notre-Dame de Paris, l’ente pubblico responsabile del cantiere, è di 550 milioni di euro.
Georgelin ha tra l’altro precisato che sarà installato a Notre-Dame un nuovo dispositivo anti incendio basato sulla nebulizzazione di goccioline d’acqua, che si sta testando all’Ineris, l’Institut national de l’environnement industriel et des risques. I 146 milioni di euro della colletta internazionale che avanzeranno potrebbero essere utilizzati, con il consenso dei donatori, per il restauro esterno della Cattedrale.
La data di riapertura al pubblico è mantenuta per il 15 aprile 2024, malgrado i tanti ritardi, dovuti alla pandemia e alla bonifica dal piombo, ma per la fine di tutti i lavori, esterni compresi, si parla ormai del 2030. All’interno della chiesa, un ponteggio alto 100 m è stato montato all’incrocio del transetto per permettere la ricostruzione della guglia, che dovrebbe cominciare a vedersi sin dal 2023.
I restauratori stanno realizzando un’accurata campagna di pulitura dei muri interni del monumento, le cui cappelle e navate erano annerite già prima dell’incendio: parlando a «The Times», a settembre, l’architetto Philippe Villeneuve, direttore dei lavori, ha anticipato che alla riapertura la Cattedrale sarà «luminosa». L’interno non sarà «bianco» ma ritroverà il colore «biondo» originale: «Gli architetti sono attenti perché sia conservata una patina che rispetti i secoli», ha riferito Rebâtir Notre-Dame de Paris a «The Art Newsapaper».
Il giornale precisa che i restauratori stanno applicando sui muri e sui decori una resina a base di lattice che permette di assorbire lo sporco. In passato l’uso del lattice è stato contestato, come durante il lungo recupero della Cattedrale di Saint-Paul di Londra, conclusosi nel 2011, perché provocava irritazioni cutanee agli occhi e tosse. Da Parigi assicurano che il prodotto attuale non contiene più gli additivi che causavano i disturbi ed è «più rispettoso» della salute e del monumento.
In giugno è iniziato il recupero delle vetrate ottocentesche (i tre rosoni medievali non hanno subito danni). Per questo lavoro sono stati selezionati otto atelier specializzati in Francia e uno in Germania, a Colonia. La consegna è prevista per fine 2023. È in corso anche il restauro di 22 quadri (su 25), per lo più di grande formato, tra cui «Il martirio di santo Stefano» (1651) e «Il martirio di sant’Andrea» (1647) di Charles Le Brun, «Il Trionfo di Giobbe» (1636) di Guido Reni e il «San Bernardino da Siena che salva la città di Carpi» (1619) di Ludovico Carracci, ultimo dipinto del maestro. Il recupero delle opere, che non sono state danneggiate dall’incendio, ma per le quali un intervento è considerato necessario, è portato avanti dagli esperti del Centre de recherche et restauration des musées de France (C2Rmf) e della Drac-Direction régionale des affaires culturelles Ile-de-France.
Costerà 2,7 milioni di euro. Dopo l’incendio del 2019, era iniziato anche un «cantiere scientifico di Notre-Dame» coordinato dal Cnr francese e dal Ministero della Cultura. Sono stati costituiti nove gruppi di lavoro tematici («pietra», «acustica», «legno e capriata», «emozioni e mobilitazioni», «metallo», «digitale», «strutture», «decoro monumentale» e «vetro») e mobilitati circa 200 esperti.
I primi risultati di questi lavori sono stati pubblicati in un libro collettivo, Notre-Dame de Paris. La science à l’oeuvre, edito da Le Cherche Midi: «Quelli che alcuni chiamano detriti o calcinacci, ma che sono diventati vestigia, contenevano ancora quantità di informazioni da raccogliere. Le ripercussioni dell’incendio sul monumento, le tecniche e la cronologia della sua costruzione, i suoi decori, e tutti gli elementi legati al contesto naturale, climatico, acustico, emotivo, aprivano dei campi di ricerca vasti e spesso nuovi», hanno scritto i curatori del volume Philippe Dillmann, Pascal Liévaux, Aline Magnien e Martine Regert.
Tonnellate di «vestigia» della Cattedrale, pezzi di legno, metallo, pietra, sono state dunque analizzate e inventariate per permettere «di capire meglio come Notre-Dame è stata pensata, costruita e restaurata nel corso dei secoli». Perché, come fa notare Patrick Boucheron, docente al Collège de France, a dispetto di quanto si possa pensare, Notre-Dame è «una delle Cattedrali francesi meno conosciute e meno studiate».
Notre-Dame riflessa nell’acqua
Nel 2027 il sagrato della Cattedrale di Notre-Dame sarà fiancheggiato da viali di alberi e un sottile specchio d’acqua ricoprirà il pavimento nei giorni più caldi. Sotto la piazza, al posto del parcheggio, sarà inoltre creato uno spazio di accoglienza per i visitatori. Da lì si avrà anche accesso alla cripta archeologica e al lungo Senna. Il retro della chiesa, oggi diviso tra siepi e recinzioni, sarà un ampio spazio pubblico con vista sull’abside.
Il progetto che reinventa i dintorni della Cattedrale è stato sviluppato dall’architetto belga Bas Smets (che si occupa tra l’altro anche della riqualificazione del centro di Bruxelles), affiancato dall’agenzia di urbanistica GRAU e dallo studio di architetti del patrimonio storico Neufville-Gayet. Nel 2021 la città di Parigi ha indetto un concorso per riqualificare i dintorni della Cattedrale. Il nuovo cantiere, finanziato dalla Città che ha stanziato 50 milioni di euro, prenderà il via solo nella seconda metà del 2024 (mentre il restauro della chiesa proseguirà ben oltre, cfr. articolo a fianco). Il progetto di Bas Smets, che ama definirsi «inventore di paesaggi», è piaciuto per la sua sobrietà e perché si adegua alle sfide climatiche con cui le grandi città sono chiamate a confrontarsi.
Il pavimento della piazza sarà leggermente inclinato per permettere lo scorrere di rinfrescanti rivoli d’acqua. Si creerà più ombra piantando 131 nuovi alberi. Il giardino lungo 400 metri, lato Senna, metterà inoltre in risalto la facciata orientale. L’obiettivo è anche di gestire meglio il flusso dei visitatori, 12 milioni all’anno prima del 2019. I gruppi non entreranno più nella chiesa dall’ingresso principale, ma da un accesso sul lato sinistro, in rue du Cloître Notre-Dame.
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