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Arturo Annucci
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Negli anni Sessanta e Settanta la Missione Archeologica Italiana in Afghanistan, fondata da Giuseppe Tucci, ha condotto indagini archeologiche nei pressi della città di Ghazni. Dal II all’VIII secolo d.C. l’area costituì un centro religioso e politico nel mondo buddhista, come attestato dai resti del santuario di Tapa Sardar; in epoca islamica, a partire dal X secolo, ospitò la capitale di uno dei più potenti regni di Asia centrale e meridionale, quello dei Ghaznavidi, e continuò a ricoprire un ruolo fondamentale dal punto di vista artistico, culturale e commerciale. Durante le attività di scavo la missione rinvenne diverse monete, poi consegnate al Museo Nazionale di Kabul, istituzione che, tuttavia, ha subìto ingenti danni durante i seguenti tumultuosi anni che hanno sconvolto l’Afghanistan. L’attuale collocazione del materiale numismatico non è nota, ma le foto e i calchi in gesso realizzati dai primi membri della Missione e conservati in Italia hanno permesso di portare ugualmente avanti l’analisi del materiale. Lo studio dei calchi e delle fotografie degli esemplari emessi tra il II e l’VIII secolo è stato curato da Michael Alram (Accademia Austriaca delle Scienze e Münzkabinett-Kunsthistorisches Museum di Vienna), mentre quello degli esemplari datati tra il IX e il XX secolo è stato affidato a me. Lo studio è in fase di pubblicazione e stampa e farà parte della «Series Maior», collana editoriale del Dipartimento Asia, Africa e Mediterraneo dell’Università di Napoli L’Orientale.
La studio del materiale numismatico rinvenuto nei siti di Ghazni è stato possibile grazie all’impegno di Anna Filigenzi, attuale direttrice della Missione e docente presso l’Università di Napoli L’Orientale, e Roberta Giunta, vicedirettrice della Missione, responsabile della sezione islamica e docente all’Università di Napoli L’Orientale; inoltre, il lavoro dei membri della Missione archeologica italiana in Afghanistan è costantemente sostenuto dall’Associazione Internazionale di Studi sul Mediterraneo e l’Oriente (IsMEO) e dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale. Infine, questo studio dimostra la fruttuosa collaborazione delle missioni archeologiche italiane in Afghanistan e Pakistan con la scuola numismatica viennese, stabilita dal numismatico austriaco Robert Göbl negli anni Sessanta. Da allora questi rapporti non sono mai stati interrotti e, anche per questo, la pubblicazione ha potuto godere del supporto dell’Accademia Austriaca delle Scienze. Si tratta di un’ulteriore prova dell’impegno della Missione archeologica italiana in Afghanistan nella salvaguardia di un patrimonio fortemente minacciato, evidenziando l’importanza di proseguire gli studi nonostante l’impossibilità di operare direttamente nei siti.
Le monete rinvenute nei siti di Tapa Sardar e Ghazni rivestono un’importanza non solo per il contesto afghano, ma contribuiscono significativamente anche al settore della numismatica islamica. Le ricerche condotte sulle monete islamiche dimostrano come questi reperti abbiano ancora tanto da restituire in termini di conoscenza storica. Tuttavia, l’ampiezza cronologica e geografica rende complesso affrontare questa disciplina che, in ritardo rispetto alle altre specializzazioni di ambito numismatico, fatica a entrare nel mondo accademico e scientifico, soprattutto italiano. Solo in due Atenei italiani è possibile individuare corsi che prevedono un focus stabile sulla numismatica islamica: l’Università di Napoli L’Orientale con Roberta Giunta, docente di Archeologia e Storia dell’arte musulmana ed Epigrafia islamica, e Sapienza Università di Roma, dove Arianna D’Ottone Rambach tiene il corso di Paleografia araba, Codicologia e Numismatica. Questa difficoltà si riscontra anche nei musei, dove manca una mappatura chiara delle collezioni di monete islamiche presenti in Italia, fatta eccezione per alcuni illustri casi, come quelli della collezione di Vittorio Emanuele III e della collezione Stanzani. Il progetto di sviluppo di una rete delle istituzioni italiane che possiedono raccolte islamiche sarebbe certamente di prezioso supporto alla valorizzazione dei materiali e al progresso degli studi.

Un’immagine dei calchi in gesso realizzati dai primi membri della Missione e conservati in Italia delle monete rinvenute durante gli scavi a Ghazni
Lo scenario cambia poco se allarghiamo il nostro sguardo alla situazione della numismatica islamica in Europa. Il numero di ricercatori sulla materia non è in crescita anche a causa della mancata disponibilità lavorativa, a vantaggio di altri settori della numismatica, sebbene tale fenomeno sia meno accentuato all’estero che in Italia. Infatti, ci sono delle rilevanti eccezioni. Nell’estate del 2023 il Fitzwilliam Museum dell’Università di Cambridge ha aperto una posizione temporanea per un Project Cataloguer di monete islamiche. È stato inaspettato e sorprendente ottenere quella posizione, in uno dei musei universitari più importanti al mondo, nonché una tra le principali collezioni di monete presenti in Europa. Al Fitzwilliam ho avuto modo di riflettere sulle difficoltà della catalogazione di queste monete, specialmente quando devono essere integrate in collezioni eterogenee e di diversa vocazione, strutturate con criteri preesistenti.
Oltremanica, l’interesse per l’arte islamica in ambito museale, dalle produzioni materiali, alle monete e ai manoscritti, è in forte crescita, in grado di suscitare dibattiti nei musei. Questi ultimi stanno cercando di colmare alcuni vuoti in questo settore, anche per andare incontro, non senza qualche difficoltà, alle necessità che la società contemporanea richiede in un mondo sempre più interconnesso. È in questo contesto che si collocano le mostre temporanee sulle Vie della Seta al British Museum (26 settembre 2024 - 23 febbraio 2025) e sull’arte dell’India islamica dei Moghul al Victoria and Albert Museum (9 novembre 2024-5 maggio 2025). Restando nel Nord Europa, all’inizio del 2024, un’altra posizione in questo settore si è aperta presso l’Università di Stoccolma, con l’obiettivo di avviare in maniera stabile e sistematica lo studio dell’enorme numero di monete islamiche (più di 80mila!) e non solo rinvenute in Svezia in contesto vichingo. Tali segnali lasciano intravedere un progressivo consolidamento della numismatica islamica come disciplina accademica e una crescente attenzione da parte dei musei ed enti di ricerca per colmare lacune importanti.
La tendenza si estende a livello globale, coinvolgendo anche l’Arabia Saudita, un interlocutore oggi imprescindibile nel panorama culturale del settore. Nel 2023 Riad ha ospitato la Conferenza internazionale sulla numismatica islamica, un evento unico nel suo genere che ha riunito studiosi da tutto il mondo per discutere prospettive e sfide future della disciplina. A Gedda, invece, è in corso la seconda Biennale di Arte Islamica (25 gennaio-25 maggio), dedicata alle produzioni artistiche islamiche, sia antiche che contemporanee, oltre che alla cultura materiale. La partecipazione di collezioni internazionali ed europee evidenzia un impegno crescente nel rispondere alle esigenze di questo settore con iniziative che abbracciano i settori dell’arte e dell’archeologia islamica e in cui si cerca di includere anche il settore della numismatica.
Alla luce di tutto questo, possiamo sperare che grazie a progetti sempre più interdisciplinari e alla digitalizzazione delle collezioni, il futuro della numismatica islamica possa diventare promettente, aprendo nuove strade per la ricerca.