Melania Lunazzi
Leggi i suoi articoliPromossi e accelerati grazie all’autonomia ottenuta grazie alla Riforma Franceschini, giungono a compimento diversi progetti di restauro, catalogazione e riapertura di diverse aree del Museo Storico e del Parco del Castello di Miramare. Al suo secondo mandato quadriennale la direttrice Andreina Contessa rafforza ulteriormente il legame del complesso museale con la città, riportando contemporaneamente la sua immagine a un confronto europeo con realtà simili in Europa. È intanto confermato il record di visitatori del 2019 per il museo, superato per il parco con oltre 840mila visitatori contro i quasi 800mila raggiunti nell'anno prepandemia.
Direttrice Contessa, avete appena annunciato una serie di novità che interessando il Castello e il Parco. Quali in particolare?
Ci sono tanti progetti che vengono completati. In marzo inauguriamo l’aula didattica, uno spazio nuovo, luminoso e polifunzionale per i bambini di cui si sentiva la mancanza. Si trova in una delle serre nuove e affaccia sul cortile interno delle serre, dall’altra parte delle serre nuove oggi usate come orangerie. Lo abbiamo realizzato grazie a una concessione fatta a Netflix che ha girato qui delle riprese. In aprile verrà inaugurato il Castelletto, frutto di un lungo restauro. Un luogo importante perché è il primo edificio costruito nel comprensorio di Miramare, la prima casa di Massimiliano d'Asburgo e della moglie Carlotta del Belgio trasferiti qui nel 1857: un luogo unico, con gli interni originari, che conserva il gusto dell’epoca. Al pianoterra è stato tra l’altro rimesso in luce il décor originale ottocentesco delle pareti, scoperto facendo i sondaggi. A maggio invece saranno pronte le cucine, dove è stato compiuto un grosso lavoro sull’impianto elettrico e sulla muratura esterna per evitare le infiltrazioni di umidità che le rendevano inutilizzabili, e verrà allestita una nuova ambientazione, puntando al giusto mezzo tra ricostruzione museale e allestimento.
Ad esempio?
Le cucine diventeranno la sede delle porcellane del Duca d’Aosta attualmente nei depositi che verranno esposte proprio come in una grande cucina: nell’ultimo anno sono state tutte catalogate e fotografate una ad una così come i cristalli. Dato che è impossibile fare una ricostruzione storica come invece è stato fatto nelle sale del castello di Massimiliano, abbiamo pensato a qualcosa che non fosse puramente artificiale, ma neanche puramente museale, cercando il giusto dialogo.
In estate verrà aperto il Salottino orientale, interamente restaurato.
Sì, è stato svuotato del tutto e il restauro ha interessato pavimenti e tessuti, altre al completo rifacimento dell’impianto delle luci. II Salottino orientale ha oggetti bellissimi che però non si vedevano: lo stupendo lampadario presente non li illuminava a sufficienza. Gli oggetti si potranno ammirare nella loro bellezza e nel loro valore e questa è una novità del mio mandato. Il Castello ha un percorso molto interiorizzato e molto amato dal pubblico e non volevo stravolgerlo, ma mi sembrava mancasse il racconto degli oggetti. Penso che gli oggetti, acquistati e scelti con cura dai proprietari, abbiano un loro valore, una storia che va raccontata di per sé. L’idea è portare l’attenzione sui dettagli, come abbiamo fatto con i focus on le piccole mostre che mettono in luce aspetti spesso non conosciuti. Lo abbiamo fatto anche nella mostra di Ars botanica (in corso fino a giugno, Ndr) che espone il tesoro della biblioteca. In autunno si concluderà il restauro delle Serre antiche, un progetto molto complesso. Contemporaneamente stiamo lavorando ai nuovi progetti legati al Pnrr che riguardano l’accessibilità, il risparmio energetico, tutti i sottoservizi. Senza dimenticare un altro grande progetto di mostra sulle esplorazioni scientifiche.
Una impegno complesso e articolato, frutto anche dell’autonomia di gestione permessa dalla riforma Franceschini. Quali i pregi e quali i limiti di questa riforma?
I musei autonomi stanno marciando con una velocità diversa dagli altri e stanno funzionando tutti bene. Il limite è stato quello di non intervenire anche sugli organici: quando sono arrivata a Trieste non avevo nessuno e tuttora siamo pochissimi per il lavoro richiesto e le sfide che ci aspettano. C’è un grande lavoro di studio e di progettazione e vengono portati avanti più progetti contemporaneamente, senza contare tutti gli eventi estivi che ospitiamo nel parco. E poi stiamo lavorando per ridare al Castello un ruolo e una dimensione europea: lo scorso settembre abbiamo ospitato un convegno su musei verdi e bellezza sostenibile per allacciare rapporti con altre regge e parchi importanti in Europa. Miramare è da sempre una realtà ancorata al territorio ma, grazie alla sua genesi, era legato a tutte le corti d’Europa, aspetto che vogliamo valorizzare.
Qual è il numero massimo di anni per un direttore in carica?
Sicuramente quattro sono insufficienti per portare a termine un grande progetto: i progetti davver significativi richiedono tempo. Forse non concluderemo tutti quelli del Pnrr che abbiamo presentato (tutti accettati) entro il mio secondo mandato. Un po’ di anni sono necessari per completare una visione strategica di ampie vedute.
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