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Monica Trigona
Leggi i suoi articoliNessuno lo poteva immaginare ma è successo. Uno degli storici e dei più apprezzati galleristi torinesi ha da poco deciso di ritirarsi dall’attività che l’aveva reso popolare all’interno del sistema artistico contemporaneo. Alberto Peola aveva improntato la programmazione del suo spazio al sostegno verso gli artisti giovani o emergenti, italiani e internazionali, presentando nomi come Botto&Bruno nel 1996, Martin Creed nel 1999, Lala Meredith-Vula nel 2002, Michael Rakowitz nel 2006 e Emily Jacir nel 2007. Forse tanti anni di mostre, fiere, iniziative condivise con altri colleghi, hanno determinato la volontà di allentare ritmi e impegni e di ritirarsi, almeno per il momento, dal mondo dell’arte. La galleria però non ha chiuso affatto i battenti, semmai ha appena iniziato un nuovo capitolo della sua esistenza sotto la guida dell’ormai ex socia in affari che già da tre anni aveva affiancato il gallerista. Abbiamo incontrato allora Francesca Simondi per capire la sua visione futura della galleria e che progetti ha in mente.
Dopo anni di lavoro a fianco di un esperto gallerista come Alberto Peola, come immagina questo nuovo corso della galleria guidato unicamente da lei?
Si apre per me un percorso nuovo che comporta un aumento delle responsabilità ma anche una maggiore possibilità di apertura verso sfide stimolanti e creative. Ciò che sento come più urgente è sviluppare una maggiore presenza della galleria a livello internazionale. Non solamente attraverso la partecipazione a fiere all’estero, ma anche e soprattutto attraverso il rafforzamento delle relazioni con colleghi e istituzioni museali internazionali, nonché attraverso lo sviluppo parallelo di programmi culturali, mostre collettive e nuovi format che possano diventare veri e propri strumenti volti a facilitare tali connessioni. Ne è un esempio la mostra appena inaugurata in galleria: «Simbiosi. Le interconnesse trame dei funghi», che rappresenta la prima puntata del format Post Scriptum.
Quale «insegnamento» di Alberto Peola rimarrà presente nella nuova direzione di Francesca Simondi?
Sicuramente il senso dell’etica professionale, ma anche l’attenzione a ciò che accade, non solo nel mondo dell’arte ma su un piano più ampio e diversificato. Alberto Peola è un uomo con moltissimi interessi e una grande cultura, che alimenta costantemente attraverso l’informazione e la lettura. È difficile stare al suo passo, ma sarà un mio costante obiettivo da raggiungere e migliorare di giorno in giorno.
Ci sono all’orizzonte delle collaborazioni con nuovi artisti?
Sto avviando una collaborazione con due artiste emergenti, Flaminia Veronesi (Milano, 1986) e Lauren Wy (Los Angeles, 1987). Ho conosciuto Flaminia Veronesi circa un anno fa grazie ad Andrea Lerda, storico dell’arte e curatore presso il Museo Nazionale della Montagna di Torino. La ricerca artistica di Flaminia Veronesi trae ispirazione dall’elemento ludico, trovando nella dimensione del gioco la cura per la ferita tra l’uomo e il mondo. Questo è l’aspetto che mi ha maggiormente affascinata quando mi sono avvicinata al suo lavoro, ricco di colti riferimenti filosofici e rivisitazioni di miti antichi. Attualmente è tra gli artisti in mostra nella collettiva inaugurata a settembre in galleria. Inoltre, stiamo già lavorando per il suo debutto personale che avverrà all'inizio di marzo. Flaminia Veronesi esporrà alla Triennale di Milano in occasione della mostra «Pittura italiana», curata da Damiano Gullì. Più recente e inaspettato l’incontro con Lauren Wy, è stato un innamoramento fulmineo. Presenterò per la prima volta il suo lavoro al pubblico a novembre, in occasione della 30ma edizione di Artissima.
L’associazione torinese dei galleristi d’arte contemporanea, TAG, sembra determinata a fare rete. Pensa che questa possa essere una strada percorribile non soltanto quando si lavora su iniziative condivise ma anche durante la tradizionale attività commerciale delle gallerie?
Penso che la collaborazione sia la chiave del successo. Ogni galleria porta avanti autonomamente il proprio lavoro di ricerca artistica, ma è fondamentale creare connessioni, in questo modo si cresce insieme. Come TAG, esistono molte altre associazioni di gallerie, in Italia e nel mondo, che si organizzano e promuovono programmi coordinati. Un esempio significativo in Italia è il consorzio ITALICS, di cui faccio parte, che riuniscesettanta tra le più autorevoli gallerie italiane d’arte contemporanea, moderna e antica. Insieme promuoviamo la cultura e la bellezza diffusa del territorio italiano, attraverso una rete nazionale basata sulla collaborazione tra i galleristi e la condivisione di esperienze, on e offline, con un pubblico internazionale di collezionisti e appassionati. Sarebbe bello che Torino riuscisse ad avviare a inizio settembre - con l’apertura della stagione espositiva - quello che accade già in moltissime città europee, ma anche italiane, ovvero una settimana dedicata all’arte, dove tutte le realtà e associazioni del territorio fossero unite sotto un unico evento. Una Torino Art Week, un’occasione per tornare e vivere la città con un ritmo più lento rispetto alla settimana più frizzante e dinamica di Artissima.
Secondo lei la galleria ha ancora il ruolo di spazio privilegiato per la scoperta di nuovi talenti come una volta o è cambiato qualcosa?
Assolutamente sì. Le gallerie svolgono ancora un ruolo cruciale nella scoperta di nuovi talenti. Tuttavia, alcuni aspetti di questo lavoro stanno cambiando. Per mantenere inalterato tale ruolo, penso che le gallerie debbano adattarsi ai tempi e concentrarsi sulla capacità di cui parlavamo prima, creando momenti sinergici di incontro tra galleristi, artisti, curatori e collezionisti.Attualmente, e non a caso, termini come «cura» e «simbiosi» sono molto utilizzati, come si può vedere nella linea curatoriale di Artissima, sotto la direzione di Luigi Fassi. Credo che questo sia proprio il punto chiave per continuare a mantenere tale ruolo.
Pensa che le fiere siano indispensabili oggi per la sua attività o forse costituiscono un «lusso» che chi può fa bene a concedersi?
Al momento, le fiere rimangono uno strumento indispensabile per promuovere il lavoro della galleria a un pubblico più ampio. I costi sono molto elevati e alle volte proibitivi. Quest’anno ho deciso di ridurre la partecipazione alle fiere italiane, parteciperò solo ad Artissima e Miart, valutando l’opportunità di espandere la presenza in fiere internazionali.

Francesca Simondi. Foto Isabella Castellano
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