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Una veduta della scorsa edizione al Grand Palais

Courtesy Art Basel

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Una veduta della scorsa edizione al Grand Palais

Courtesy Art Basel

Oh Là Là, l’arte! In autunno Art Basel Paris accende la capitale francese

La seconda edizione al Grand Palais si afferma come piattaforma di convergenza tra mercati, generazioni e linguaggi, rinnovando la centralità culturale della capitale francese

Margherita Panaciciu

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Dal 24 al 26 ottobre, l’iconico Grand Palais di Parigi ospiterà la seconda edizione di Art Basel Paris. Con 203 gallerie provenienti da 40 Paesi, la manifestazione si configura come un vero e proprio atlante della sensibilità artistica globale, tra ritorni illustri, voci emergenti e inaspettati dialoghi tra passato e presente. Più di un terzo degli espositori coinvolti nei settori Galeries, Emergence e Premise gestisce attualmente spazi nella città, contribuendo a rafforzare quella che appare ormai come una delle geografie più fervide dell’arte contemporanea. Accanto a nomi consolidati come Mennour, spiccano nuove presenze come Crèvecœur e gallerie recentemente insediate nella capitale, tra cui Modern Art e Petrine, segnali chiari di una Parigi che non si limita a conservare ma continuamente rinnova il proprio tessuto culturale.
Il settore principale, Galeries, accoglie nove nuove gallerie da Europa e Stati Uniti, tra cui 47 Canal (New York) e The Approach (Londra), portando nuovi linguaggi e sensibilità al cuore della fiera. Emblematico è anche il passaggio di sette gallerie dalla sezione emergente a quella principale, un salto di qualità che riflette la loro crescente rilevanza, tra queste Christian Andersen (Copenaghen),  Fanta-MLN (Milano), Galeria Dawid Radziszewski (Varsavia) e Document (Chicago). Questi spazi confermano la capacità delle giovani gallerie di trasformarsi in attori centrali del panorama artistico internazionale.

 

Lo stand di Tornabuoni Art lo scorso anno ad Art Basel Paris. Courtesy Art Basel

D’altra parte Emergence si impone come vero e proprio laboratorio delle pratiche radicali. I 16 stand monografici presentano un’ampia gamma di ricerche, spesso site specific o in dialogo con i linguaggi del digitale, della scultura concettuale e della performance. Per la prima volta in questa sezione appaiono: Gauli Zitter (Brussels), Drei (Cologne), Molitor (Berlin), Sweetwater (Berlino), Cibrián (San Sebastian), Ginny on Frederick (Londra), Vardaxoglou Gallery (Londra), Blindspot (Hong Kong). Qua sono da segnalare l’opera specchiante di Mira Mann (Drei, Colonia), il nuovo film dell’artista cinese Siyi Li (Cibrián, San Sebastián) e l’intervento materico di Tanoa Sasraku (Vardaxoglou, Londra), che riconnette identità e geografia attraverso carta di giornale e pigmenti minerali.
Tra le novità più affascinanti, la poetica erotico-visiva dell’artista cinese Xiyadie, presentata dalla galleria hongkonghese Blindspot, e il monolite scultoreo di Arash Nassiri, testimone della complessa eredità culturale dell’Iran contemporaneo. 

Lo stand di Hauser & With lo scorso anno ad Art Basel Paris. Courtesy Art Basel

Nella sezione Premise, l’arte dialoga con la sua stessa storia. Dieci gallerie propongono progetti «site focused», molti dei quali riscoprono figure marginalizzate o dimenticate. È il caso della pittrice impressionista Marie Bracquemont, presentata da Pauline Pavec, o del visionario haitiano Hector Hyppolite, portato in fiera da The Gallery of Everything. Spiccano anche connessioni trasversali, come quella proposta da Château Shatto, che affianca la forza tellurica delle pitture di Emily Kame Kngwarreye all’intimismo ascetico di Alan Lynch, monaco e artista. Da non perdere la presentazione di Liz Deschenes accanto agli scatti di Lucia Moholy (Kadel Wilborn, Düsseldorf), la «fotografa del Bauhaus», moglie del pittore astratto Moholy-Nagy.
Art Basel Paris si estende ben oltre gli spazi del Grand Palais. Il programma pubblico, quest’anno sponsorizzato da Miu Miu, coinvolge le principali istituzioni culturali parigine. Tra i momenti più attesi, la mostra curata da Mouna Mekouar, critica d’arte e curatrice indipendente con alle spalle numerosi incarichi, dal Centre Pompidou-Metz al Palais de Tokyo di Parigi, nel Jardin des Tuileries. Torna anche Oh La La!, l’iniziativa che il 24 e 25 ottobre inviterà gli espositori a reinterpretare le opere in allestimenti creativi, questa volta con un tema condiviso, a sottolineare la natura sempre più autoriale e curatoriale delle fiere contemporanee.

Proprio in questi giorni il brand ZEGNA ha ufficializzato una partnership pluriennale con Art Basel, rafforzando il proprio impegno nel sostenere l’arte contemporanea e le istituzioni culturali internazionali. La collaborazione segna un momento strategico nella storia del brand, che fin dalle sue origini ha coltivato un dialogo costante con il mondo dell’arte, a partire dal fondatore Ermenegildo Zegna, promotore di una visione estetica e sociale integrata. Attraverso questa alleanza, ZEGNA consolida la propria presenza culturale su scala globale, partecipando attivamente alle quattro fiere di Art Basel (Basilea, Miami Beach, Parigi e Hong Kong) e offrendo una piattaforma internazionale per artisti, curatori e istituzioni che condividono valori comuni: sostenibilità ambientale, consapevolezza culturale e responsabilità sociale. Il sodalizio con Art Basel si inserisce coerentemente nella filosofia del brand, che da tempo opera all’intersezione tra industria e cultura, visione imprenditoriale e impatto sociale. Un esempio emblematico è il progetto Visible, nato dalla collaborazione tra Cittadellarte – Fondazione Pistoletto e Fondazione Zegna, che sarà presente anche all’interno di Art Basel. Visible si propone di esplorare le pratiche artistiche capaci di generare cambiamento sociale, sottolineando come l’arte possa essere agente attivo di trasformazione collettiva.

Lo stand di Loft Art Gallery lo scorso anno ad Art Basel Paris. Courtesy Art Basel

Margherita Panaciciu, 28 maggio 2025 | © Riproduzione riservata

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