Simone Facchinetti
Leggi i suoi articoliViviamo in un’epoca stranamente caotica, dove non c’è tempo per riflettere, pensare, dormirci sopra e poi tornare a riflettere. Anche le aste sembrano risentire di questo nuovo clima, esaltando nell’osservatore la prima impressione, a dispetto di più meditati ragionamenti. Nei giorni che vanno dal 4 all’11 febbraio New York si prenderanno la scena mondiale gli Old Masters, grazie alle numerose aste che saranno celebrate da Christie’s e Sotheby’s. C’è materia per scriverne a lungo ma vorrei concentrarmi solo su un tema, ovvero sulle immagini fotogeniche delle opere d’arte e il peso nella loro valutazione economica. La domanda è apparentemente semplice: quanto incide la fotogenia sull’apprezzamento di un’opera? Oggi moltissimo, forse troppo. Non saremo certo noi a invertire la tendenza che va semmai cavalcata (dagli operatori) o osservata (dagli addetti ai lavori). Allora iniziamo a osservare.
Il top lot dell’asta Christie’s del 5 febbraio è un «San Sebastiano» di El Greco, stimato 7-9milioni di dollari. L’immagine è stupefacente, non c’è che dire, lo studio del corpo atletico di un giovane che più che soffrire sembra in estasi. La posizione del corpo non è perfettamente eretta ma in diagonale, le lacrime gli gonfiano gli occhi, le nuvole che gli roteano intorno danno un senso di lento movimento e risultano riprese da una prospettiva impossibile. Tutto sembra concorrere a trascinarci nell’immagine e a renderla sottilmente seducente. La tela misura 70 cm di base per 90 cm di altezza praticamente costerà all’acquirente 1milione ogni 10 cm (il quadro è in realtà già stato venduto, dato che c’è la garanzia di una terza parte). Il punto però è un altro.
In passato un’opera del genere sarebbe stata classificata tra i quadri di El Greco di seconda scelta perché la tela è stata tagliata, manomessa e trasformata in forma ovale. Questo fatto grave avrebbe determinato una stima infinitamente più bassa, ora riscattata alla luce della sua potenza fotogenica. Forse in origine somigliava al «San Sebastiano» del Prado, anche lui modificato e tagliato nel corso del tempo, fino a quando sono rispuntate le sue gambe immerse in un paesaggio con la veduta di Toledo (donate al museo nel 1987 e rimontate col resto del corpo).
Anche sul top lot di Sotheby’s del 6 febbraio c’è una garanzia di acquisto, alla stima di 4-6milioni di dollari. È il «Faro II» dello scrittore (ma anche pittore, fotografo ecc.) svedese August Strindberg, sul quale aveva scritto nel 1900: «Mi sono svegliato e sono andato sul ponte, non sapevo dove fossimo; ho visto il faro di Korsö alla luce del sole nascente. Mi sono sentito estasiato e ho visto una visione del futuro legata al faro di Korsö: quello è stato uno dei momenti più splendidi della mia vita». Il dipinto di Strindberg è fotogenico ma l’immagine mentale che sprigiona il suo testo la supera. Il quadro è già passato all’asta nel 1993 (Sotheby’s, Londra, 16 giugno, lotto 107), quando era stato pagato 350mila sterline. Da allora è iniziata un’ascesa senza precedenti (uno slancio gliel’ha data anche la mostra alla Tate Modern del 2005), fino al valore economico attuale che potrebbe segnare il punto più alto mai raggiunto prima. Il mercato cerca esattamente questi dipinti viscerali e visionari realizzati da Strindberg a cavallo del Novecento. Non ama quelli di formato ovale e disprezza i paesaggi calmi e oleografici realizzati negli anni precedenti che tanto piacevano ai suoi tempi. All’epoca risultavano fotogenici ma oggi non lo sono più.
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