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Stefano Luppi
Leggi i suoi articoli«Fra i sette e i ventidue anni, spiega Orhan Pamuk (Istanbul, 1952), lo scrittore turco Nobel per la letteratura 2006, nell’ultimo libro Ricordi di montagne lontane in libreria dal 14 novembre (traduzione di Margherita Botto, Einaudi, Torino 2023, pp. 392, € 34), ho creduto che sarei stato un pittore. A ventidue anni il pittore in me è morto e ho cominciato a scrivere romanzi. Nel 2008 sono entrato in un negozio per uscirne con due sacchetti pieni di matite e pennelli, poi ho cominciato a disegnare su piccoli taccuini, fra il piacere e il timore. Sì, il pittore in me non era morto».
I risultati di questa prolungata attività visiva dello scrittore, già creatore del Museo dell’innocenza visitabile a Istanbul, in località Beyoğlu nel quartiere di Çukurcuma e da cui è scaturito il libro omonimo, sono visibili in parte sulle pagine della nuova pubblicazione e più ampiamente presso il Labirinto della Masone di Franco Maria Ricci a Fontanellato (Pr). Qui, dal 18 novembre al 17 marzo 2024 è allestita la mostra «Orhan Pamuk. Parole e immagini», a cura di Edoardo Pepino, nella quale sono ordinati dodici taccuini dell’autore turco. È così possibile letteralmente «entrare» nel processo creativo di Pamuk attraverso un percorso che si snoda tra parole e immagini: i taccuini, infatti, alternano pagina dopo pagina poesia visiva, figure oniriche e note di viaggio filtrate dal mondo interiore dello scrittore.
Questa figurazione e le parole che con essa si dividono lo spazio creativo, vere e proprie composizioni di termini, di colori, di linee e punti, permette di valutare non solo la tecnica dell’artista, ma anche i «debiti» contratti con importanti artisti visivi come Anselm Kiefer, Raymond Pettibon e Cy Twombly. Nella prima sala della mostra i taccuini scelti, la cui produzione inizia nel 2009 e non si è più interrotta, sono mostrati aperti su una delle immagini principali mentre schermi digitali attigui ai pezzi mostrano l’intero contenuto.
Nella seconda sala, attraverso un documentario-intervista inedito, si conosce la poetica del Nobel e il suo rapporto tra parola e immagine mentre l’ultima sezione porta a una dimensione più intima dell’universo valoriale dell’intellettuale. Viene analizzata, infatti, la casa turca dello scrittore-artista, centrale nella sua riflessione: otto schermi accostati e leggermente sovrapposti uno all’altro evocano le finestre dell’abitazione e proiettano immagini dei taccuini e anche immagini reali, creando un emozionante connubio tra realtà e immaginazione.

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