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Una veduta dell’interno di Palazzo Poli-De Pol a San Pietro di Cadore

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Una veduta dell’interno di Palazzo Poli-De Pol a San Pietro di Cadore

Palazzo Poli-De Pol, espressione e memoria degli antichi fasti della Serenissima

Risalente al XVII secolo, l’edificio è un raro esempio di architettura in stile palladiano nel Comelico, ora sede del Comune di San Pietro di Cadore, ma aperto al pubblico

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Jenny Dogliani

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Edificato nel 1663-64 su modello delle ville palladiane, circondato dalle vette dolomitiche patrimonio Unesco nella val Comelico, Palazzo Poli-De Pol a San Pietro di Cadore (Bl) è una delle rare ville venete in provincia di Belluno. Espressione e memoria degli antichi fasti della Serenissima, dal 1933 è sede del Comune di San Pietro di Cadore, donata al municipio da Benedetto De Pol, ultimo discendente della nobile famiglia notarile dei Poli, grande finanziatrice dell’esercito di San Marco, impegnata nel commercio del legname e, più anticamente, amministratrice della miniera di San Pietro. Restaurata a partire dagli anni ’90, la villa è stata costruita nel XVII secolo come simbolo di potere e ricchezza della famiglia Poli, in prossimità della Chiesa di San Pietro Apostolo e dell’incantevole piazza caratterizzata dalla fontana esagonale.

L’antica famiglia Poli, successivamente De Pol, iniziò la costruzione della lussuosa dimora nel 1663 per volontà di Giacomo e Giovanni Poli sul sedimento della vecchia miniera, realizzando uno dei più significativi e costosi edifici seicenteschi del Comelico. Il progetto dell’edificio è attribuito allo studioso Giuseppe Fiocco (1884-1971) o all’architetto veneziano Baldassarre Longhena (1598-1682) tra i più influenti architetti veneziani della sua epoca, autore, tra l’altro, della Basilica di Santa Maria della Salute sul Canal Grande. Altri invece lo attribuiscono all’architetto padovano Alessandro Tremignon (1635-1711), allievo e aiuto del Longhena. L’impianto architettonico grandioso e lineare è costituito da due corpi di fabbrica: l’abitazione e la barchessa a forma di «L». 

Una veduta della facciata di Palazzo Poli-De Pol a San Pietro di Cadore

La facciata è scandita dal ritmo dettato dalla decorazione a bugnato in corrispondenza del primo piano e da una trifora con archi a tutto sesto al piano terra, dove spiccano il portale di ingresso, due ampie finestre laterali e tre mascheroni in pietra in chiave di volta. Di ispirazione classica la ripartizione simmetrica, in verticale, della facciata: le proporzioni sono identificate dalla radice di un numero intero, avvalorano l’attribuzione al Longhena o al suo allievo Tremignon. La balaustra in pietra delimita la balconata; l’utilizzo dell’elegante pietra di cava unisce alla ricerca stilistica il minimo dispendio di materiali, un’accortezza non irrilevante in un contesto come quello della Val Comelico a fine Seicento. Oggi sede del Municipio, con tanto di archivio e biblioteca comunale, il Palazzo (visitabile) accoglie al suo interno una grande sala che conduce a una scala biforcata che garantisce due accessi al piano nobile e che rappresenta una novità nel Comelico, come il raffinato ballatoio ligneo che conferisce all’ambiente eleganza e spazialità. I gradini della scala centrale che si biforca dopo la prima rampa sono inseriti all’interno di una volta a botte e sono in pietra. Dall’atrio si diramano tre stanze per lato e la medesima distribuzione si ritrova ai piani superiori. 

Al piano nobile spicca un ampio salone con il soffitto a cassettonato in legno che si lega al ballatoio aperto sul secondo piano, da dove proviene una diffusa luce zenitale. Numerosi e tutti di pregevole fattura gli affreschi, commissionati attorno al 1680 da Gianfranco Poli, figlio di Giacomo. Di soggetti sacri e mitologici, sono attribuiti al piemontese Carlo Valle o Vanloo, secondo alcuni studiosi, altri li ascrivono invece al pittore veneziano Niccolò Bambini (1651-1736) e, più recentemente, al pittore romano Girolamo Pellegrini (1624-1700), allievo di Pietro da Cortona. Gli affreschi decoravano con tutta probabilità le sei stanze del piano nobile, mentre il soffitto del salone, mai completato, conserva i decori lignei che avrebbero dovuto ospitare la decorazione pittorica. In generale ricorrono motivi di festoni, fiori e fogliame che incorniciano giochi di putti, poi scene storiche, per esempio di Cleopatra e Augusto, episodi mitologici, come quelli di Mercurio e Minerva tra le Virtù Cardinali, Diana e Callisto, il Ratto di Proserpina, Giunone ed Eolo e Cadmio che uccide il drago. Uno degli affreschi raffigura infine il Palazzo con la sua barchessa. Tra gli elementi di pregio che ancora oggi si conservano nel palazzo vi è il fortepiano a coda della famiglia Poli, antenato del moderno pianoforte, era molto diffuso a fine Settecento, inizio Ottocento, amato da Haydn, Mozart, Schubert e Beethoven, oggi se ne contano pochissimi esemplari. Quello di Villa Poli proviene da Vienna e fu prodotto dalla Ferdinand Hofmann, tra le più importanti case produttrici di strumenti musicali dell’epoca. Palazzo Poli è tra le più importanti architetture del Comelico e del Cadore, è visitabile e al suo interno e oltre agli uffici comunali, ospita eventi periodici, mostre, rievocazioni storiche e visite guidate.

Il fortepiano a coda della famiglia Poli prodotto a Vienna dalla Ferdinand Hofmann

Jenny Dogliani, 20 maggio 2025 | © Riproduzione riservata

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