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Jenny Dogliani
Leggi i suoi articoliSi chiama «Dinosaur» e con il piedistallo raggiunge quasi i 6,5 metri di altezza il gigantesco e iperrealistico piccione realizzato in alluminio dall’artista colombiano Iván Argote (1983) per l’High Line, il parco sopraelevato newyorchese. Una creatura colossale che per la prima volta, con la sua imponente presenza, accoglie i numerosissimi visitatori e appassionati accorsi nella grande mela per l’inaugurazione dell’adiacente Frieze New York. È grande quanto un T-Rex e ha monumentali occhi vitrei persi nel vuoto che anticipano «la futura emarginazione degli esseri umani nelle città», spiega l’artista, che con il titolo dell’opera evoca anche il pericolo di estinzione delle specie, sorte toccata ai prestorici abitanti che popolavano il Gondwana. «Come loro, un giorno non ci saremo più, ma forse un residuo di umanità continuerà a vivere, come i piccioni, negli angoli bui e nelle fessure dei mondi futuri. Credo che questa scultura possa suscitare un’inquietante sensazione di attrazione, seduzione e paura tra gli abitanti di New York», racconta l’artista. Con ironia l’opera sfida anche la dimensione tradizionalmente celebrativa dei monumenti e ribalta, inoltre, il rapporto di forza tra l’uomo e il piccione. Non un animale qualunque: utilizzato nella Seconda guerra mondiale per mandare messaggi in giro per il globo, grazie al «GPS» interno di cui è naturalmente dotato, il piccione evoca la grande emigrazione di massa da cui sono nati gli Stati Uniti.

Quarta commissione del progetto High Line Art, diretto da Cecilia Alemani e curato da Donald R. Mullen, «l’opera di Argote suggerisce che gli uccelli non selvatici, ma non più addomesticati, meriterebbero di essere posti su un piedistallo e celebrati per il loro contributo alla società. E ricorda agli spettatori che tutti, in una certa misura, sono immigrati, persino il piccione, un elemento fisso di New York ma che emigrò qui facendo della città la propria casa, come milioni di altri newyorkesi “nativi”», spiegano i committenti. Tra gli originali abitanti dell’High Line anche la Pantera Rosa. «Pink Panther, Soft Power», monumentale billboard prodotto nel 2025 dall’artista venezuelano-americano Alex Da Corte (1980), che ha voluto raffigurare in un magnetico rosa acceso l’iconico personaggio cartone animato inventato negli anni ’60 da Friz Freleng. «L’opera (visibile fino a maggio) esplora il soft power che Da Corte descrive come “un luogo di equità, di opinioni chiare e chiaramente espresse, di relazioni mutualistiche che avvantaggiano tutte le parti o, almeno, mostrano considerazione per tutte. Il luogo della tregua”. Il colore rosa ha ostentato il suo soft power per decenni, rappresentando le donne, la libertà queer ed esemplificando una resistenza equilibrata», spiegano gli organizzatori. Tra le opere del parco sopraelevato anche la scultura floreale di Teresa Solar-Abboud «Birth of Islands» (2024), la «Foot Fountain (pink)» (2024) di Mika Rottenberg.

© Perrotin
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