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Luana De Micco
Leggi i suoi articoliParigi. La mostra itinerante «Lascaux III» continua il suo giro del mondo e fa ora tappa a Parigi, fino al 30 agosto, dopo essere già stata, tra l’altro, al Field Museum de Chicago, allo Houston Museum of Natural Science e al Musée du Cinquantenaire di Bruxelles. Sembra che la conformazione dei musei parigini non fosse adatta ad accogliere l’installazione monumentale. Ecco perché la mostra si tiene in uno degli immensi padiglioni (l’8/B) del parco delle esposizioni della Porte de Versailles (che nel 2012 aveva già accolto «Tutankhamon»). Siamo in un labirinto di 1.500 metri quadrati dove, attraverso foto e video d’archivio, modellini, ricostruzioni 3D e dispositivi interattivi, si ripercorre innanzi tutto la storia della grotta.
Lascaux è famosa per le pitture parietali risalenti al paleolitico superiore, circa 17mila anni fa. Fu scoperta per caso nel 1940 da un gruppo di ragazzi francesi e dal loro cane nei pressi del comune di Montignac, in Dordogna. Si entra quindi nella parte più spettacolare della visita. Il tunnel che percorriamo è fresco e scuro, apposta per restituire l’atmosfera della grotta vera. Il visitatore si mette nei panni degli esploratori e penetra in cinque locali ricostruiti a grandezza reale. Sulle pareti sono riprodotti al millimetro i disegni di animali color ocra, cavalli, bisonti, cervi, stambecchi, che hanno valso alla grotta di Lascaux il nome di «cappella Sistina della Preistoria».
La scena detta «Le Puits», «Il Pozzo», è la sola rappresentazione umana, in cui si vede un uomo minacciato da un bisonte. Si sentono cadere delle gocce d’acqua. La mostra farà ancora tappa a Ginevra prima di partire per la Corea del Sud e il Giappone.
La grotta di Lascaux, attaccata dai funghi, fu chiusa definitivamente alle visite nel 1963 per poterne tutelare le preziose pitture. Dal 1983 si visita un facsimile, Lascaux II, aperto a 300 metri dalla grotta originale. Lo hanno visitato più di 10 milioni di persone. Una nuova replica, questa volta integrale, Lascaux IV, sarà inaugurata nella primavera del 2016. «Dipinta da nomadi, è come un santuario. Qualunque sia la bellezza delle altre grotte, il loro emblema è Lascaux», ha osservato il paleontologo Yves Coppens, presidente del Consiglio scientifico per la conservazione della grotta di Lascaux. «La mia emozione davanti alla grotta è triplice. Prima c’è l’ammirazione di fronte a queste opere meravigliose, come davanti a un Rembrandt. Poi c’è il rispetto, quindi la paura. Non sono mai sceso da solo. Nel primo corridoio, ha aggiunto, stretto e coperto di disegni, ci si sente avvolti, prigionieri di queste pitture, che sembrano parlare tra loro, del cielo, dell’inferno…».
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Un particolare della riproduzione della grotta di Lascaux. Foto © JML

Uno scorcio dell'allestimento della mostra su Lascaux. Foto © JML

Un particolare della riproduzione delle pitture della grotta di Lascaux. Foto © JML
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