Un premio, una fondazione, un Museo. Intorno al nome di Francesco Paolo Michetti ruota un patrimonio di valore, che oggi come ieri segna i percorsi dell’arte contemporanea, lasciando un’impronta nel campo delle arti visive.
Il Premio Michetti è fra i più longevi d’Italia: nato nell’immediato dopoguerra, nel 1947, quest’anno compirà settantacinque anni, ma restando giovane e vigoroso più che mai. Al 1952 risale invece la Fondazione che nel 1955 diverrà Ente Morale. Nel 1997 è stato inaugurato il Museo, detto MuMi, nel Palazzo San Domenico, antico convento sconsacrato nell’800, dal 1943 sede comunale di Francavilla.
Nel MuMi sono esposte tutte le migliori opere del patrimonio della Fondazione, molte delle quali vincitrici del premio, insieme ai capolavori michettiani come «Le Serpi» e «Gli Storpi ovvero Pellegrinaggio a Casalbordino», tele giganti già esposte all’Esposizione Universale di Parigi del 1900. E ancora opere di Prampolini, Monachesi, Dorazio, Mari, solo per citarne alcune, oggi fruibili nel nuovo allestimento voluto dal neopresidente Andrea Lombardinilo, professore associato di Sociologia dei processi culturali e comunicativi all’Università degli Studi «G. d’Annunzio» di Chieti-Pescara, dal 2022 alla guida della Fondazione Michetti. La lista degli artisti partecipanti e premiati è un folto gruppo di nomi di spicco nella storia dell’arte italiana e internazionale. Fondamentale anche il contributo di noti curatori e critici d’arte, come nel 1987 Achille Bonito Oliva.
Nunzio Giustozzi e Costantino D’Orazio hanno accompagnato le due ultime edizioni, suggerendo gli orientamenti più all’avanguardia nelle arti visive. La 75ma edizione è curata da Simone Ciglia, studioso dei fenomeni legati agli spazi marginali nelle pratiche artistiche contemporanee, in passato ricercatore al MaXXI di Roma, oggi career instructor alla University of Oregon. Ciglia porta nel «Premio Michetti» una visione che va oltre il dettato classico della pittura, introducendovi opere di artisti come Stefano Arienti, Elisabetta Benassi, Claire Fontaine, Paolo Icaro ed Eugenio Tibaldi in dialogo nella mostra collettiva intitolata «6 memo per questo millennio». Una suggestione, ispirata a Calvino, che ritorna in una sezione speciale a lui dedicata con opere di Giulio Paolini, fra gli artisti più vicini allo scrittore. Il vincitore sarà proclamato il 20 luglio durante la cerimonia di premiazione.