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Tina Lepri
Leggi i suoi articoliFirenze. Da una settimana i «restauratori ombra» dell'Opificio delle Pietre Dure di Firenze, professionisti con anni di esperienza ma senza inquadramento né riconoscimento della loro professione, protestano al contrario. Non incrociano le braccia ma incrementano le ore di lavoro senza chiedere la remunerazione. Alla base del loro dissenso c’è «la richiesta di un effettivo riconoscimento della loro posizione professionale prima delle nuove assunzioni del Mibact», per non mettere a repentaglio tutta l’esperienza maturata nel settore di Beni culturali e non vedersi collocati in una situazione di grave disagio.
All’Opificio delle Pietre Dure circa la metà degli operatori che restaurano e curano importanti opere d’arte, dal Beato Angelico a Donatello, da Giotto a Raffaello, sono professionisti del restauro inquadrati però come «assistenti tecnici» da oltre 15 anni. Molti di loro sono anche risultati idonei a concorsi interni al Mibact, che però continua a bloccarli. Il ministro Dario Franceschini ha più volte annunciato un concorso straordinario per l’assunzione di 500 funzionari. Al concorso dovrebbero partecipare almeno 50 esperti tecnici, tra cui anche alcuni restauratori dell’Opificio fiorentino dove ci sono dipendenti che aspettano da anni l’inquadramento adatto al lavoro che svolgono. «La protesta non è contro le nuove assunzioni», dichiarano i lavoratori; chiedono però che venga prima regolarizzata la loro posizione per non essere ulteriormente impoveriti nella loro professionalità.

Restauratori dell'Opd al lavoro
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