Image

Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine

Image

L'edizione di quest'anno dell’Investec Art Fair, tenutasi a Città del Capo a febbraio, ha ospitato 120 espositori

Foto Wim Pijbes

Image

L'edizione di quest'anno dell’Investec Art Fair, tenutasi a Città del Capo a febbraio, ha ospitato 120 espositori

Foto Wim Pijbes

Questo potrebbe essere il secolo africano

Una vivace scena artistica e un'entusiasmante nuova generazione di artisti fanno pensare che l'arte contemporanea africana sta finalmente ricevendo attenzione a livello globale, scrive Wim Pijbes, ex direttore del Rijksmuseum

Nonostante la battuta d’arresto del Covid-19, il numero di fiere d’arte in tutto il mondo è cresciuto fino a raggiungere la cifra sbalorditiva di 377 nel 2024. 1-54, fondata nel 2013, con tre edizioni all'anno (a Londra, New York e Marrakech), è probabilmente la più nota fiera dedicata all'arte africana (il nome si riferisce ai 54 Paesi del continente). Nel 2008 a Johannesburg si è svolta la prima Joburg Art Fair, con sole 22 gallerie. Una mostra curata da Simon Njami ha offerto una panoramica dell’energia artistica africana alla fiera. Njami è stato anche il curatore del primo Padiglione africano alla Biennale di Venezia nel 2007. Ora, quasi 20 anni dopo, la curatrice della Biennale di Venezia del 2026 è la camerunese Koyo Kouoh, direttrice dello Zeitz Museum of Contemporary Art Africa (MoCAA) a Città del Capo.

Città del Capo ospita anche la fiera d‘arte Investec, che dal 2013 è cresciuta fino a diventare la più grande fiera d’arte africana, con 120 espositori e circa 40mila visitatori provenienti dall’Africa e da oltreoceano. Città del Capo è ora facilmente raggiungibile dai collezionisti americani, con voli diretti da New York, Washington e Atlanta. Gli europei hanno già trovato il modo di raggiungerla, sfuggendo al rigido inverno: l'estate sudafricana a febbraio è al suo apice. A differenza degli appassionati d’arte dei Paesi africani vicini, la maggior parte dei viaggiatori occidentali non ha bisogno del visto. E poiché nel 2024 i lettori della rivista Condé Nast «Traveller» l’hanno votata come la migliore città al mondo per il cibo, non c'è motivo per non andare a Città del Capo: è esattamente quello che ho fatto.

 

Una curatrice africana per la Biennale di Venezia

Dopo l’annuncio che Koyo Kouoh sarebbe stata la curatrice della prossima Biennale di Venezia, l'atmosfera alla fiera Investec 2025 (21-23 febbraio) era carica di aspettative. Al festoso gala dello Zeitz Mocaa, Kouoh ha descritto la Cape Town Art Week di quest‘anno, che si è svolta in concomitanza con la fiera, come un faro di speranza.

Per diversi giorni Città del Capo è costellata di eventi, conferenze, feste e visite agli studi. Ero in ottima compagnia, con un gruppo entusiasta di curatori, collezionisti, artisti e mecenati internazionali che giravano per vedere le ultime novità e le opere migliori, alla scoperta di nuovi nomi, giovani artisti e gallerie emergenti di Città del Capo e del resto dell'Africa, oltre a mercanti e galleristi affermati come la Goodman Gallery. Con sedi a Città del Capo, Johannesburg, Londra e New York, la Goodman è il luogo di ritrovo di artisti di alto livello come William Kentridge e Yinka Shonibare.

Mentre l’interesse per l’arte africana è in costante crescita, al momento i prezzi da Investec non superano mai il milione di dollari. Questo è ancora un mercato relativamente giovane con un enorme potenziale. Il gusto è sempre personale e, come nelle edizioni precedenti, quest’anno ho trovato la qualità buona, talvolta ottima. La maggior parte dei visitatori alla prima esperienza sono sorpresi dai prezzi bassi e, nel complesso, l’arte africana non si è ancora sviluppata come bene di investimento.

Ciò detto, alla Investec c’erano collezionisti privati e un numero crescente di rappresentanti di musei, dall’High Museum of Art di Atlanta, al Princeton University Art Museum, alla Smithsonian e al Moderna Museet di Stoccolma. Awa Konaté, curatrice del Guggenheim Abu Dhabi, ha condiviso il mio senso di positività e speranza, spingendomi a pensare a una dichiarazione del Fondo Monetario Internazionale (Fmi) secondo cui stiamo entrando nel «secolo africano». A suggerirlo ci sono diversi segnali.

La fiera Investec rientra nella Cape Town Art Week, con un programma di conferenze, eventi, visite agli studi e mostre nelle gallerie.

Secondo un articolo del «New York Times», la città al mondo con il maggior numero di francofoni non è più Parigi, ma Kinshasa, in Congo. I musei europei si stanno finalmente impegnando sul serio per rimpatriare nei loro Paesi di origine gli oggetti saccheggiati durante il passato coloniale. Laddove gli artisti afroamericani recuperano le loro radici, si sta delineando una diaspora culturale inversa. Artisti di successo come Kehinde Wiley, che vive negli Stati Uniti, e Yinka Shonibare, che vive nel Regno Unito, investono in spazi di studio e centri culturali per artisti locali in Africa; Swizz Beatz e Alicia Keys hanno messo insieme la loro Dean Collection, un mix visionario di diverse generazioni che unisce artisti neri della diaspora africana.

 

Amplificare le voci emergenti

Per dar risalto alla prossima generazione, la curatrice italiana Mariella Franzoni ha organizzato il Tomorrows/Today Prize, una sezione curata della fiera Investec dedicata ai nomi di spicco del futuro. Secondo Franzoni, Tomorrows/Today è una piattaforma per amplificare le voci, le idee e i temi già emergenti tra gli artisti emergenti. «Guardare a ciò che gli artisti emergenti stanno facendo oggi, afferma, ci offre uno sguardo sulle pratiche, i temi e le modalità di lavoro che definiranno la scena artistica futura».

Insieme ad Azu Nwagbogu (curatore del padiglione del Benin alla Biennale di Venezia 2024) e al curatore Gabriel Virgilio Luciani, sono stato invitato a far parte della giuria internazionale di quest'anno. I 12 artisti invitati a esporre nella sezione Tomorrows/Today di quest’anno rappresentano una vasta gamma di pratiche contemporanee che riflettono le attuali tendenze artistiche globali radicate nell'identità, nel commento socio-politico e nello scambio culturale. Sono Joy Adeboye (Nigeria, 1998), Asma Ben Aissa (Tunisia, 1992), Soukaina Joual (Marocco, 1990), Mareli Lal (Sudafrica, 1985), Warren Maroon (Sudafrica, 1985), Georgina Maxim (Zimbabwe, 1980), Mulambö (Brasile, 1995), Anthony Ngoya (Francia, 1995), Thando Phenyane (Sudafrica, 1997), Mankebe Seakgoe (Sudafrica, 1998), Zhenlin Zhang (Cina, 1998) e Agnes Essonti Luque (Spagna, 1996).

Essonti Luque, che vive a Barcellona, ha ricevuto il premio Tomorrows/Today per il suo promettente percorso artistico. Il premio rende omaggio alla natura accattivante del suo attuale corpus di opere e al suo potenziale impatto futuro. Attraverso la fotografia, il video, l'assemblaggio e la performance, Essonti Luque si addentra nella sfera domestica, esplorando la cucina e i rituali che circondano la preparazione e il consumo del cibo.

Ho vissuto la Cape Town Art Week non come un evento per i soliti noti, anzi. È stata una settimana piena di nuove avventure artistiche. L'Africa non è più un'attrazione secondaria povera, ma un focolaio di cultura stimolante per il mondo. E ho imparato che la speranza è un verbo.

 

Wim Pijbes è l'ex direttore del Rijksmuseum di Amsterdam

Un veduta di Investec Art Fair, tenutasi a Città del Capo a febbraio. Foto Wim Pijbes

Wim Pijbes, 16 aprile 2025 | © Riproduzione riservata

Questo potrebbe essere il secolo africano | Wim Pijbes

Questo potrebbe essere il secolo africano | Wim Pijbes