Arnaldo Pomodoro. Sfere
Andamento lento. Le «Sfere» di Arnaldo Pomodoro (1926) hanno avuto un incremento del 20% in 15 anni dimostrando nel medio periodo una sostanziale stabilità. Il 18 ottobre 2024 da Christie’s a Parigi «Sfera con sfera» del 1995 (70x70 cm) è stata venduta per 479mila euro superando le previsioni di 250-350mila. Nonostante il buon risultato, 10 anni prima da Christie’s a Londra, un’altra «Sfera con sfera» di 80 cm aveva fatto fermare il martello a 484mila euro. La conferma che le quotazioni sono sigillate è arrivata il 18 aprile 2018 quando un’ulteriore variante di «Sfera con sfera», sempre di 80 cm, si è imposta da Sotheby’s a Milano per 489mila euro. Senza particolari sussulti negli anni d’oro (2014-16), il mercato ha subito un’impennata nel 2021 in era Covid. Le motivazioni sono dovute a un fatto episodico, ovvero alla comparsa nella vendita online di Christie’s di una piccola «Sfera» di 35 cm del 1965, studio per un lavoro monumentale, che ha trovato un acquirente disposto a spendere 375mila euro, cifra ampiamente superiore alla media. Queste opere sono destinate ad ampliare il loro consenso anche all’estero dove non manca una domanda, soprattutto in Inghilterra e negli Usa.
Mario Schifano. Dipinti 1960-1969
Nonostante Mario Schifano (1934-98) abbia subito un evidente ridimensionamento negli ultimi due anni, i valori nel medio periodo sono cresciuti in modo esponenziale. Dal 2010 ad oggi le opere storiche hanno avuto un incremento del 206% superando l’andamento dell’oro e della Borsa italiana. Chi, tuttavia, fosse intervenuto nella fase di massima euforia, quando Schifano viaggiava al di sopra dello Standard & Poor 500, si troverebbe con un portafoglio fortemente sbilanciato. Il 25 ottobre 2022 da Sotheby’s a Parigi «Tempo Moderno», del 1962 (180x181 cm), ha raggiunto il record di 2,3 milioni di euro. L’ascesa era iniziata nel 2019 e il 4 ottobre di quell’anno da Christie’s a Londra «Paesaggio anemico III», 1965 (200x219 cm), è stato aggiudicato per 619mila euro, sei volte la cifra spesa nove anni prima. Attualmente il mercato appare assai più riflessivo rispetto al 2019: il 18 ottobre 2024 da Christie’s a Parigi «Insegna 7E-8E» del 1961 (110,5x150,5 cm) ha chiuso a 661mila euro non superando le stime minime. Un ulteriore consolidamento giungerà a breve, con la pubblicazione nel gennaio 2025 del Catalogo Ragionato dei dipinti degli anni ’60 a cui segue il Catalogo generale online dal 1970 al 1998.
Giorgio De Chirico. Piazze d’Italia 1930-1970
Giorgio de Chirico (1888-1978) rappresenta un bene rifugio che non suscita particolari emozioni. Dal 2010 i suoi valori sono rimasti pressoché immutati con un incremento reale dell’11%, appena lo 0,73% annuo. Percentuale che non rende giustizia al «Pictor Optimus» e che appare tanto più sconcertante nell’anno del Surrealismo con in testa Magritte salito in 15 anni del 290%. Il vantaggio di questa situazione è che i prezzi sono ancora favorevoli. Chi il 6 febbraio 2013 si fosse perso l’opportunità di acquistare da Sotheby’s a Londra una «Piazza d’Italia» del 1956 per 337mila euro, avrebbe potuto rimediare 9 anni dopo, il 6 dicembre 2022, in un’asta online di Christie’s pagando 353mila euro un soggetto quasi identico. Il primo responsabile di un mercato lontano dalle sue potenzialità è stato lo stesso de Chirico che in taluni casi retrodatava le sue opere. Proprio il 18 ottobre 2024 da Christie’s a Parigi è stata venduta per 630mila euro «Piazza d’Italia con fontana» del 1938 che riportava sul retro l’indicazione errata del 1917. Nonostante la falsa pista, l’opera, correttamente archiviata dalla Fondazione Giorgio e Isa de Chirico, non ha avuto difficoltà a ottenere il consenso degli investitori.
Le analisi e i dati sono curati da Roberto Capitanio in esclusiva per «il Giornale dell’Arte».
ATTENZIONE. Gli indici mettono a confronto l’andamento degli artisti negli ultimi 15 anni rispetto a un particolare segmento del loro mercato (viene calcolata la media dei valori considerando i risultati delle case d’asta italiane e internazionali) con l’oro, la borsa italiana (Ftse Mib) e la borsa americana (Standard & Poor 500). Tutti gli andamenti tengono conto dell’incidenza dell’inflazione e vanno intesi come potere d’acquisto reale.
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