Roberta Bosco
Leggi i suoi articoli«È giunto il momento di chiudere un ciclo iniziato 32 anni fa con un’iniziativa ambiziosa e quasi utopica: la creazione di un museo diverso da tutti quelli che esistevano allora, con la forza sufficiente per cambiare l’immagine e le aspirazioni di una città e di tutto un Paese». Lo ha affermato Juan Ignacio Vidarte (Bilbao, 1956), lo scorso 20 maggio al termine di una riunione del Consiglio d’amministrazione del museo Guggenheim Bilbao, in cui ha presentato le sue dimissioni dalla direzione del museo, una decisione già presa all’inizio del 2020 e poi ritardata dalla pandemia.
Vidarte lascia il museo con la soddisfazione del lavoro ben fatto. «Il museo gode di ottima salute, ha sottolineato il direttore. Abbiamo recuperato e incrementato il numero di visitatori (1.324.000 nell’ultimo anno), così come l’impatto economico (760 milioni di euro nel 2023) e l’autofinanziamento (78%). Senza dimenticare il successo strategico della trasformazione digitale, della sostenibilità ambientale e naturalmente della configurazione di un programma espositivo e di una collezione di opere d’arte di fama internazionale». Al momento delle dimissioni, ha annunciato l’avvio di una selezione internazionale per scegliere il suo sostituto. A partire dal 3 giugno i candidati interessati potranno trovare maggiori informazioni sul sito del museo e si prevede che la selezione, affidata a una società internazionale, possa concludersi entro l’autunno.
Vidarte ritiene che sia il momento di promuovere il ricambio generazionale, facilitando il processo per designare chi guiderà il museo nei prossimi anni e scriverà un nuovo capitolo della sua storia dalla prospettiva di una nuova generazione. «È mia responsabilità rendere possibile questa transizione», ha affermato Vidarte che resterà legato al museo basco in qualità di «direttore emerito» con funzioni consultive e non esecutive e parteciperà alle riunioni del Consiglio d’amministrazione e della Fondazione Guggenheim in iniziative internazionali di carattere strategico.
Sono passati 32 anni da quando le istituzioni basche affidarono a Vidarte l’incarico di creare nei Paesi Baschi la sede spagnola del celebre museo di New York e da allora il successo di questo progetto singolare è stato indissolubilmente legato alla sua figura. Colto, elegante e discreto, Vidarte ha trasformato il Guggenheim, nel grande motore economico, culturale e sociale della trasformazione e del rilancio di Bilbao. «Dal suo primo anno di attività, il museo raggiunge circa un milione di visitatori all’anno, il doppio delle previsioni. I dubbi e le critiche sono rimpiazzati da un sentimento di orgoglio per il successo di un progetto che colloca Bilbao nel circuito internazionale», ricorda il direttore. E sottolinea che dopo soli 3 anni di attività si è recuperato l’investimento totale realizzato per la costruzione (84 milioni di euro), firmata dall’archistar Frank O. Gehry.
La collezione si compone di 151 opere di 84 artisti dalla seconda metà del XX secolo ai giorni nostri, e tra le grandi acquisizioni spiccherà sempre «La materia del tempo» (2000), l’emblematica scultura di Richard Serra (scomparso lo scorso marzo), realizzata appositamente per la sala più vasta dell’edificio. È anche l’opera preferita di Vidarte perché, spiega, «simboleggia meglio di ogni altra lo spirito del museo: offrire ai visitatori uno spazio unico per godere di opere d’arte straordinarie in un contesto architettonico eccezionale con momenti magici. Proprio come questo incontro tra Gehry e Serra, due creatori irripetibili».
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