David Ekserdjian
Leggi i suoi articoliIl 7 luglio andrà all’asta da Christie’s a Londra una delle ultime opere di Antonio Canova (1757-1822), una statua a grandezza naturale di «Maria Maddalena giacente», risalente al 1819 il modello e al 1822 il marmo, e proveniente dalla collezione del secondo conte di Liverpool (1770-1828), all’epoca primo ministro britannico, grande collezionista e uno dei fondatori della National Gallery. La riscoperta di un’opera di tale importanza ai giorni nostri non può far altro che sorprendere e in questo caso la storia è particolarmente inaspettata e curiosa.
Verso la fine della sua illustre carriera, Canova era senz’altro lo scultore più stimato del mondo. Fuori dall’Italia fu soprattutto un gruppo di mecenati aristocratici e reali inglesi ad aver avuto il merito e i mezzi per acquisire molti dei pezzi più monumentali e impressionanti della sua attività finale, con il risultato che ancora oggi la Gran Bretagna, e in prima linea Londra, ne possiedono tanti. All’Apsley House (Hyde Park Corner), la casa-museo del primo duca di Wellington, vincitore della battaglia di Waterloo, e residenza dell’attuale duca, si trova la statua colossale di «Napoleone come Marte Pacificatore» (alta più di 3 metri).
Meno accessibili a Buckingham Palace sono il gruppo di «Marte e Venere» e le figure di una «Naiade» e di «Dirce», mentre il Victoria and Albert Museum può vantare, tra altre opere, il «Giovane Teseo con il Minotauro» e le stupende «Tre Grazie», originariamente di proprietà del duca di Bedford a Woburn Abbey, ma salvate per la Nazione nel 1994.
La «Maddalena», come l’«Endimione dormiente», sempre nella collezione del duca di Devonshire a Chatsworth nel Derbyshire (stranamente plasmato sulla «Venere dormiente» di Giorgione nella galleria di Dresda) furono ordinati dallo scultore grazie alla presenza in Italia della duchessa di Devonshire (1758-1824), sorella della moglie di Liverpool. Nelle lettere del 21 novembre e del 19 dicembre 1822 indirizzate da Napoli e Roma a «My dear Lord Liverpool» e «My dearest Lord Liverpool», parla delle statue e della morte di Canova («È una perdita irreparabile, e non posso pensarci senza lacrime, ma nei suoi ultimi giorni raccontava a un suo amico con soddisfazione che aveva terminato la Maddalena come l’Endimione [...] e lei e il duca di Devonshire hanno quindi gli ultimi tocchi del suo scalpello»).
La «Maddalena», costata all’epoca 1.200 sterline, fu destinata per la residenza londinese di Lord Liverpool, Fife House a Whitehall, e passava in eredità al suo fratellastro, il terzo conte di Liverpool (1784-1851). Dopo la sua morte fu venduta dai suoi esecutori in un’asta di Christie’s il 2 giugno 1856 al conte di Dudley, meglio noto come Lord Ward, per 1.000 ghinee (1.100 sterline). Solo un anno dopo Lord Ward fu uno dei prestatori più generosi e illustri alla famosa mostra «Tesori d’arte del Regno Unito» (Manchester, 5 maggio-17 ottobre 1857), dove la «Maddalena» di Canova fu giudicata uno dei massimi capolavori.
La statua passava in eredità a suo figlio, il secondo conte di Dudley (1867-1932), e fu venduta nel 1920 con tutti gli arredi della casa di campagna della famiglia, Witley Court nel Worcestershire, perché dopo l’annegamento della moglie il conte non poteva sopportare l’idea di continuare a viverci.
Witley Court fu comprata da Sir Herbert Smith (1872-1943), impreditore di tappeti di modeste origini nobilitato per i suoi servizi all’industria. Non sembra che Smith si interessasse di arte e sembra logico supporre che non abbia mai riconosciuto l’importanza della «Maddalena». Nel settembre e ottobre 1937, dopo un incendio che devastò Witley Court, Smith non aveva i fondi per ricostruirla, così la statua fu venduta all’asta. Nel catalogo compare come «Figura classica di donna morente che tiene una croce, col suo piedistallo in marmo nero»: il povero Canova fu totalmente dimenticato e l’opera venduta per la cifra derisoria di 40 ghinee.
L’acquirente fu Violet Van der Elst (1882-1966), nota per la sua opposizione appassionata alla pena di morte, che compare come personaggio in un film recente sul più celebre boia britannico, «Pierrepoint» (2005). Come Smith, anche lei era nata poverissima ma in seguito guadagnò così tanto da acquistare nel 1937 Harlaxton Manor nel Lincolnshire, dove si trovava la «Maddalena».
Comunque sia, avendo speso quasi tutta la sua fortuna nella sua crociata contra la pena di morte, nel 1959 vendette la sua casa londinese (80, Addison Road) e la statua a un antiquario, John Manasseh. La «Maddalena» si trovava nel giardino davanti, dove compare per due secondi in un documentario del giovane Ken Russell (1927-2011) girato per la Bbc nel 1962, «Pop Goes the Easel» (gioco di parole sul titolo di una nota filastrocca), con l’artista pop Sir Peter Blake (1932), famosissimo per la sua copertina di «Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band» dei Beatles, seduto sopra la scultura.
Quarant’anni dopo, fu venduta a Sotheby’s (a Billingshurst), nel maggio di 2002, per la modestissima cifra di 4.400 sterline. L’acquirente, che la vende adesso, non aveva la minima idea della sua corretta attribuzione, ma sembra che fra pochissimo avrà una bella sorpresa, dato che la stima per la «Maddalena» si aggira dai 5 agli 8 milioni di sterline. Grazie all’esistenza di un calco in gesso della statua nella Gipsoteca a Possagno e a vari disegni preparatori, si conosceva già l’opera, ma la riscoperta dell’originale cambia tutto.
È bello sapere che anche Canova l’apprezzava: in una lettera inviata da Roma al suo amico Antoine Quatremère de Quincy (1755-1849), il 25 novembre 1819, racconta: «Esposi un altro modello di una seconda Maddalena distesa in terra, e svenuta quasi per eccesso di dolore di sua penitenza, soggetto che piace moltissimo, e che mi ha procurato molto compatimento, ed elogi assai lusinghieri». Ora, finalmente, possiamo rivederla e apprezzare le sue qualità straordinarie.
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