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Salgado, le ultime mostre del fotografo degli ultimi

«Nel nostro cammino verso il futuro non stiamo forse lasciando indietro gran parte del genere umano?»

Riccardo Deni

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Ravenna e Genova. E infine, l'ultimissima, a Trento. Le ultime esposizioni del maestro della fotografia appena scomparso Sebastião Ribeiro Salgado Júnior (1944-2025) hanno visto protagonista l'autore e attivista brasiliano al Mar - Museo d'Arte della città di Ravenna con « Sebastião Salgado. Exodus-Umanità in cammino », e al Palazzo Ducale di Genova per la Giornata Mondiale dell’Acqua: «Aqua Mater» con 42 stampe in grande formato che hanno celebrato il ruolo di quest’elemento unico nell’universo e la sua relazione ambivalente con l’umano. Ma andiamo con ordine, partiamo da Ravenna. Attraverso varie immagini dedica a momenti «eroici» di vita di singoli individui il fotoreporter aveva rivolto a tutti la medesima domanda: «Nel nostro cammino verso il futuro non stiamo forse lasciando indietro gran parte del genere umano?». Il progetto « Exodus-In cammino sulle strade delle migrazioni » ha illustrato al mondo la condizione del profugo, il suo istinto di sopravvivenza dettato dall'azione dello spostamento, i vari momenti dell'esodo, i disordini urbani e le tragedie, tanti luoghi pieni di paura, di povertà dalle quali fuggire con dignità e coraggio. « Oggi più che mai, spiegava il fotografo a proposito di questo suo lavoro che ha richiesto anni e la visita di moltissimi Stati, sento che il genere umano è uno. Vi sono differenze di colore, di lingua, di cultura e di opportunità, ma i sentimenti e le reazioni di tutte le persone si somigliano. Noi abbiamo in mano la chiave del futuro dell'umanità, ma dobbiamo capire il presente. Queste foto mostrano una parte del nostro presente. Non possiamo permetterci di guardare dall'altra parte ». Nella città della Lanterna, invece, attraverso l'esposizione sull'Acqua composta da ben 180 fotografie, l'autore ha puntato l'obiettivo sulle migrazioni causate dai cambiamenti climatici, dalle guerre o da problemi economici. Gli spostamenti di migliaia, milioni di esseri umani stanno trasformando la fisionomia delle nostre nazioni, cambiando di fatto la struttura sociale delle grandi città, svuotando spesso le campagne e chiedendo a gran voce di affrontare in modo serio e consapevole questo fenomeno molto complesso. La mostra era suddivisa in varie sezioni, a partire da quella sull'America Latina dove si analizza la migrazione storica di decine di milioni di contadini verso le aree urbane di Città del Messico e San Paolo del Brasile, megalopoli circondate da baraccopoli, dove gravi episodi di violenza sono all'ordine del giorno, fino a quella dedicata all'Africa con molti dei suoi popoli profondamente segnati dalla povertà e dalla fama, vittime di corruzione, dispotismo e guerre, nonostante il continente sia anche in pieno fermento, ricco di energie e vitalità oltre che di materie prime e ricchezze naturali che scatenano da sempre appetiti di ogni sorta. Essenziale per la sopravvivenza del pianeta, ma inquinata dalle attività umane e industriali, minacciata dal riscaldamento globale, che provoca alluvioni, siccità e l’innalzamento degli oceani, l’acqua è stata per anni al centro delle riflessioni e del lavoro di Salgado. Salgado infatti non solo ha fondato un’organizzazione a difesa dell’ambiente, l’Istituto Terra, ma ha anche dedicato la propria carriera fotografica a documentare i cambiamenti sociali e ambientali della nostra epoca. «Aqua Mater» era quindi il culmine di decenni di lavoro in tutto il mondo.
 

Riccardo Deni, 24 maggio 2025 | © Riproduzione riservata

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