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Thomas Clement Salomon accanto al «Ritratto di Monsignor Maffeo Barberini» di Caravaggio

Foto: Alessio Panunzi

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Thomas Clement Salomon accanto al «Ritratto di Monsignor Maffeo Barberini» di Caravaggio

Foto: Alessio Panunzi

Salomon: «Palazzo Corsini e Barberini punto di riferimento per la pittura a Roma»

Per il futuro delle Gallerie Nazionali di Arte Antica il direttore ritiene che «un solido discorso di ricerca scientifica deve partire dalle proprie collezioni. Senza dimenticare gli edifici storici che ci ospitano, al centro di interventi di tutela e valorizzazione»

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Arianna Antoniutti

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Una grande mostra su Caravaggio, «estremamente ambiziosa»; il riallestimento della Sala Pietro da Cortona; un progetto interamente rivolto ai capolavori archeologici; la valorizzazione delle collezioni... Il 2025 si annuncia, per le Gallerie Nazionali di Arte Antica di Roma, quanto mai ricco di novità. È Thomas Clement Salomon (Roma, 1986) direttore da gennaio 2024, a illustrarci il futuro del museo romano, articolato in due sedi: la quadreria di Palazzo Corsini a Trastevere, e il Palazzo Barberini, complesso barocco edificato per volontà di Urbano VIII. Qui, fino al 23 febbraio, è stato in mostra un ospite d’onore: l’inedito «Ritratto di Monsignor Maffeo Barberini», effigiato, prima dell’elezione al soglio pontificio come Urbano VIII, da Caravaggio. «È un’occasione storica, commenta Salomon: le Gallerie Nazionali ospitano, nella sede di Palazzo Barberini, la più vasta collezione al mondo di caravaggeschi, oltre a quattro dipinti del Merisi. Abbiamo presentato, per la prima volta al pubblico, quest’opera pubblicata da Roberto Longhi nel 1963 sulla rivista “Paragone”. Il dipinto, di collezione privata, è stato sottoposto a indagini diagnostiche, i cui risultati saranno illustrati in una giornata di studi, nell’ambito della mostra «Caravaggio 2025», che radunerà, dal 7 marzo al 6 luglio, una ventina di dipinti sensazionali, con un focus sui quadri barberiniani. Sarà un’esposizione fra le più importanti, a livello europeo, dedicata al pittore, con novità assolute. Un progetto come se ne vedono una volta ogni vent’anni, che non sarà facile ripetere in futuro. La presentazione del ritratto di Maffeo Barberini, che apre simbolicamente l’evento espositivo, è stata una vera e propria favorevole congiunzione astrale. C’è poi la speranza che un dipinto così capitale possa essere acquisito dallo Stato italiano. Al momento è solo un sogno, ma certo un’opera del genere (uno dei pochi ritratti dipinti da Caravaggio a noi giunti, l’unico del periodo romano) dovrebbe essere offerto, in permanenza, alla fruizione del pubblico». Sempre a Palazzo Barberini, si è da poco conclusa la mostra su Carlo Maratti che, accanto a importanti prestiti, presenta anche un «Ritratto di magistrato» della Galleria Corsini, restaurato per l’occasione. 

Direttore, la sua direzione proseguirà su questo doppio binario: mostre e valorizzazione delle collezioni?
Credo che per impostare un solido discorso di ricerca scientifica, all’interno di un museo, si debba partire dalle proprie collezioni. Senza dimenticare, ovviamente, i non meno straordinari edifici storici che ci ospitano, al centro di numerosi interventi, in corso e futuri, di tutela e valorizzazione. Abbiamo da poco ultimato il restauro della facciata principale di Palazzo Barberini. È solo uno dei tanti cantieri aperti nel 2024, un anno molto intenso che ha già dato i suoi frutti, grazie anche al lavoro dei miei colleghi: siamo una squadra appassionata e affiatata. Ora si lavora sull’ala sud del Palazzo, l’ultimo prospetto mancante per completare l’intero restauro dell’esterno. Poi passeremo ai tre giardini storici: è da poco partito il primo intervento sul giardino che dà sulla facciata. Un importante progetto in corso riguarda, infine, il Mitreo, conservato nell’ambiente seminterrato della Palazzina Savorgnan di Brazzà, alle spalle di Palazzo Barberini. Sono quasi ultimati i lavori di messa in sicurezza dell’ingresso e a breve riaprirà al pubblico. Per ragioni conservative, il Mitreo, che ospita rarissimi affreschi, sarà visibile solo uno o due giorni a settimana. L’idea è quindi di ricostruirlo virtualmente in una sala al piano meno uno di Palazzo Barberini, per renderlo visibile anche nei giorni in cui non sarà possibile accedervi. Tutto questo rientra nel più vasto progetto «Barberini archeologica», che riguarderà anche la schedatura dei pezzi archeologici e delle nostre sculture, in questo momento in riallestimento nella Sala Marmi. 

Lei dal 2019 al 2021 è stato direttore scientifico di MondoMostre (precedentemente, dal 2014 al 2019, di MoMo-Skira) e come tale responsabile sia dell’ideazione e sviluppo della programmazione culturale, sia della supervisione dei budget e dei piani di comunicazione. Come si traduce tutto questo, ora che è alla direzione di un museo?
Si declina, semplicemente, in ciò che faccio ogni giorno: nel prendermi cura, con la massima passione, di ogni aspetto, partendo da quelli scientifici fino a quelli manageriali, gestionali, relazionali. Con MoMo-Skira ho viaggiato moltissimo, fra Stati Uniti ed Europa, gestendo prestiti per decine di esposizioni su autori come Caravaggio, El Greco, Antonello da Messina, Picasso... È stata un’esperienza che mi ha posto in relazione con quelle che sono le sfide dei musei internazionali. Fondamentale è stata anche l’esperienza alla Galleria Borghese, dove ho lavorato negli anni passati, accanto alla direttrice Francesca Cappelletti, come responsabile dei progetti della direzione. 

Progetti culturali e gestione del budget. È questa la direzione cui guardano i musei del futuro? 
Per un direttore di museo è innanzitutto fondamentale conoscere l’ambito storico artistico in cui si opera. È però altrettanto essenziale saper gestire le questioni di ambito manageriale, come la ricerca degli sponsor, vitali per riuscire a concretizzare programmi e visioni. Dirigere un museo vuol dire vedere ciò che ancora non esiste, e rendere concreto quello che sembrava impossibile. L’Italia, come è ben noto, è leader a livello mondiale per la qualità e vastità del proprio patrimonio culturale, per la sua conservazione e tutela (pensiamo solo a un’eccellenza come il Nucleo Tutela Patrimonio Culturale dei Carabinieri). Negli Stati Uniti, ad esempio, si guarda al nostro Paese con enorme rispetto. Ciò che noi possiamo invece apprendere, dall’estero, è proprio l’aspetto della gestione manageriale, ovviamente declinata in base alle esigenze del nostro sistema museale. Non dimentichiamo che, in America, i musei sono privati o semi privati, con una differente libertà d’azione. Tornando alla mostra di Caravaggio, inizialmente non avevamo un budget per esporre 20 suoi dipinti autografi, assicurati poi nell’insieme per alcuni miliardi di euro (non milioni: perché i valori assicurativi raggiunti da una sola opera di Caravaggio toccano i 250 milioni di euro). È stato allora essenziale trovare sponsor e mettere in campo partnership. In questa occasione espositiva avremo il sostegno fondamentale di Intesa Sanpaolo (che presterà anche il «Martirio di sant’Orsola» di sua proprietà; Ndr) e collaboreremo fattivamente con la Galleria Borghese, per quello che si preannuncia come un grande evento per Roma, nell’anno del Giubileo. Il sistema nazionale dei musei deve fare squadra, musei o direzioni autoreferenziali non possono funzionare: ricordiamo sempre che lavoriamo per il pubblico, e per migliorare l’offerta culturale del Paese. Il teatro in cui noi operiamo è Roma, c’è molta competizione, e ci si deve relazionare anche con le altre capitali europee. Bisogna puntare in alto.

Come sarà il 2025 delle Gallerie Nazionali?
Le Gallerie Nazionali sono musei con un potenziale enorme che non è ancora stato espresso sino in fondo. Il sogno del fondatore Adolfo Venturi, nell’Ottocento, era quello di creare una galleria nazionale sul modello delle principali città europee. La prima sede, a Palazzo Corsini, aprì nel 1895 e l’acquisizione, come seconda sede, di Palazzo Barberini è avvenuta nel 1949, ma è solo dal 2018 che il Palazzo è destinato interamente alla fruizione museale. Palazzo Corsini e Palazzo Barberini devono diventare un cruciale punto di riferimento, a Roma, per la grande pittura. Abbiamo già ottenuto ottimi risultati: nel 2024 i visitatori sono stati oltre 300mila con un incremento del 40% rispetto al 2023. Il progetto, estremamente ambizioso, su Caravaggio certo impegnerà molte delle nostre energie ma, durante l’anno, avremo altri appuntamenti non meno rilevanti. Ci sarà il riallestimento del Salone Pietro da Cortona, in cui sarà esposta la serie con i 10 cartoni degli arazzi con episodi della vita di Urbano VIII, che tornano, dopo decenni, nel Salone, la più straordinaria sala affrescata della città, per renderlo ancora più spettacolare.

Arianna Antoniutti, 27 febbraio 2025 | © Riproduzione riservata

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