Era il 2008 quando fu avviato il primo intervento di restauro sulla Basilica Concattedrale di Sant’Andrea a Mantova, la chiesa maestosa voluta da Ludovico II Gonzaga, marchese di Mantova, al tempo del Concilio lì convocato da Pio II Piccolomini. Al seguito del papa si trovava l’architetto, letterato, linguista, matematico, filosofo, archeologo Leon Battista Alberti (1404-72): Ludovico II non si lasciò sfuggire l’occasione e, dopo il Tempio di San Sebastiano, gli commissionò il rifacimento della Basilica di Sant’Andrea, suo antico sogno.
Avviati nel 1472, anno della morte dell’Alberti, i lavori furono portati avanti dall’allievo Luca Fancelli ma la gran fabbrica continuò a crescere (e a modificarsi) nei secoli, tanto che la cupola non sarà realizzata che nel ’700, su progetto di Filippo Juvarra. Da quel 2008 i lavori non si sono mai interrotti, anche a causa dei danni provocati dal sisma del 2012, e da poco si è completato l’intervento di valorizzazione e accessibilità proprio della cupola, primo lotto di tre (per un valore complessivo di oltre 1,6 milioni di euro), già autorizzati dalla locale Soprintendenza, che vedrà a breve anche la manutenzione delle coperture e il completamento del restauro del pronao albertiano con le due torri scalari, in cui corrono le scale che portano ai piani superiori e all’«ombrellone», quel caratteristico ambiente voltato che, arretrato, sovrasta il timpano della facciata.
I lavori sulla cupola, frutto di un lavoro di squadra di figure dalle diverse competenze e diretti da Monica Nascig, che sin dal 2008 lavora ai restauri di Sant’Andrea, consentono oggi l’accesso in sicurezza al tamburo sia dalla parte interna sia all’esterno, regalando di qui una vista spettacolare sulla città, sui suoi laghi e sul territorio circostante fino al Monte Baldo. E all’interno consentono di godere, da un’altezza di 30 metri, degli spazi progettati da Leon Battista Alberti, dei dipinti murali della cupola e del catino absidale, degli stucchi e delle dorature che arricchissimo la basilica (prenotazioni: kalata.it). Alla cupola si arriva attraverso una scala a chiocciola (oltre 170 gradini) ricavata nella muratura nell’area presbiteriale.
Sfruttando e completando con nuove componenti strutturali in acciaio e pedane lignee i camminamenti antichi, sinora destinati ai soli manutentori, i progettisti hanno reso percorribile ai visitatori l’intera circonferenza alla base del tamburo della cupola, realizzando anche una pedana di legno, sotto alla quale corrono i cavi, formata da 40 pannelli amovibili e hanno creato una nuova illuminazione tanto nel vano scala quanto nei corrimani dei parapetti, con funzione anche di luce d’emergenza. Tra le curiosità da scoprire di lassù, il tubo di ferro con oltre 200 ugelli da cui fuoriusciva il gas per l’illuminazione della cupola, realizzata nella seconda metà dell’Ottocento.
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