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Maurita Cardone
Leggi i suoi articoliCiò che è notizia oggi, domani sarà storia, e i grandi momenti che resteranno impressi nella memoria si costruiscono anche attraverso le immagini. L’amministrazione del presidente americano Donald Trump sembra esserne profondamente consapevole. Il presidente sa come vuole apparire ed è ossessionato dal controllo della propria immagine, tanto da esprimere la sua avversione verso un suo ritratto esposto nel palazzo della capitale del Colorado, poi rimosso, perché poco lusinghiero.
L’uso della fotografia come strumento per diffondere un’immagine controllata della presidenza non è una novità. Una mostra in corso fino a giugno alla National Portrait Gallery di Washington, dal titolo «Picturing the Presidents: Daguerreotypes and Ambrotypes from the National Portrait Gallery’s Collection», espone fotografie di presidenti americani in carica tra il 1843 e il 2009, comprese alcune immagini risalenti agli esordi della fotografia. Quei primi dagherrotipi e ambrotipi fungevano da fonti per stampe popolari, illustrazioni di giornali e campagne elettorali, raggiungendo innumerevoli americani e contribuendo a creare l’immagine da tramandare dei vari presidenti.
Diversi fotografi che hanno lavorato con Trump raccontano che il presidente richiede sempre di visionare le immagini appena scattate durante i photoshoot ed è molto coinvolto nella selezione dei suoi ritratti. «Sa cosa cerca», ha detto in un’intervista Shealah Craighead, capo fotografo della Casa Bianca durante la sua prima amministrazione. Non sorprende, da parte di un personaggio che ha costruito la propria notorietà in Tv e che è sempre stato molto attento all’immagine. Nel corso di tutta la sua carriera, prima come imprenditore immobiliare a New York, poi nella corsa alla Casa Bianca, Trump ha sempre scelto accuratamente le immagini di sé da far circolare, riuscendo a creare una collezione di scatti che cristallizzano i momenti salienti della sua vita e della sua ascesa al potere.
Ora che i provvedimenti della seconda presidenza Trump hanno iniziato a dare all’amministrazione un carattere di forte decisionismo poco incline al confronto e all’autocritica, anche l’estetica della presidenza sembra tingersi di autoritarismo. Le immagini che accompagnano l’amministrazione sono marcate da un’estetica dai toni quasi imperiali (non a caso il presidente ha firmato un ordine esecutivo che incoraggia architetture classiche e tradizionali per gli edifici federali) in cui il leader è colui che vede tutto, sa tutto e tutto può fare.
Trump conosce il potere delle immagini. La fotografia scattata da Evan Vucci di lui con il pugno alzato subito dopo il fallito attentato durante un comizio elettorale la scorsa estate è diventata un’icona per i suoi sostenitori. Anche in occasione dell’insediamento, Trump aveva dimostrato una propensione per la teatralità. Il modo in cui firmava gli ordini esecutivi davanti alla camera, restituiva la sua idea di leadership, quella dello «strong man» che, con un semplice colpo di penna, risolleva le sorti della Nazione.
Infine, il controverso ritratto presidenziale svelato in occasione dell’insediamento ha confermato la sensazione che Trump stesse cercando uno specifico effetto. In esso, il presidente è mostrato mentre strizza gli occhi in modo severo, con sguardo torvo, in un’inquietante illuminazione dal basso. Scattato dal nuovo capo fotografo della Casa Bianca, Daniel Torog, il ritratto cerca evidentemente un effetto drammatico, scegliendo una luce angolata e un’inquadratura stretta, in cui il viso riempie lo spazio, evocando l’immagine di un lottatore prima di un incontro.
La fotografia, hanno notato in molti, ricorda molto la foto segnaletica scattata in Georgia dall’ufficio dello sceriffo della contea di Fulton, nel caso di interferenza elettorale di quello Stato e che era stata un primo caso storico: mai prima c’era stata una foto segnaletica di un ex presidente americano. La foto era diventata virale e una delle immagini più ricercate nella storia del web. Riproduzioni di quello scatto sono state stampate su tazze e magliette e decine sono state le versioni circolate online, sia tra i repubblicani che tra i democratici, con finalità opposte.
La somiglianza tra i due scatti non è casuale. Lo stesso fotografo ha confermato che l’ispirazione era venuta da lì. Il messaggio? «America is back», come ha spiegato l’addetta stampa del presidente. Altri sostengono che Trump sperimenti versioni di questa posa da diverso tempo e che lo sguardo intenso si sia evoluto dai tempi di «The Apprentice», il reality show che ha fissato per sempre nell’immaginario americano l’idea di Trump come imprenditore di successo.
Tutto questo evidentemente funziona, dato che la maggior parte degli intervistati in un recente sondaggio lo ha descritto come «duro», «energico» ed «efficace». Le fotografie da lui diffuse sono parte integrante della costruzione di un’immagine solida e senza sfumature che evoca autorità, audacia, invincibilità e con cui il presidente si presenta agli americani con atteggiamento di sfida, quasi a dire «restate a guardare, lo spettacolo è appena cominciato».
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