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Julien Heinz, Residual Moment, Mennour, Paris, 2025

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Julien Heinz, Residual Moment, Mennour, Paris, 2025

Sei mostre da visitare a settembre in gallerie e spazi indipendenti a Parigi

Parigi si accende con un calendario fitto di inaugurazioni. Un fermento diffuso che anticipa l’attesissima Art Basel Paris e che rende la rentrée il momento ideale per (ri)scoprire la scena artistica emergente

Teresa Ranchino

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Parigi si accende con un calendario fitto di inaugurazioni. Un fermento diffuso che anticipa l’attesissima Art Basel Paris e che rende la rentrée il momento ideale per (ri)scoprire la scena artistica emergente. La fine dell’estate segna per Parigi il ritorno alla sua forma migliore: da nomi consolidati come Mennour agli spazi indipendenti come Le 17 Studiolo, la città torna a splendere sotto il segno della nuova stagione espositiva. Le grandi gallerie presentano progetti ambiziosi, mentre le realtà più giovani propongono modalità meno convenzionali di fare mostra. Il risultato è un calendario densissimo, tra giovani debutti, scoperte e scommesse. Quella che segue è una selezione – inevitabilmente parziale – delle mostre che meritano attenzione tra le innumerevoli inaugurazioni. 

Julien Heintz da Mennour

Con Residual Moment, Julien Heintz (1997) firma il suo debutto da Mennour, che sceglie di affidargli una prima personale negli spazi di Rue du Pont de Lodi. Formatosi all’École des Beaux-Arts di Parigi nell’atelier di James Rielly, Heintz sviluppa la propria pratica pittorica a partire da un archivio di immagini e filmati storici che ha costruito nel corso degli anni. Non lavora su fotogrammi isolati, ma su brevi sequenze in movimento: frammenti di qualche secondo in cui affiorano figure semi anonime ed evanescenti.

È questa oscillazione a spingere la sua ricerca oltre la tradizione del ritratto, ponendo al centro non più l’identità del soggetto, ma l’istante che la figura attraversa, fino a sfaldarsi. In questo slittamento, Heintz elabora un linguaggio pittorico personalissimo, spingendo la figurazione al punto massimo di dissoluzione. Con l’ingresso nella scuderia di Mennour, Julien Heintz si propone come una voce promettente e la galleria conferma la sua attenzione costante verso i giovani talenti.

Julien Heintz, Residual Moment

3 settembre – 9 ottobre, Mennour, rue du Pont de Lodi

Shuo Hao alla Galerie Derouillon

Dal 2013 la Galerie Derouillon è uno degli spazi più freschi e riconoscibili nel panorama dell’arte emergente. Fondata da Benjamin Derouillon, qui progettualità e accompagnamento critico assumono un ruolo centrale e la selezione degli artisti proposti si distingue per un approccio lucido e sperimentale, capace di mantenere sempre una forte leggibilità. Sposa a pieno lo stile Derouillon la nuova mostra personale di Shuo Hao (1992), artista di origini cinesi che conta il suo terzo solo show nella galleria. Hao concentra la sua ricerca transdisciplinare sulla memoria, l’immagine e la metamorfosi. Nei suoi lavori, corpi umani e non umani si trasformano e si intrecciano in relazioni tumultuose, in una sintesi di simboli e iconografie orientali e occidentali: dai bassorilievi michelangioleschi, agli oggetti scolpiti in giada, dai martiri cristiani, alle figure della mitologia greca. La pittura e le installazioni di Shuo Hao si nutrono di questo doppio registro, aprendo un terreno di riflessione squisitamente instabile.

Shuao Hao, Huile a vitre

3 settembre – 4 ottobre, Galerie Derouillon, 13 rue de Turbigo

60 artisti a Le dix-sept studiolo

Quando i ruoli di curatore, artista, gallerista si contaminano e gli spazi allentano le maglie senza rifugiarsi nella cornice istituzionale, le mostre trovano una dimensione più autentica, ed è lì che la produzione contemporanea sembra respirare davvero. È il caso di Correspondance, proposta da Le dix-sept studiolo e curata dall’artista Matisse Mesnil insieme a Virgile Legavre-Jérôme, fondatore dello spazio. Nato nel corso dell’estate, il progetto coinvolge oltre sessanta artisti provenienti da geografie e percorsi differenti, invitati a partecipare ad uno scambio epistolare con la galleria. Un gesto che, nel suo dolce anacronismo, propone una mostra che nasce dal piacere stesso di esistere, sottraendosi – con una sottile ironia – alle retoriche di mercato.  Sessantaquattro cartoline, ciascuna segnata dall’intervento di ogni artista – con la presenza, tra gli altri, degli italiani Francesca Adorni, Claudio Coltorti, Luca Griechi, Arianna Marcolin, Ignazio Mortellaro, Lulu Nuti e Luca Resta – sono accompagnate dall’opera di On Kawara, artista concettuale giapponese. Correspondance non è soltanto un esercizio espositivo, ma un invito a ripensare il “fare mostra” come pratica relazionale, in cui l’oggetto rinuncia alla propria autoreferenzialità.

Correspondance

15 settembre – 18 ottobre, Le dix-sept studiolo, 17 rue Brochant 

La mostra collettiva Speaking in turn da Exo Exo

Nato nel 2013 come progetto indipendente nello studio dell’artista Antoine Donzeaud, insieme a Elisa Rigoulet, Exo Exo si è affermato in poco tempo come una delle piattaforme più interessanti per l’arte emergente francese e internazionale. Il carattere è quello di una realtà che nasce a Parigi ma che respira l’aria di Berlino e New York, un porto sicuro dove rifugiarsi quando il sistema si compiace troppo del proprio maquillage. Concepito inizialmente come spazio fluido, basato sulla sperimentazione e sulla spontaneità degli incontri, il progetto è cresciuto fino ad abbracciare nel 2021 il modello di galleria. La collettiva Speaking in turn riunisce sette artisti appartenenti a una generazione che, pur giovane, ha già trovato spazio nella scena contemporanea. Adam Bilardi (1995), Ash Love (1996), Camille Soualem (1993), Gaspar Willmann (1995), Lou Fauroux (1998), Lounis Baouche (1994) e Thomas Cap de Ville (1978), propongono linguaggi poliedrici che si incontrano sul terreno comune della relazione tra identità e rappresentazione. La mostra non si limita a mettere insieme nomi promettenti: presenta un dialogo critico su come i codici visivi della contemporaneità possano essere smontati, riarticolati e resi nuovamente leggibili.

Speaking in turn, Adam Bilardi, Ash Love, Camille Soualem, Gaspar Willmann, Lou Fauroux, Lounis Baouche, Thomas Cap de Ville

3 settembre – 20 settembre, Exo Exo, 34 rue Albert Thomas 

Chalisée Naamani da Ciaccia Levi

Fa da eco all’esposizione appena terminata a Palais Tokyo, il solo show da Ciaccia Levi di Chalisée Naamani, artista franco-iraniana, classe 1995. Una collaborazione avviata nel 2021, che segna il terzo solo show dell’artista in galleria.

Con Goodwill, Naamani trasforma lo spazio in un teatro dell’accumulo, dove il flusso incessante delle immagini in rete prende corpo. I suoi vêtements-images – sculture patchwork cucite a partire da materiali reperiti online – restituiscono il ritmo compulsivo dello scrolling, traducendo l’estetica satura e ultra-barocca di Instagram in forme polimateriche. In questo sovrapporsi di stoffe ed elementi iper-kitsch, Naamani costruisce opere ibride fatte di rebus visivi e cortocircuiti semantici: un archivio che implode, un collasso di icone che rivela la fragilità dell’identità contemporanea. Nessuna promessa di illusione, solo la nuda teatralità di un presente intrappolato nei propri simulacri.

Goodwill, Chalisée Naami

4 settembre – 11 ottobre, Ciaccia Levi, 34 rue de Turbigo

Sofía Salazar Rosales da Bremond Capela

Nata a Quinto in Ecuador nel 1999, Sofía Salazar Rosales è una delle voci più interessanti della nuova generazione. Vincitrice della medaglia d’oro agli Art Basel Awards 2025 nella categoria Emerging Artist, si è recentemente diplomata all’École de Beaux-Arts di Parigi negli atelier di Tatiana Trouvé, Petrit Halilaj e Álvaro Urbano. La sua pratica conserva un legame profondo con le radici culturali dell’America Latina e con le tensioni diasporiche che attraversano i contesti globali. Consolidando il suo interesse per la scena emergente, Bremond Capela le affida una personale nel suo spazio in Rue Béranger. La mostra, dal titolo L’insularité prend tout son sens…, anticipa la traiettoria della ricerca di Salazar Rosales: indagare il potenziale degli oggetti di raccontare dimensioni sociali, politiche ed economiche, in particolare legate ai fluissi migratori di persone, beni e memorie. I suoi lavori si propongono come spazi di riconciliazione che fanno da specchio ad un presente assoluto.

L’insularité prend tout son sens… Sofía Salazar Rosales

4 settembre – 11 ottobre, Bremond Capela, 13 rue Béranger

Shuo Hao, Huile de vitre, Galerie Derouillon, Paris, 2025

Sofía Salazar Rosales, L’insularité prend tout son sens…, Bremond Capela, Paris, 2025

Teresa Ranchino, 15 settembre 2025 | © Riproduzione riservata

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