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Il Monastero greco-ortodosso di Santa Caterina sorge ai piedi del Monte Sinai in Egitto

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Il Monastero greco-ortodosso di Santa Caterina sorge ai piedi del Monte Sinai in Egitto

Tensione tra Egitto e Grecia, ma il monastero di Santa Caterina resta greco

Fondato dall'imperatore Giustiniano, è uno dei più antichi e celebri monasteri greco-ortodossi al mondo. Ora l’Egitto ha garantito la sua proprietà al Governo greco e potenzierà il turismo «sostenibile» nell'area

Giulia Grimaldi

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Il monastero greco-ortodosso di Santa Caterina, riconosciuto come il più antico monastero cristiano ininterrottamente attivo al mondo, è stato un importante centro religioso e culturale fin da quando l’imperatore bizantino Giustiniano lo fondò, nel 546. Lo status quo vuole che la proprietà del sito, dichiarato Patrimonio dell'umanità dall'Unesco nel 2002, sia del Governo greco. Nella settimana appena trascorsa, però, alcuni articoli pubblicati sui media egiziani hanno messo questo fatto in discussione, creando preoccupazioni e qualche tensione tra i due Paesi.

Atene ha prontamente risposto con il coordinamento dei Ministeri degli Esteri e dell'Istruzione per l'invio di una missione al fine di incontrare il governatore del Sinai meridionale, Khaled Mubarak.

L’incontro diplomatico ha avuto successo, concludendosi con una dichiarazione congiunta che assicura la protezione dell'identità e del patrimonio culturale greco-ortodosso del monastero. I funzionari egiziani hanno espresso il loro impegno a onorare l'eredità storica del sito e hanno presentato piani per sviluppare ulteriormente la regione circostante come destinazione turistica, come parte del Piano di trasformazione del Sinai del presidente Abdel Fattah El-Sisi.

I ministri greci degli Esteri (Georgos Gerapetritis) e dell'Istruzione (Kyriakos Pierrakakis) stanno preparando dei memorandum di cooperazione con l'Egitto e valutando ulteriori misure per rafforzare i legami con la nazione africana in settori quali il turismo religioso, la cultura e la protezione delle antichità.

L’obiettivo comune sembra quello di approfondire ulteriormente la cooperazione bilaterale per garantire la salvaguardia del sito, rendendolo una destinazione turistica dal significato spirituale universale. Il piano, da parte delle autorità egiziane, si inscrive in una più ampia visione del Sinai meridionale, il cui obiettivo è di adattare l’offerta turistica agli standard internazionali e di contribuire alla «Visione 2030» dell'Egitto come polo turistico sostenibile.

Giulia Grimaldi, 17 febbraio 2025 | © Riproduzione riservata

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