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Piero Manzoni, «Achrome», 1958

©Christie’s Images Ltd. 2025

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Piero Manzoni, «Achrome», 1958

©Christie’s Images Ltd. 2025

«Thinking Italian» vince la scommessa primaverile a Parigi (e Lautrec vola oltre 5 milioni)

Nonostante un mercato dell’arte rallentato, Christie’s a Parigi ha chiuso con buoni risultati, registrando record come quello di Toulouse-Lautrec e confermando l’interesse per Fontana, Boetti e De Chirico

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Elena Correggia

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La grande difficoltà nel reperire opere di qualità da offrire in asta e la scarsa propensione al rischio da parte degli acquirenti sono le costanti che stanno condizionando da un po’ di mesi il mercato dell’arte. Christie’s, che ha avuto l’onore e l’onere di aprire l’art week di vendite parigine, pur consapevole di queste premesse e del delicato momento macroeconomico, ha saputo reggere la sfida. L’asta di punta, quella serale di arte del XX e XXI secolo, ha totalizzato 30,75 milioni di euro con 37 lotti (contro una previsione iniziale di 21-31 milioni) e 5 lotti ritirati. L’incanto conteneva in sé la scommessa del raddoppio degli appuntamenti annuali della sezione «Thinking Italian» dedicata all’arte italiana, che, dopo la sessione parigina dell’ottobre scorso, è stata inserita anche nel calendario primaverile, con 14 lotti. Tutti lavori freschi per il mercato, molti non esposti da 50 anni e custoditi a lungo in collezioni private, che hanno portato un risultato totale di 5,2 milioni di euro.

Senza dubbio anche rispetto all’asta dell’ottobre 2024 le proposte erano più limitate, con stime contenute e non si sono visti fuochi d’artificio. Fra gli italiani, il più internazionale continua a essere Lucio Fontana, il cui «Concetto Spaziale, Attese» del 1968, un solo taglio su fondo bianco, proveniente da una collezione privata francese ha sfiorato 1,2 milioni, da una valutazione iniziale di 600-800mila. Un altro taglio su monocromo rosso, del 1967, con la stessa provenienza, ha cambiato invece proprietario per 693mila, molto vicino alla stima più alta di 700mila. La ricerca di pezzi scelti, per rarità e datazione, coinvolgeva i lavori di Alighiero Boetti: fra gli arazzi spiccava un lavoro del 1978-79 della serie «Segno e disegno» composto da 9 ricami più piccoli a formare un’unica composizione. L’opera, la sola di questo gruppo di sette a prevedere il ricamo centrale a colori e non in bianco e nero, ha di poco superato le previsioni, passando di mano per 756mila euro. Sempre di Boetti è stata aggiudicata entro le stime a 403mila euro «Il dolce far niente», del 1975, una delle sole quattro sue opere in biro nera, a lungo conservata nella collezione di Arnaldo Pomodoro

 

Giorgio de Chirico, «Ettore e Andromaca», 1961. ©Christie’s Images Ltd. 2025

Un artista considerato un classico dal mercato internazionale è poi Giorgio de Chirico e la sua rivisitazione del mito greco con l’addio di Ettore ad Andromaca, tramutato in un alienante dialogo fra manichini gemelli, ha conquistato il pubblico mettendo a segno 327.600 euro (da 180-250mila). Piuttosto in difficoltà invece il mercato di Piero Manzoni il cui «Achrome» del 1958, uno dei primi, raffinati esempi della serie, esposto al pubblico per l’ultima volta in una storica mostra del 1971 alla Galleria d’arte moderna di Roma, è stato venduto a 580mila euro, sotto le stime di 600-900mila. Sempre nell’asta serale del 9 aprile erano offerte due opere da «A life of collecting: works from an important private collection», la raccolta di un dentista italiano di cui una prima parte era già stata esitata con successo a Londra in marzo. Questo professionista conobbe molti artisti, inizialmente proprio perché suoi pazienti, da cui acquistò alcune opere, incontri che si trasformarono in alcuni casi in amicizie durature. Il 9 aprile sono stati battuti con successo «Mobili nella valle», tela di de Chirico del 1968 per 220.500 euro (stima 150-200mila) e un ricamo di Boetti del 1974, «Nella tua vita errante», che ha superato ampiamente i 100-150mila euro iniziali per essere aggiudicato a 252mila.

Per quanto riguarda gli stranieri, ha fatto notizia Henri de Toulouse-Lautrec con un lavoro a matita e pastelli a cera su cartone, raffigurante la ballerina «Jean Avril au Divan Japonais». La musa frequentemente ritratta dall’artista ha toccato 5,34 milioni (da 2,5-3,5), top lot dell’asta e record in Francia per un’opera di quest’autore della Belle Epoque. È invece passato di mano entro le stime uno scorcio parigino di Gustave Caillebotte a 2,7 milioni, più deludente una tela di Chagall con gli amanti in volo, «Les Amoureux dans le ciel de Saint-Paul», che ha raggiunto 2,3 milioni, sotto le aspettative di 2,5-3,5. Migliore la performance per un paesaggio montano dipinto da Max Ernst intorno al 1943, durante l’esilio a New York, «Nuit claire», che ha sfiorato i 983mila euro (da 500-700mila) e che rientra fra gli esperimenti dell’artista con la tecnica della decalcomania.

 

 

Pierre-Auguste Renoir, «Nu sur un fauteuil», 1900 ca. ©Christie’s Images Ltd. 2025

Che non sia un gran momento per Impressionismo e dintorni è trapelato anche dai risultati della collezione di Henri Canonne, farmacista e industriale conosciuto per aver ideato le famose pastiglie verdi Valda per la gola, oltre che per essere un raffinato collezionista di arte impressionista e post impressionista. La vendita, battuta sempre da Christie’s il 9, in un’altra sessione, si è conclusa con un realizzo di 5,4 milioni, al di sotto delle iniziali previsioni di 6,7-10,3 milioni. Sull’esito ha influito senz’altro il ritiro di un paio di lotti importanti, ovvero un ritratto di «Jeune fille appuyée sur sa main» di Renoir, dalla stima di 2,2-3,2 milioni e un paesaggio di Pissarro, del 1874, «Le Quartier de l’Hermitage, Pontoise» (800-1,2 milioni la valutazione). Sul podio è comunque salito Renoir con uno scorcio intimo e domestico ne «La Leçon d’écriture», del 1905, opera in origine acquistata dal mercante francese Paul Durand-Ruel e ora aggiudicata per 2,4 milioni (da 2-3). Al secondo posto sempre Renoir con l’olio su tela «Nu sur un fauteuil», che ha moltiplicato le stime di 500-700mila per essere scambiato a 1,6 milioni, seguito da un’altra fanciulla, questa volta allo specchio, «Nu se coiffant devant la glace» di Pierre Bonnard che ha toccato 617mila euro (da 350-550mila).

Più brillanti invece i risultati che Christie’s ha raccolto il giorno precedente, 8 aprile, dalla dispersione di 43 lotti dalla collezione dei coniugi Lise e Roland Funck-Brentano, importanti avvocati d’affari a Parigi, ma anche raffinati intellettuali e mecenati che hanno sostenuto per decenni l’arte moderna. L’occhio attento del mercato ha così premiato opere di livello mai apparse prima all’asta come il «Relief rond en quatre hauteurs, éléments courbes, coupant(s), cassant(s)» di Sophie Taeuber-Arp, composto da quattro pannelli in legno policromo, capolavoro di plastica poesia che è stato venduto a 3.065.000 euro, un record per l’artista svizzera, moglie di Jean Arp. Si sono distinti infine anche due lavori del padre della optical art, Victor Vasarely, «Kepler II» e «Anadyr», che hanno raggiunto rispettivamente 315mila euro e 220.500 euro, partendo entrambi da una stima di 150-200mila.

Lucio Fontana, «Concetto spaziale, Attese», 1968. ©Christie’s Images Ltd. 2025

Elena Correggia, 11 aprile 2025 | © Riproduzione riservata

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